LA CREAZIONE DEL COSMO
SECONDO L’AUTORE DEL CORANO
"Rari e felici i tempi in cui è permesso di pensare ciò che si vuole, e di dire ciò che si pensa" (Tacito, Historiae, I,1)
LA CRITICA NON CONOSCE TESTI INFALLIBILI (Ernest Renan)
“Allah è unico,
assoluto; non ha generato (figli) né è stato generato”. “Nessuno è a Lui
uguale” (sura 112). “Egli è il primo e l’ultimo” (sura 57,3). “è il creatore di
tutte le cose” (sura 13,16).
“Questo è davvero un
Libro venerato, non lo tange la falsità in niuna delle sue parti”. “Mostreremo
loro i nostri segni nell’universo e nelle loro stesse persone, finché non sia
loro chiaro che questa è la verità” (sura 41,41-42.53).
“In verità, nella creazione
dei cieli e della terra e nell’alternarsi della notte e del giorno, ci sono
certamente segni per coloro che hanno intelletto” (sura 3,190).
“Allah testimonia che
ciò che ha fatto scendere su di te (cioè su Maometto) è stato fatto scendere
secondo scienza, e anche gli angeli lo testimoniano”. “E Allah è sufficiente
testimone” (sura 4,166).
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Queste sono proposizioni
apodittiche, tipiche delle verità religiose, che non tollerano alcuna
discussione, giacché ritenute rivelate o ispirate dalla volontà divina, che non
può, per definizione, errare né ingannare.
Il musulmano crede che
l’universo e l’origine della vita siano creazioni di Allah. Ogni elemento
dell’universo, giacché ubbidisce e sottostà alla legge divina (fatalismo
teologico), è musulmano (parola che significa sottomissione ad Allah). E’
inconcepibile per il musulmano, indottrinato nella teologia coranica, pensare
che la creazione sia un evento casuale e che non abbia scopo alcuno. Molti tra
loro credono nel c.d. “miracolo scientifico del Corano”. Che si tratti di un
miracolo, provano a dimostrarlo asserendo che i moderni sviluppi scientifici e
tecnologici sono stati già prefigurati nel Corano, considerato l’unica vera
sacra fonte scritturale, autorevole e vincolante, attestante l’indiscutibile
volontà di Allah. In verità, essi tendono a distorcere il significato dei
versetti coranici per comprovare presunti miracoli scientifici (ossia
anticipazioni di ciò che la scienza ha poi scoperto). Lo scopo ultimo cui si
prefigge l’ortodossa interpretazione del testo coranico, è dimostrare che
Maometto è l’ultimo profeta prescelto da Allah, al quale Egli ha in via
definitiva rivelato il Verbo, poi trascritto (in modo alquanto discutibile) nel
sacro Libro. Proprio perché il Corano è ritenuto in tutte le sue parti Verbo
autentico di Allah, i musulmani lo credono esente da errori, dunque conforme
anche ai principi scoperti dalla ricerca scientifica. In verità, la “scienza”
che si riscontra nelle sure coraniche è quella corrente ai tempi di Maometto,
non quella scoperta in epoche successive. Il Corano, come si cercherà di
documentare, non è un manuale scientifico in cui si possano trovare delle
concordanze tra i precetti di fede e i principi della scienza moderna, né
tantomeno contiene i dettagli delle varie branche della conoscenza. Il Corano,
invece, come tutti i testi sacri, è (e non può non essere) un libro spirituale
e morale (oltre che a carattere politico) a beneficio della fede dei credenti.
Lasciamo quindi che sia la ricerca scientifica deputata a svelare e spiegare
razionalmente i misteri dell’universo e della vita.
