IL PECCATO
ORIGINALE DI DIO
ATTO DI
ACCUSA CONTRO DIO
Il peccato
originale di Dio è la fonte del male nel mondo
Il Dio
creatore non può essere prosciolto, davanti al tribunale umano, dell’addebito di essere
Lui la genesi del male che grava sull’uomo e sul mondo. Lui è colpevole delle
calamità naturali e delle infermità, spirituali e materiali, che incombono
sull’umanità. In lui ha origine la violenza perpetrata dal genere umano, creato
a sua immagine e somiglianza. Lui, perfettissimo onnisciente onnipotente, è
colpevole di aver lasciato indifesi i nostri primi avi dalla malvagità di
Satana, sua creatura. Lui, sommamente buono, è colpevole di aver consentito che
la perfidia di Satana rovinasse l’ingenua felicità paradisiaca di Adamo ed Eva,
pur essendo consapevole della loro debolezza. Dio si mostrò persino invidioso,
quando constatò ciò che già preconosceva, cioè la perdita dell’innocenza
(ingenuità) delle sue creature, che mangiando il frutto proibito acquisirono
coscienza di ciò che è bene e di ciò che è male, divenendo così simili a Lui.
Poi, temendo che potessero mangiare anche il frutto della vita e vivere in
eterno, decretò che fossero scacciati dal Paradiso con la fiammante spada dei
Cherubini, suoi servi. Adamo ed Eva furono esiliati sulla Terra a scontare una
perpetua punizione, riversibile anche alla loro incolpevole discendenza (non
fino alla terza o quarta generazione), consistente in sofferenze, infelicità e morte.
L’Essere
supremo, onnisciente e onnipotente, aveva già preconosciuto anche l’atto di
ribellione di parte degli angeli capeggiati da Satana, che da servi ubbidienti
divennero malefici. Egli, pur castigandoli con la pena dell’eterna dannazione
nell’Inferno, ha inspiegabilmente loro permesso, giacché spiriti depravati,
d’insidiare la debolezza umana, inducendola al male.
L’Onnisciente
è quindi imputabile di grave negligenza di omissione per non aver impedito,
potendolo prevedere con certezza assoluta, un evento prevenibile. La colpa di
Dio è di somma gravità, perché ha voluto che accadesse ciò di cui era conscio
che sarebbe accaduto. Egli, Dio provvido, è corresponsabile delle azioni
malvagie compiute e dai demoni e dagli uomini. A nulla varrebbe sminuirne la
colpevolezza, adducendo a sua discolpa il fatto di aver contrapposto ai demoni
gli angeli buoni, coadiuvanti degli esseri umani nella lotta contro le
sataniche insidie.
A nulla
servirebbe giustificarlo, contrapponendo a Lui, Dio buono, apportatore di
salvezza, un Essere maligno, antagonista, di pari potenza, originario,
increato, eterno, cui addebitare ogni potenza malefica (principio dualistico).
Né può essere assolto, sostenendo che non ha voluto interferire sulla libertà
d’arbitrio che ha concesso a uomini e angeli, giacché è responsabile di aver
permesso l’esistenza del male, che invece si vuol rimettere alla libera volontà
delle sue creature razionali, immeritevoli della fiducia che Egli ha riposto in
loro. Infatti, pur ammettendo la responsabilità di ciascun uomo e di ciascun
angelo ribelle, non possiamo escludere la responsabilità di Dio per grave
volontà di omissione, dato che, volendo e potendo scongiurare un prevedibile
infausto evento, nulla ha fatto per impedire che accadesse.
La
responsabilità per omissione addebitabile a Dio non trova attenuanti nella sua
sconfinata misericordia di redenzione (peraltro negata agli angeli ribelli) a
favore degli immeritevoli uomini, spinta fino a sacrificare se stesso con il
supplizio della croce tramite il corpo del Figlio Unigenito. Della divina
redenzione, però, potrà beneficiarne solamente chi crederà nel Verbo incarnato,
riscattando la sua colpa ereditaria mediante un sacro lavacro purificatorio,
istituzionalizzato dalla Chiesa nel sacramento del battesimo. Ciò nonostante,
l’uomo non è totalmente sanato dalla sua inclinazione al male, ereditata dal
peccato originale, complice la seduzione del Maligno, solerte nell’attuare la
distruzione delle opere di Dio, avendone il suo beneplacito.
