POPOLI E CIVILTA' DELL'ITALIA PRE-ROMANA
La
ricostruzione storica degli antichi popoli che abitarono l’Italia si desume da
tradizioni leggendarie, da fonti scritte indirette (notizie tramandate da
storici greci e latini: Erodoto, Tucidide, Diodoro Siculo, Dionigi di
Alicarnasso, Polibio, ecc.) e dall’interpretazione di vestigia immobili e
reperti mobili scoperti dagli archeologi.
L’Italia
pre-romana era abitata da una moltitudine di popoli differenti per lingua e
livelli socio-culturale. Di lingua non indoeuropea erano i Liguri, gli
Etruschi, i Sicani (che occupavano il centro della Sicilia) e i Reti (stanziati
nelle regioni del Trentino e dell’Alto Adige). Tra i popoli di lingua
indoeuropea si distinguono quelli non italici: Celti (Insubri, Boi, Senoni)
nella pianura padana, Elimi nella regione nord-occidentale della Sicilia,
Iapigi in Puglia (distinti in Dauni tra il Gargano e il Tavoliere, Peucezi
nella terra di Bari e Messapi nel Salento), da quelli italici: Veneti, Osco-Umbri,
Latini, Siculi (stanziati nella Sicilia orientale).
Greci, Micenei
e Fenici colonizzarono in più tempi l’Italia meridionale, fondando nuovi
insediamenti, politicamente autonomi dalla madrepatria, cui rimasero legati dal
sentimento religioso. Magna Grecia (Megàle Ellàs) è il nome dell’Italia
meridionale colonizzata dai Greci, detti Italioti. Tra i Greci, intorno al
secolo VIII ante era volgare, gli Euboici colonizzarono le coste e le isole
della Campania (Cuma, Ischia, Neapolis) e quelle presso Reggio Calabria.
Pithecusa sull’isola di Ischia si ritiene che sia il più antico insediamento
dei coloni greci in Italia. Gli Achei si attestarono lungo la costa ionica, a
Metaponto, Sibari, Crotone. Gli Spartani fondarono Taranto. I coloni Locresi
fondarono Locri Epizefiri in Calabria. I Colofoni, in fuga dall’Asia Minore, si
stanziarono sulle coste della Basilicata, dove fondarono Siris (in seguito
rifondata col nome di Heraclea, attuale Policoro). Gli abitanti di Samo per
sfuggire al tiranno emigrarono in Campania dove fondarono Dicearchia (ora
Pozzuoli). I Focesi dell’Asia Minore fondarono Elea sulle coste campane, che i
Romani denominarono Velia. A queste prime emigrazioni dalla Grecia e dalla
Ionia, seguirono altre, indotte da motivi economici e commerciali, ma anche a
causa di lotte politiche. Coloni greci approdarono anche in Sicilia. I rapporti
con le popolazioni indigene dell’Italia si mantennero amichevoli, almeno fino
al VI secolo. Le differenti stirpi dei coloni greci innescarono la rivalità tra
le città della Magna Grecia con l’inevitabile conseguenza di guerre e
distruzioni. L’intervento dei Romani a protezione di città alleate si concluse
con l’egemonia della potenza romana sulle città della Magna Grecia.
I coloni greci
fondarono le città in prossimità di corsi d’acqua, lungo le coste italiche, in
modo da usufruire dei porti. Le città erano difese da una cinta di muri, oltre
i quali si predisponevano le necropoli. Il terreno agricolo circostante era
suddiviso tra i coloni. La compagine interna alla città era costituita in modo
da distinguere lo spazio riservato alla vita pubblica e religiosa da quello
abitativo. L’impianto urbano aveva una struttura a reticolo (secondo una
disposizione funzionale, teorizzata da Ippodamo di Mileto): strade larghe con
direzione est-ovest, tagliate perpendicolarmente da strade più strette con
direzione nord-sud. Lungo i lati dei marciapiedi scorrevano le fogne e i canali
per la raccolta delle acque piovane. Le attività artigianali pericolose erano
collocate in spazi periferici. Punto focale della città era l’area sacra, dove
erano edificati i templi alle divinità, all’esterno dei quali si ponevano le
are per i sacrifici e le cerimonie religiose. Una linea di confine delimitava
l’area sacra da quella profana. Gli edifici templari, arricchiti con fregi,
erano di stile dorico o ionico. Lo spazio pubblico adibito alla politica e agli
affari, l’agorà, era collocato in prossimità del santuario per essere sotto la
protezione divina. Nell’agorà, libero da edifici, si trovavano particolari
monumenti (in onore di divinità protettrici o di eroi fondatori) e l’erario. Il
luogo predisposto ad accogliere l’assemblea dei cittadini consisteva in uno
spazio centrale circondato da gradini (trasformato poi in teatro). La necropoli
era sistemata su un terreno non produttivo. Le sepolture erano a inumazione o a
incinerazione. Le ceneri, raccolte in un’urna, erano poste in una fossa con il
resto del corredo del defunto. Più tardi compariranno tombe a struttura
monumentale. Nelle aree artigianali si producevano manufatti di pregio
(ceramiche, gioielli, statuine votive, ecc.).