Dall’esegesi critica del
Corano si riscontra che il testo non è esente da errori e contraddizioni (sura
4,82), né è infallibile (sura 41,42) o inimitabile (sura 2,23) o immodificabile
(sure 10,15; 18,27). Quanto alla supposta sacralità del testo, l’unica prova è
data dal testo medesimo, che si autoproclama parola autentica, increata, eterna
di Allah, perciò infallibile e immodificabile. Il Corano, in altri termini, è
considerato dai musulmani Verbo di Allah incartato in un’opera letteraria
inimitabile. E’ un miracolo incomparabile dato da Allah a Maometto, l’eroico
condottiero i cui mitici atti e detti sono modello esemplare di vita per i
musulmani. In verità, le gesta poco edificanti compiute da Maometto e
tramandate dai suoi epigoni nelle numerose raccolte di hadith, contrastano con
l’essere stato definito “Messaggero nobilissimo” (cfr. sure 69,40 e 81,19). Di
opere letterarie inimitabili e incomparabili, anche senza imprimatur divino,
abbiamo, ad esempio, la “Commedia” di Dante Alighieri. Boccaccio la definì
“divina”, non perché dettata a Dante da Dio, ma per la grandezza del poema, in
cui è racchiuso tutto lo scibile del cosmo medievale. Inimitabili sono anche
l’Iliade e l’Odissea del sublime e mitico poeta Omero. Tra i profeti dei nostri
tempi, che affermano di aver ricevuto divine “rivelazioni”, abbiamo Joseph
Smith, fondatore della religione dei Mormoni, che ha pubblicato il “Libro di
Mormon”. Abbiamo il “Libro che dichiara la verità” di Claude Vorilhon,
fondatore della religione Raeliana. Abbiamo la “Rivelazione d’Arès” di Michel
Potay, fondatore del movimento dei pellegrini d’Arès. Una certa Marie-Lise
Labontè sostiene, addirittura, di ricevere messaggi direttamente dall’arcangelo
Michele, che (secondo l’angelologia) sarebbe superiore all’angelo Gabriele, che
(secondo un’interpretazione del Corano) avrebbe recitato a Maometto il Verbo di
Allah. E che dire del “Libro di Urantia”, scritto da non ben identificati
esseri celesti, come “rivelazione” al nostro pianeta? Cerchiamo di restare con
i piedi per terra, diffidando di certi sedicenti profeti, inventori di sacre
illusioni.
Allah, dunque, avrebbe
recitato a Maometto il Corano, esprimendosi in relazione alle necessità di quei
tempi e adoperando un linguaggio comprensibile alla cultura degli Arabi. Allo
stato delle moderne conoscenze e necessità, il Corano necessita di essere
reinterpretato e aggiornato alle mutate esigenze di vita; dunque, non può
essere considerato eterno e immodificabile.
Nel presente articolo si
esaminano le sure (capitoli e versi) relative alla creazione del mondo,
seguendo un probabile ordine cronologico della rivelazione. Tali sure
dovrebbero dimostrare, come credono molti musulmani, la pretesa impeccabile
veridicità e conoscenza scientifica contenuta nel Corano, che sarebbe privo di
tortuosità (sura 18,1). In realtà, le sure e i versi si presentano al lettore
in modo sconnesso e disarmonico, con affermazioni vaghe, ripetitive,
incoerenti, contraddittorie, ambigue, che danno adito ai propagatori del mito
miracolistico del Corano d’interpretarlo con forzature che ampliano oltre
misura il significato originario del testo, leggendo inesistenti anticipazioni
sulle moderne scoperte della scienza. Si è arrivati persino ad affermare che se
i principi scoperti dalla scienza non collimano con i precetti del Corano,
vanno respinti, perché sono certamente non rispondenti a verità. Il musulmano
di cieca fede religiosa e di scarso senso critico, ragiona, purtroppo, con il
metro e la logica del Corano, piuttosto che con la sua testa, scevra da
pregiudizi precostituiti.
COMMENTO ALLE SURE DEL
PERIODO MECCANO
Allah è il signore dei
mondi (sura 1,2) e della stella Sirio (sura 53,49).
In quali mondi si
applica la sua signoria? In quello degli uomini, dei demoni o degli angeli? O
anche su altri mondi abitati da esseri viventi, di cui s’ipotizza l’esistenza
nel firmamento? Allah non lo specifica. Quanto alla stella Sirio, essa era
particolarmente adorata dagli arabi pagani.
Allah giura per i
pianeti che passano e che si occultano (sura 81,15-16).
Allah giura per il sole,
la luna, il cielo che ha edificato e per la terra che ha disteso (sura 91,5-6).
Frequenti sono i
giuramenti di Allah nel testo coranico. Perché, per avallare ciò che dice,
giura sulle cose di cui egli stesso dichiara di esserne l’artefice? Forse, per
rendersi più credibile? I suoi giuramenti, in verità, non provano affatto che Egli
sia e che sia anche il creatore degli astri.
