lunedì 5 dicembre 2011


POPOLI E CIVILTA' DELL'ITALIA PRE-ROMANA

 

La ricostruzione storica degli antichi popoli che abitarono l’Italia si desume da tradizioni leggendarie, da fonti scritte indirette (notizie tramandate da storici greci e latini: Erodoto, Tucidide, Diodoro Siculo, Dionigi di Alicarnasso, Polibio, ecc.) e dall’interpretazione di vestigia immobili e reperti mobili scoperti dagli archeologi.

L’Italia pre-romana era abitata da una moltitudine di popoli differenti per lingua e livelli socio-culturale. Di lingua non indoeuropea erano i Liguri, gli Etruschi, i Sicani (che occupavano il centro della Sicilia) e i Reti (stanziati nelle regioni del Trentino e dell’Alto Adige). Tra i popoli di lingua indoeuropea si distinguono quelli non italici: Celti (Insubri, Boi, Senoni) nella pianura padana, Elimi nella regione nord-occidentale della Sicilia, Iapigi in Puglia (distinti in Dauni tra il Gargano e il Tavoliere, Peucezi nella terra di Bari e Messapi nel Salento), da quelli italici: Veneti, Osco-Umbri, Latini, Siculi (stanziati nella Sicilia orientale).

Greci, Micenei e Fenici colonizzarono in più tempi l’Italia meridionale, fondando nuovi insediamenti, politicamente autonomi dalla madrepatria, cui rimasero legati dal sentimento religioso. Magna Grecia (Megàle Ellàs) è il nome dell’Italia meridionale colonizzata dai Greci, detti Italioti. Tra i Greci, intorno al secolo VIII ante era volgare, gli Euboici colonizzarono le coste e le isole della Campania (Cuma, Ischia, Neapolis) e quelle presso Reggio Calabria. Pithecusa sull’isola di Ischia si ritiene che sia il più antico insediamento dei coloni greci in Italia. Gli Achei si attestarono lungo la costa ionica, a Metaponto, Sibari, Crotone. Gli Spartani fondarono Taranto. I coloni Locresi fondarono Locri Epizefiri in Calabria. I Colofoni, in fuga dall’Asia Minore, si stanziarono sulle coste della Basilicata, dove fondarono Siris (in seguito rifondata col nome di Heraclea, attuale Policoro). Gli abitanti di Samo per sfuggire al tiranno emigrarono in Campania dove fondarono Dicearchia (ora Pozzuoli). I Focesi dell’Asia Minore fondarono Elea sulle coste campane, che i Romani denominarono Velia. A queste prime emigrazioni dalla Grecia e dalla Ionia, seguirono altre, indotte da motivi economici e commerciali, ma anche a causa di lotte politiche. Coloni greci approdarono anche in Sicilia. I rapporti con le popolazioni indigene dell’Italia si mantennero amichevoli, almeno fino al VI secolo. Le differenti stirpi dei coloni greci innescarono la rivalità tra le città della Magna Grecia con l’inevitabile conseguenza di guerre e distruzioni. L’intervento dei Romani a protezione di città alleate si concluse con l’egemonia della potenza romana sulle città della Magna Grecia.

I coloni greci fondarono le città in prossimità di corsi d’acqua, lungo le coste italiche, in modo da usufruire dei porti. Le città erano difese da una cinta di muri, oltre i quali si predisponevano le necropoli. Il terreno agricolo circostante era suddiviso tra i coloni. La compagine interna alla città era costituita in modo da distinguere lo spazio riservato alla vita pubblica e religiosa da quello abitativo. L’impianto urbano aveva una struttura a reticolo (secondo una disposizione funzionale, teorizzata da Ippodamo di Mileto): strade larghe con direzione est-ovest, tagliate perpendicolarmente da strade più strette con direzione nord-sud. Lungo i lati dei marciapiedi scorrevano le fogne e i canali per la raccolta delle acque piovane. Le attività artigianali pericolose erano collocate in spazi periferici. Punto focale della città era l’area sacra, dove erano edificati i templi alle divinità, all’esterno dei quali si ponevano le are per i sacrifici e le cerimonie religiose. Una linea di confine delimitava l’area sacra da quella profana. Gli edifici templari, arricchiti con fregi, erano di stile dorico o ionico. Lo spazio pubblico adibito alla politica e agli affari, l’agorà, era collocato in prossimità del santuario per essere sotto la protezione divina. Nell’agorà, libero da edifici, si trovavano particolari monumenti (in onore di divinità protettrici o di eroi fondatori) e l’erario. Il luogo predisposto ad accogliere l’assemblea dei cittadini consisteva in uno spazio centrale circondato da gradini (trasformato poi in teatro). La necropoli era sistemata su un terreno non produttivo. Le sepolture erano a inumazione o a incinerazione. Le ceneri, raccolte in un’urna, erano poste in una fossa con il resto del corredo del defunto. Più tardi compariranno tombe a struttura monumentale. Nelle aree artigianali si producevano manufatti di pregio (ceramiche, gioielli, statuine votive, ecc.).