Filosofi,
matematici, poeti, musici e legislatori testimoniarono l’alto valore culturale
raggiunto dalla Magna Grecia. A Locri Epizefiri operarono il filosofo Timeo, il
poeta lirico Senocrito e le poetesse Teano e Nosside. Il poeta Stesicoro,
l’Omero della lirica corale, e il giurista legislatore e storico Caronna,
vissero a Catania. A Reggio di Calabria, Ibico, poeta di lirica corale, lo
scultore Clearco e lo storico Ippi. A Crotone, il matematico e filosofo
Pitagora e il medico e astronomo Alcmeone. I filosofi Senofane (di Colofone),
Parmenide e Zenone furono i fondatori della scuola di Elea (la Velia dei
Romani, presso Salerno), che diedero impulso al libero pensiero, critico nei
confronti della mitologia omerica ed esiodea. Rintone di Siracusa, attivo a
Taranto, fu l’inventore della farsa fliacica (commedia popolare improvvisata
sulla base di un canovaccio). Di Taranto erano anche lo scienziato Archita, che
suscitò ammirazione in tutto il mondo greco, il musicologo Aristosseno, il
filosofo Liside e il poeta Leonida. In Sicilia, oltre al poeta siceliota
Stesicoro, operarono anche i poeti corali: Pindaro, Simonide e Bacchilide. Il
filosofo, poeta e commediografo Epicarmo e il tragediografo Eschilo operarono a
Siracusa, città che diede i natali allo storico Antioco. Leontini diede i
natali al sofista Gorgia, che visse in Sicilia fino a tarda età, prima di
recarsi ad Atene.
Prima
dell’arrivo dei coloni greci, l’Italia meridionale era occupata da popoli
indigeni di diverse etnie, lingue, culture. Nelle zone interne della Campania
erano stanziati gli Osci di ceppo sannitico, appartenenti al gruppo Osco-Umbro.
Ausoni e Aurunci, in particolare, abitavano i territori dal basso Lazio fino
allo stretto di Messina. In Puglia, erano stanziati gli Iapigi provenienti
dall’Illiria. Questi, dopo essersi amalgamati con la popolazione indigena,
furono distinti in Dauni (nel foggiano), Peucezi (nel barese), Messapi (nel
Salento). I Romani chiamarono Apuli e Apulia rispettivamente popolazioni e
territori abitati da Dauni e Peucezi; chiamarono invece Calabria il territorio
abitato dai Salentini. Gli Iapigi erano consanguinei degli Enotri, popolazione
illirica che viveva nella Basilicata e nella Calabria settentrionale, prima
dell’arrivo dei Lucani, italici di lingua osca. I Brettii o Bruzi erano italici
che abitavano luoghi fortificati della Calabria con la capitale a Cosenza.
Nella Sicilia
orientale, prima che arrivassero i coloni dalla Grecia, abitavano i Siculi
(provenienti dal Lazio). I Sicani (autoctoni) occupavano la regione centrale
dell’isola. Gli Elmi (provenienti dall’Asia Minore) erano stanziati nella
regione occidentale, dove Fenici e Cartaginesi (c.d. Popoli del Mare) avevano
colonie a Mozia, Palermo e Solunto. I rapporti tra i coloni greci e le genti
del luogo furono spesso conflittuali. I Calcidesi (provenienti dall’isola greca
di Eubea) fondarono Zancle, Naxos, Catania, Messina, Reggio Calabria; i
Corinzi, Siracusa; i Megaresi, Megara Hyblaea e Selinunte; i Rodiesi e i
Cretesi, Gela e Agrigento.
Tra le prime
manifestazioni culturali dei coloni greci in Sicilia, si evidenziano quelle
inerenti alla costruzione di massicci templi dorici (stile severo), abbelliti
con sculture figurative, circondati da colonne, a Siracusa, ad Agrigento, a
Selinunte, a Segesta. Durante le ricorrenze festive si apprestavano per più
giorni spettacoli nei teatri, edificati nei pressi dei santuari. La recita era
eseguita da attori uomini, che sostenevano anche ruoli femminili, calzavano
coturni, indossavano particolari maschere che amplificavano la voce,
sostituendo alla mimica facciale la gestualità. Si utilizzavano anche appositi
macchinari scenici.
Anche la
Sardegna, dove era già fiorita la civiltà nuragica (caratterizzata dalla
costruzione di monumenti megalitici della cui effettiva funzione si discute),
fu colonizzata da Fenici, Cartaginesi e Greci in più tempi, che convissero con
la popolazione autoctona sarda.