L’autore del Corano
crede che la terra sia piatta, distesa, ferma; quindi, che abbia un termine. I
diversi vocaboli, che descrivono la forma della terra nella sura in questione e
in altre simili (cfr. sure 88,20; 79,27-30; 78,6; 71,19; 51,48; 50,6-7; 43,10;
20,53; 15,19;13,3; 2,22), hanno tutti il significato di “piatto”; dunque, chi è
in errore: la scienza o il Corano? In realtà, a Maometto la terra poteva
sembrare piatta, ma non anche a Colui che si crede che l’abbia creata.
Per il glorioso Corano
(sura 50,1.6-11.38), abbiamo edificato e abbellito il cielo, senza alcuna
fenditura (o crepa o spaccatura), abbiamo disteso la terra, abbiamo infisso le
montagne e fatto scendere dal cielo un’acqua benedetta per far germogliare le
piante a sostentamento dei nostri servi (gli uomini). Creammo i cieli, la terra
e quello che vi è frammezzo in sei giorni, senza fatica alcuna (Allah non riposò
il settimo giorno, come il Dio biblico).
Allah parla in prima
persona plurale (plurale maiestatico?) e giura sul Corano per sancire la sua
verità su cose che Lui afferma di esserne il creatore. Sulla terra a forma
piatta ha infisso le montagne per renderla stabile (ma non lo è). Crede (Allah
o l’autore del Corano?) che il cielo sia un oggetto fisico con una reale
superficie (che potrebbe spaccarsi), paragonata a un tetto ricoprente la terra
immobile (ma non lo è). Dal cielo Egli fa scendere acqua benedetta per
vivificare la terra. Poi aggiunge che ha creato i cieli (ma quanti ce ne
sono?), la terra e gli astri in appena sei giorni, senza che il lavoro creativo
l’abbia affaticato (a differenza di JHWH, il dio biblico dal nome
impronunciabile, che riposò dopo sei giorni di faticoso lavoro).
L’ora si avvicina e la
luna si spacca (sura 54,1).
Presunto miracolo che
sarebbe avvenuto durante la vita del Profeta (Bukhari, vol.4, lib.56,
n.830-832; vol.6, lib.60, n.388). In realtà, il Corano (sure 10,20; 6,37;
29,50; 13,7.27) nega che Maometto possa compiere miracoli (segni). Sono invece segni
visibili di Allah la creazione (45,3) e lo stesso Corano (29,51), Verbo
sacrosanto di Allah, perciò inimitabile e immodificabile (sure 2,23; 10,38;
11,13; 17,88; 52,34).
Il Signore dei mondi ha
creato in sei giorni i cieli e la terra (in realtà, secondo le moderne teorie
scientifiche, ci sono voluti miliardi e miliardi di anni). Ha coperto i giorni con la notte ed
essi si susseguono instancabilmente. Tutti gli astri sono sottomessi al suo
comando. Invia i venti, che recano una nuvola pesante, da cui fa discendere
l’acqua vivificatrice (sura 7, 54.57).
L’autore del Libro sacro
fa esprime Allah in terza persona singolare, anziché in prima persona (il che
fa dubitare sull’autenticità della rivelazione). La creazione in sei giorni è
ribadita nelle sure 10,3 e 11,7. In seguito, però, con la sura 41,9-12, Allah
rivela, contraddicendosi, che la creazione è avvenuta in otto giorni. Egli crea
prima la terra in due giorni, poi la vivifica in quattro giorni di ugual
durata, quindi si rivolge al cielo, che era fumo, e alla terra già creata e
vivificata, comandando loro di venire, ubbidienti. In successivi due
giorni crea i sette cieli, assegnando a ciascuno la sua funzione, abbellendo il
cielo più vicino di luminarie. Che la terra l’abbia creata prima dei cieli, è
confermato nella sura 2,29, in contraddizione con la precedente sura 79,27-32.
Quanto ai fenomeni dei venti e dell’accumulo di nuvole, essi non dipendono
dalla volontà di un essere divino.
Gloria a colui che ha
creato il sole che corre (cioè si muove) verso la sua dimora: questo è il
decreto di Allah; … che ha assegnato le fasi alla luna. …Ciascuno (sole e luna)
vaga nella sua orbita (traiettoria); (cfr. sura 36,36-40).