Filosofi, matematici, poeti, musici e legislatori testimoniarono l’alto valore culturale raggiunto dalla Magna Grecia. A Locri Epizefiri operarono il filosofo Timeo, il poeta lirico Senocrito e le poetesse Teano e Nosside. Il poeta Stesicoro, l’Omero della lirica corale, e il giurista legislatore e storico Caronna, vissero a Catania. A Reggio di Calabria, Ibico, poeta di lirica corale, lo scultore Clearco e lo storico Ippi. A Crotone, il matematico e filosofo Pitagora e il medico e astronomo Alcmeone. I filosofi Senofane (di Colofone), Parmenide e Zenone furono i fondatori della scuola di Elea (la Velia dei Romani, presso Salerno), che diedero impulso al libero pensiero, critico nei confronti della mitologia omerica ed esiodea. Rintone di Siracusa, attivo a Taranto, fu l’inventore della farsa fliacica (commedia popolare improvvisata sulla base di un canovaccio). Di Taranto erano anche lo scienziato Archita, che suscitò ammirazione in tutto il mondo greco, il musicologo Aristosseno, il filosofo Liside e il poeta Leonida. In Sicilia, oltre al poeta siceliota Stesicoro, operarono anche i poeti corali: Pindaro, Simonide e Bacchilide. Il filosofo, poeta e commediografo Epicarmo e il tragediografo Eschilo operarono a Siracusa, città che diede i natali allo storico Antioco. Leontini diede i natali al sofista Gorgia, che visse in Sicilia fino a tarda età, prima di recarsi ad Atene.

Prima dell’arrivo dei coloni greci, l’Italia meridionale era occupata da popoli indigeni di diverse etnie, lingue, culture. Nelle zone interne della Campania erano stanziati gli Osci di ceppo sannitico, appartenenti al gruppo Osco-Umbro. Ausoni e Aurunci, in particolare, abitavano i territori dal basso Lazio fino allo stretto di Messina. In Puglia, erano stanziati gli Iapigi provenienti dall’Illiria. Questi, dopo essersi amalgamati con la popolazione indigena, furono distinti in Dauni (nel foggiano), Peucezi (nel barese), Messapi (nel Salento). I Romani chiamarono Apuli e Apulia rispettivamente popolazioni e territori abitati da Dauni e Peucezi; chiamarono invece Calabria il territorio abitato dai Salentini. Gli Iapigi erano consanguinei degli Enotri, popolazione illirica che viveva nella Basilicata e nella Calabria settentrionale, prima dell’arrivo dei Lucani, italici di lingua osca. I Brettii o Bruzi erano italici che abitavano luoghi fortificati della Calabria con la capitale a Cosenza.

Nella Sicilia orientale, prima che arrivassero i coloni dalla Grecia, abitavano i Siculi (provenienti dal Lazio). I Sicani (autoctoni) occupavano la regione centrale dell’isola. Gli Elmi (provenienti dall’Asia Minore) erano stanziati nella regione occidentale, dove Fenici e Cartaginesi (c.d. Popoli del Mare) avevano colonie a Mozia, Palermo e Solunto. I rapporti tra i coloni greci e le genti del luogo furono spesso conflittuali. I Calcidesi (provenienti dall’isola greca di Eubea) fondarono Zancle, Naxos, Catania, Messina, Reggio Calabria; i Corinzi, Siracusa; i Megaresi, Megara Hyblaea e Selinunte; i Rodiesi e i Cretesi, Gela e Agrigento.

Tra le prime manifestazioni culturali dei coloni greci in Sicilia, si evidenziano quelle inerenti alla costruzione di massicci templi dorici (stile severo), abbelliti con sculture figurative, circondati da colonne, a Siracusa, ad Agrigento, a Selinunte, a Segesta. Durante le ricorrenze festive si apprestavano per più giorni spettacoli nei teatri, edificati nei pressi dei santuari. La recita era eseguita da attori uomini, che sostenevano anche ruoli femminili, calzavano coturni, indossavano particolari maschere che amplificavano la voce, sostituendo alla mimica facciale la gestualità. Si utilizzavano anche appositi macchinari scenici.

Anche la Sardegna, dove era già fiorita la civiltà nuragica (caratterizzata dalla costruzione di monumenti megalitici della cui effettiva funzione si discute), fu colonizzata da Fenici, Cartaginesi e Greci in più tempi, che convissero con la popolazione autoctona sarda.