Irrilevante
è cercare di sostenere l’innocenza di Dio, presentandolo come l’Essere
sommamente buono a cui non può essere addebitata la genesi del male, che è
privazione del bene, e quindi riferibile a chi non vuole conseguire il bene. Ne
consegue che la genesi del male sarebbe da addebitare al libero volere delle
creature razionali, alla loro “mala
voluntas”, alla loro incapacità a volere il bene. In tal modo, però, si
sottovaluta l’originaria grave responsabilità di Dio, causa prima della causa
del male.
I nostri
primi avi, prima che conseguissero coscienza del bene e del male, erano
sprovvisti di libero arbitrio, perciò non può essere loro addebitata alcuna
colpa. La giustizia di Dio, inoltre, è iniqua, perché fondata sulla disparità
di trattamento. Dio, infatti, concede a suo arbitrio la grazia giustificatrice,
condannando all’eterna dannazione angeli satanici e quella parte dell’umana gente,
non predestinata alla salvezza, contaminata dalla colpa originale, perciò
passibile di pena.
A sua difesa
si sostiene che se nessuna creatura, che si ribella a Dio, meriti il suo
perdono, la grazia giustificatrice a beneficio di taluni è un dono gratuito
elargito dalla divina bontà. Cosicché, la condanna irreversibile per gli altri,
che non beneficiano della salvezza, sarebbe ascrivibile alla giustizia divina,
non essendo dovuta la sua misericordia. Neanche, però, Dio si aspetti
riconoscenza da chi subisce l’iniquo giudizio. Se la fede e la grazia sono doni
che Dio elargisce a suo arbitrio a chi più gli è gradito, iniqua è la sua
giustizia, il dare agli uni (gli eletti) e il rifiutare agli altri (i dannati)
a parità di condizioni. Come un sadico dittatore, con il suo incomprensibile e
arbitrario disegno salvifico, Dio gode nel vedere la tribolante umana gente,
trepidante per l’incertezza della propria sorte.
La totale
subalternità dell’uomo alla assoluta assolutezza di Dio si configura in un
determinismo senza scampo. Il divenire della vicenda umana è già preconosciuto
e deciso secondo l’insindacabile giudizio di Dio. Il Previgente e Onnipotente
ha già prefissato come il tutto dovrà avverarsi, indipendentemente da ogni
determinazione dei singoli esseri umani, la cui vicenda terrena risulta già
programmata dal volere divino.
Nella logica
della predestinazione, tutto dipende da Dio: ciò che dovrà accadere e ciò che
non dovrà accadere. Ne consegue che la libertà umana di agire nel bene o nel
male è pura finzione, essendo già preconosciuta dal Dio creatore, che “ab aeterno” ha la prescienza di ciascuna
decisione umana. Egli, pur preconoscendo chi vorrà peccare, permette che ciò
avvenga, né si premura per scongiurare che ciò accada.
Dio
onnisciente è quindi responsabile di ogni malefico accadimento, poiché non
provvede a evitare il male in virtù della sua onnipotenza e della sua assoluta
bontà. La colpa di Dio consiste nel suo volere omissivo, giacché non interviene
in soccorso di chi è predestinato all’eterna dannazione. A nulla vale la sua
pretesa onnipotenza, essendo prigioniero della sua stessa volontà, incapace di
modificare i suoi piani.
Solamente
una cieca, incomprensibile fede può determinare l’uomo alla sudditanza di un
Dio del tutto arbitrario, che avendo “ab
aeterno” tutto previsto, lascia che tutto si verifichi, inclusa la
ribellione degli angeli, il peccato originale, l’atroce supplizio della croce
per il Figlio.
La ragione
umana rifiuta di accettare che sia “giustizia” il giudizio arbitrario di Dio
per l’umana gente, considerata la sproporzione tra la “laesio”, che Dio avrebbe potuto evitare solo se avesse voluto, e la
“satisfactio”. L'uomo razionale
rifiuta di sottostare al Verbo di un Dio incomprensibile, a credere in ciò che
si rivela assurdo.
Dio, che
incarica i demoni a istigare al peccato gli uomini, è responsabile per
commissione della rovina escatologica di chi subisce tale prevaricazione. Il
Presciente non poteva ignorare la futura ribellione di parte degli angeli. Dio,
perciò, preconoscendola, preconosceva anche l’utilità che ne avrebbe potuto
ricavare. Infatti, ha voluto gli angeli malvagi per servirsene. Ha voluto il
male per contrapporlo al bene. Ha voluto i malvagi per soddisfare gli eletti
del Cristo Redentore.
Dio è
colpevole del proprio peccato originario.