La dimora verso cui
corre il sole, secondo le credenze della tradizione musulmana, è il Trono di
Allah, dove si prosterna e chiede il permesso di risorgere (Sahih al-Bukhari,
vol.4, lib.54, n.441; vol.6, lib.60, n.327; vol. 9, lib.93, n.520 e n.528).
L’orbita (apparente) del sole implica (erroneamente) l’immobilità della Terra.
L’autore dimostra di parlare come un qualsiasi spettatore che osserva il
fenomeno del movimento (apparente) del sole da un luogo sulla Terra. Ciò appare
evidente nella sura 18,86.90, in cui è scritto che Alessandro il Grande (il
Bicorne) raggiunse il luogo dove il sole tramontava in una sorgente ribollente
e che di lì raggiunse il luogo dove il sole sorgeva su di un popolo (luoghi
estremi a Occidente e a Oriente, entrambi inesistenti sulla Terra, dove il sole
appare inabissarsi in uno e sorgere in un altro). Uguali concetti sono espressi
sia nella sura 6,75-78, dove Abramo vede sorgere e tramontare stelle, luna e
sole, sia in altre sure (cfr. sure 2,258; 18,17; 20,130; 39,5). In realtà, il
sole che tramonta all’orizzonte, non scompare in un luogo sulla Terra, ma prosegue
la sua orbita, illuminando la superficie dell’altra metà del globo terrestre.
Ne consegue che due persone, che si trovano in luoghi opposti di osservazione
sul globo terrestre, vedranno, l’una il sole tramontare all’estremo ovest,
l’altra il sole sorgere all’estremo est.
Nel giorno del giudizio
le nuvole del cielo si apriranno e scenderanno rapidamente gli angeli (sura 25,
versetto 25). Non hai visto come distende l’ombra il tuo Signore? Se avesse
voluto, l’avrebbe fatta immobile. Invece facemmo (Lui insieme ad
altri?) del sole il suo
riferimento (versetto 45). (In realtà, l’ombra è determinata
dalla rotazione della terra intorno a se stessa e alla sua orbita intorno al
sole). Egli invia i venti
e… facciamo (Lui insieme ad altri?) scendere dal cielo un’acqua pura per
vivificare la terra (versetti 48-49). Allah ha fatto confluire le due acque:
una dolce e gradevole, l’altra salata e amara, e ha posto tra loro una zona
intermedia, una barriera insormontabile (non c’è barriera
invalicabile alle foci dei fiumi, ma soltanto mescolamento di acque,
osservabile fin dall’antichità) e
dall’acqua ha creato una specie umana (versetti 53-54). (L’ipotesi
che sia la sostanza acqua il principio unico, archè, da cui sorgerebbe la vita,
fu già individuato dal filosofo Talete milleduecento anni prima di
Maometto). Egli in sei
giorni ha creato i cieli (quelli ipotizzati nel sistema
tolemaico?) e la terra e
quello che vi è frammezzo e, quindi, si è innalzato sul Trono (versetto 59).
Benedetto Colui (è Maometto che parla?) che ha posto in cielo le costellazioni,
un sole e una luna che rischiara (che la luna rifletta la luce
solare, era già noto ad Aristotele, osservando le ombre proiettate dalla terra
sulla luna durante un’eclissi). Egli
è Colui che ha stabilito l’alternarsi del giorno e della notte (versetti
61-62).
Allah manda i venti che
sollevano nuvole per ridare vita alla terra. Egli fa sì che la notte segua il
giorno e il giorno la notte. Egli ha sottomesso il sole e la luna, che orbitano
fino a un termine stabilito. Egli solamente può trattenere i cieli e la Terra
affinché non sprofondino (sura 35,9.13.41).
L’autore del Corano
crede che il cielo e la terra non si spostino da dove sono, cioè che siano
stazionari e che solamente il sole si muove fino a un termine sulla terra. In
realtà la terra ruota intorno a sé e intorno al sole (moto di rivoluzione). Il
sole e tutto il sistema solare orbitano intorno al centro della galassia di
appartenenza (la c.d. “Via Lattea”) per effetto dell’attrazione gravitazionale
causata dalla rotazione della medesima galassia.
Allah vi ha dato la terra come culla e dal
cielo fa scendere l’acqua che vivifica (sura 20,53).
L’autore paragona
insistentemente la terra a una culla (o tappeto), quindi la considera piatta e
immobile.