Sanniti,
Latini, Umbri, Piceni, Sabini e altre etnie popolavano l’Italia centrale tra
Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo prima della loro sottomissione al dominio
romano. Sulla fascia costiera dell’Abruzzo erano dislocati: Petruzi, Vestini,
Marrucini, Frentani. All’interno della regione abitavano: Peligni, Equi, Marsi,
Sabini e altri. I Sabini, i più potenti, occupavano un territorio che dal
centro della penisola si estendeva fino a Roma. I centri abitati da tutte
queste popolazioni erano edificati sulle alture e cinte di fortificazioni. Le
attività prevalenti erano la caccia, la pastorizia e l’artigianato. Lungo la
costa e nelle vallate dei fiumi delle Marche erano dislocati i Piceni, attivi
negli scambi commerciali per via mare con gli altri popoli dell’Adriatico. Tra
le attività artistiche di questo popolo, particolare rilievo ha avuto la
scultura (Guerriero di Capestrano). A Nord del territorio dei Piceni vivevano i
Senoni, di stirpe celtica. La più antica popolazione italiana, gli Osco-Umbri,
si estendeva in una vasta zona dell’Italia centrale, oltre l’attuale omonima
regione, fino a toccare le coste adriatiche e tirreniche. Vivevano sulle
alture, in villaggi fortificati, dediti alla pastorizia, all’agricoltura,
all’estrazione e lavorazione dei metalli (nella zona di Terni). Punti di
aggregazione per decisioni politiche e per celebrare ricorrenze festive erano i
santuari. Importante reperto storico per la conoscenza di questo antico popolo
sono le bronzee Tavole di Gubbio, scritte in lingua umbra e contenente
prescrizioni rituali per il collegio sacerdotale. Il Lazio era abitato dai
Latini, popolazione di pastori e agricoltori, federati in una lega sacra. Il
più importante centro religioso dei Latini, dedicato a Giove Laziale, si
trovava tra i Colli Albani. Secondo la leggenda, nel Lazio approdarono i profughi
di Troia sotto la guida di Enea. Gli indomiti Sanniti, di lingua osco-umbra,
imparentati con i Sabini, abitavano il territorio del Sannio, nella zona
appeninica centro meridionale (Abbruzzo, Molise, Daunia). Erano distinti in
Carricini, Pentri, Caudini e Irpini (gli ultimi due erano i più esposti agli
influssi della Magna Grecia). I Frentani, che abitavano nella regione del
Molise, si unirono ai Sanniti. Di religione e lingua osca erano i Marrucini,
dislocati nella zona di Chieti, e i Lucani dislocati nella regione della
Basilicata. Questi popoli erano molto fieri, combattivi e strenui difensori
della loro libertà. Durante le feste religiose organizzavano giochi di
combattimento (importati poi dai Romani nei giochi cruenti dei gladiatori). I
centri abitati erano collegati tra loro dai tratturi: larghi percorsi naturali
tracciati dal periodico spostamento degli animali in cerca di pascoli verso il
Tavoliere (transumanza). Un importante percorso tratturale era quello che dalle
zone interne dell’Abruzzo, attraverso il Molise, raggiungeva la Puglia (regione
Daunia) nei pressi di Candela.
In Toscana,
tra l’Arno e il Tevere, in una regione ricca di risorse naturali (minerarie,
boschive, agricole, marittime), dominavano gli Etruschi: un popolo ricco e
politicamente organizzato, che viveva in stabili centri urbani e con un valore
culturale elevato di stile orientale. Ne sono testimonianza le vestigia delle
principesche tombe etrusche e i pregiati manufatti della produzione
artigianale. La loro influenza politica e commerciale arrivava a nord nella
pianura padana e a sud si spingeva fino alla Campania. Dionisio di Alicarnasso
(I sec. a.e.v.), sulla base delle fonti in suo possesso, sosteneva nelle
“Antichità romane” che gli Etruschi erano un popolo originario della Toscana,
anziché di provenienza orientale (tesi ancora predominante). Centri maggiori
lungo la costa tirrenica erano: Populonia, Vetulonia, Vulci, Tarquinia,
Cerveteri; nell’interno della regione: Volterra, Arezzo, Cortona, Perugia,
Chiusi, Volsinii, Veio, Orvieto.
L’Italia
settentrionale era abitata ad ovest dai Liguri e dai Taurini (in Piemonte).
Nella pianura padana vivevano popoli Celtici: gli Insubri (in Lombardia), i Boi
(in Emilia), i Senoni (in Romagna e nelle Marche). I Camuni, i Veneti e i Carni
vivevano tra il Veneto e il Friuli. Lungo l’arco alpino si trovavano gli Alpini,
i Salassi, i Leponzi, i Reti. Importanti città celtiche erano Milano
(Mediolanum) e Senigallia (Sena Gallica).
Lucio Apulo
Daunio
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