Sanniti, Latini, Umbri, Piceni, Sabini e altre etnie popolavano l’Italia centrale tra Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo prima della loro sottomissione al dominio romano. Sulla fascia costiera dell’Abruzzo erano dislocati: Petruzi, Vestini, Marrucini, Frentani. All’interno della regione abitavano: Peligni, Equi, Marsi, Sabini e altri. I Sabini, i più potenti, occupavano un territorio che dal centro della penisola si estendeva fino a Roma. I centri abitati da tutte queste popolazioni erano edificati sulle alture e cinte di fortificazioni. Le attività prevalenti erano la caccia, la pastorizia e l’artigianato. Lungo la costa e nelle vallate dei fiumi delle Marche erano dislocati i Piceni, attivi negli scambi commerciali per via mare con gli altri popoli dell’Adriatico. Tra le attività artistiche di questo popolo, particolare rilievo ha avuto la scultura (Guerriero di Capestrano). A Nord del territorio dei Piceni vivevano i Senoni, di stirpe celtica. La più antica popolazione italiana, gli Osco-Umbri, si estendeva in una vasta zona dell’Italia centrale, oltre l’attuale omonima regione, fino a toccare le coste adriatiche e tirreniche. Vivevano sulle alture, in villaggi fortificati, dediti alla pastorizia, all’agricoltura, all’estrazione e lavorazione dei metalli (nella zona di Terni). Punti di aggregazione per decisioni politiche e per celebrare ricorrenze festive erano i santuari. Importante reperto storico per la conoscenza di questo antico popolo sono le bronzee Tavole di Gubbio, scritte in lingua umbra e contenente prescrizioni rituali per il collegio sacerdotale. Il Lazio era abitato dai Latini, popolazione di pastori e agricoltori, federati in una lega sacra. Il più importante centro religioso dei Latini, dedicato a Giove Laziale, si trovava tra i Colli Albani. Secondo la leggenda, nel Lazio approdarono i profughi di Troia sotto la guida di Enea. Gli indomiti Sanniti, di lingua osco-umbra, imparentati con i Sabini, abitavano il territorio del Sannio, nella zona appeninica centro meridionale (Abbruzzo, Molise, Daunia). Erano distinti in Carricini, Pentri, Caudini e Irpini (gli ultimi due erano i più esposti agli influssi della Magna Grecia). I Frentani, che abitavano nella regione del Molise, si unirono ai Sanniti. Di religione e lingua osca erano i Marrucini, dislocati nella zona di Chieti, e i Lucani dislocati nella regione della Basilicata. Questi popoli erano molto fieri, combattivi e strenui difensori della loro libertà. Durante le feste religiose organizzavano giochi di combattimento (importati poi dai Romani nei giochi cruenti dei gladiatori). I centri abitati erano collegati tra loro dai tratturi: larghi percorsi naturali tracciati dal periodico spostamento degli animali in cerca di pascoli verso il Tavoliere (transumanza). Un importante percorso tratturale era quello che dalle zone interne dell’Abruzzo, attraverso il Molise, raggiungeva la Puglia (regione Daunia) nei pressi di Candela.

In Toscana, tra l’Arno e il Tevere, in una regione ricca di risorse naturali (minerarie, boschive, agricole, marittime), dominavano gli Etruschi: un popolo ricco e politicamente organizzato, che viveva in stabili centri urbani e con un valore culturale elevato di stile orientale. Ne sono testimonianza le vestigia delle principesche tombe etrusche e i pregiati manufatti della produzione artigianale. La loro influenza politica e commerciale arrivava a nord nella pianura padana e a sud si spingeva fino alla Campania. Dionisio di Alicarnasso (I sec. a.e.v.), sulla base delle fonti in suo possesso, sosteneva nelle “Antichità romane” che gli Etruschi erano un popolo originario della Toscana, anziché di provenienza orientale (tesi ancora predominante). Centri maggiori lungo la costa tirrenica erano: Populonia, Vetulonia, Vulci, Tarquinia, Cerveteri; nell’interno della regione: Volterra, Arezzo, Cortona, Perugia, Chiusi, Volsinii, Veio, Orvieto.

L’Italia settentrionale era abitata ad ovest dai Liguri e dai Taurini (in Piemonte). Nella pianura padana vivevano popoli Celtici: gli Insubri (in Lombardia), i Boi (in Emilia), i Senoni (in Romagna e nelle Marche). I Camuni, i Veneti e i Carni vivevano tra il Veneto e il Friuli. Lungo l’arco alpino si trovavano gli Alpini, i Salassi, i Leponzi, i Reti. Importanti città celtiche erano Milano (Mediolanum) e Senigallia (Sena Gallica).

Lucio Apulo Daunio

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