Siamo noi (noi chi?) che facciamo scendere dalla nuvola
l’acqua che bevete. Se volessimo, la renderemmo salmastra (sura 56,68-70).
Allah ha creato i cieli
e la terra e dal cielo ha fatto scendere un’acqua vivificatrice. Ha fatto della
terra uno stabile rifugio e vi ha posto immobili montagne e ha stabilito una
barriera tra le due acque. Ha fatto gli uomini luogotenenti sulla terra (sura
27,60-62).
L’autore del Corano non
spiega il fenomeno che causa la caduta della pioggia. Continua a considerare la
terra come una stabile dimora (quindi, immobile) e crede che vi sia una
barriera che separa le acque dolci dalle salate, anziché un mescolamento delle
acque medesime.
Allah in sei giorni creò
il cielo e la terra (ciò
contraddirebbe la più accreditata teoria scientifica del “Big Bang”), quindi s’innalzò sul trono a governare
ogni cosa. Egli ha fatto del sole uno splendore e della luna una luce, e ha
stabilito le fasi della luna per far conoscere agli uomini il numero degli anni
e il computo. Nell’alternarsi del giorno e della notte e in ciò che Allah ha
creato nei cieli e sulla terra ci sono segni per genti che lo temono (sura
10,3.5-6).
In verità ponemmo
costellazioni nel cielo e abbiamo disteso la terra e infisso le montagne.
Mandammo i venti, portatori di fertilità, e dal cielo facemmo scendere l’acqua,
che gli uomini non saprebbero conservare (sura 15,16.19.22).
La terra, in realtà, non
è piatta, né le montagne infisse in essa la rendono immobile. I fenomeni
naturali non sono segni sufficienti per dimostrare in modo incontrovertibile
l’esistenza di un creatore extragalattico.
Allah fende il cielo
all’alba. Della notte fa un riposo, del sole e della luna una misura del tempo.
Ecco il decreto dell’Eccelso, del Sapiente (ipse dixit!). Egli ha fatto le stelle per gli uomini,
affinché per loro tramite si dirigano nelle tenebre per la terra e per il mare
(sura 6,96-97).
Allah è unico Signore
dei cieli e della terra e di quello che vi è in mezzo. Egli è il Signore degli
Orienti. Abbiamo (dunque, non sarebbe l’unico Dio?) ornato di stelle il cielo più vicino per
proteggerlo contro ogni diavolo ribelle. Costoro non potranno origliare il
Supremo Consesso. Saranno bersagliati (con le stelle a mo’ di dardi, cfr. sure
15,18 e 67,5) da ogni lato e scacciati, avranno il castigo perpetuo (sura
37,4-10).
Le stelle, il sole e la
luna non sono, come lascia intendere il Corano, alla medesima distanza nel
“cielo più vicino”. In questa sura le stelle non servono solo a decorare il
cielo, ma sono anche segni per guidare nella notte i viaggiatori e,
all’occorrenza, servono anche come missili per colpire i diavoli. Ciò è
assurdo, se interpretato alla lettera, come pretenderebbe l’ortodossia
islamica.
Allah ha creato i cieli
senza pilastri, ha infisso le montagne sulla terra, perché altrimenti si
sarebbe mossa e gli uomini con essa. Abbiamo (con chi?) fatto scendere un’acqua dal cielo. Ha
fatto sì che la notte e il giorno si susseguono e ha sottomesso il sole e la
luna, che procedono nel loro corso fino a un termine stabilito (sura 31,10,29).
Allah, come in altre
sure, si esprime in prima e terza persona singolare e in prima plurale,
mettendo in dubbio l’autenticità della rivelazione. L’autore del Corano
riafferma precedenti concetti e specifica che Allah ha infisso le montagne
sulla terra per non farla muovere, evitando danni agli uomini. In realtà, Allah
non pare informato sugli ingenti danni, anche in vite umane, prodotti da
terremoti e maremoti. La terra, e tutto ciò che vi si trova sopra, non è in
nessun modo immobile, né piatta. Essa è scossa da terremoti, ruota intorno al
proprio asse e gravita attorno al sole.
Non vedono gli uomini
quello che c’è in cielo e sulla terra? Se volessimo, li faremmo inghiottire
dalla terra o faremmo cadere su di loro brandelli di cielo. In ciò vi è un
segno per ogni servo pentito (sura 34,9).
Il cielo non è un
oggetto solido o liquido che Allah sostiene per non farlo cadere sulla terra.
Questa, inoltre, ha una superficie solida sopra un fluido viscoso in movimento
(scorrimento delle zolle o placche tettoniche).
Allah ha creato i cieli
e la terra. Arrotola la notte sul giorno e viceversa. Il sole e la luna (Allah)
ha costretto fino a un termine stabilito. Ha fatto scendere l’acqua dal cielo e
poi l’ha guidata, sulla terra, verso fonti sgorganti (sura 39,5.21).
L’autore continua a
vedere il sole e la luna muoversi, mentre la terra gli appare ferma e stabile,
sulla quale l’acqua piovana scende “guidata” (cioè, senza provocare danni?).
Allah ha concesso agli
uomini la terra come stabile dimora e il cielo come un tetto (sura 40,64).
L’autore del Corano
continua a considerare (erroneamente) la terra come una stabile dimora (cioè
immobile, fissa e senza movimenti tellurici) e il cielo come un tetto (cioè una
copertura protettiva, fissa), su cui Allah ha appeso le stelle come lampade.
Allah ha creato la terra
in due giorni. Egli è il Signore dei mondi. Ha infisso sulla terra le montagne
e in quattro giorni di ugual durata ha distribuito gli alimenti necessari alla
sopravvivenza. Poi si rivolse al cielo che era fumo (cioè una sostanza
informe, primordiale; concetto già presente nel pensiero greco) e disse a quello e alla terra (che
non poteva coesistere con la massa fumosa del cielo) di venire entrambi per amore o per forza.
Risposero “Veniamo obbedienti!” (Assurdo pensare che cielo e
terra abbiano cervello e voce e che la terra esista nello stesso tempo in cui
l’universo esiste come massa gassosa). Stabilì
in due giorni i sette cieli (concezione mitica, secondo cui il
primo cielo sarebbe il sole, cui seguono quelli della luna e dei pianeti
Mercurio, Venere, Marte, Saturno, Giove) e a ogni cielo assegnò la sua funzione. Abbellimmo (con
chi?) il cielo più vicino
di luminarie (cioè stelle, sole, luna tutte poste alla
medesima distanza?) e di
una protezione (quale?). Questo (ipse dixit!) è il decreto dell’Eccelso, del Signore
(sura 41, 9-12).
L’universo in origine
era pura energia: non è iniziato da un vortice di gas (il fumo, idea già
presente nella filosofia greca). I pianeti derivano da ammassi gassosi di
stelle, che sono poi esplose. Allah crea prima la terra in due giorni, in
quattro giorni crea il necessario per la sopravvivenza, dopo crea il cielo dal
fumo e lo avvicina alla terra, poi crea i sette cieli, assegnando a ciascuno la
sua funzione, infine abbellisce il cielo più vicino di luminari (tutto ciò è
assurdo, dal punto di vista della scienza astronomica). L’autore ripete
l’errata e ingenua concezione dell’ordine della creazione secondo il libro
biblico “Genesi”. In esso si spiega che la creazione avvenne in sei e non in
otto giorni, come invece riporta la sura in questione (peraltro in
contraddizione con le precedenti sure 7,54; 10,3; 11,7, in cui l’autore del
Corano afferma che la creazione avvenne in sei giorni).
Allah ha creato i cieli;
della terra ha fatto una culla e ha tracciato i sentieri, affinché possiate
guidarvi. Dal cielo ha fatto scendere con misura un’acqua vivificatrice (sura
43,9-11).
L’autore del Corano
ripete il concetto che la terra è piatta come una culla (o tappeto) e afferma
(erroneamente) che l’acqua scende dal cielo con misura per irrigare la terra.
Forse non aveva esperienza dei danni causati dalle alluvioni.
Nell’alternarsi della
notte e del giorno, nell’acqua che Allah fa scendere dal cielo e per mezzo
della quale vivifica la terra, ci sono segni per quelli che ragionano. Allah
creò i cieli e la terra, affinché ogni uomo sia compensato per quello che avrà
fatto (sura 45,5.22).
Creammo i cieli e la terra e quel che vi
è frammezzo con verità e fino a un termine stabilito (sura 46,3).
Allah giura per il cielo
solcato di percorsi. Lo abbiamo costruito con la nostra potenza e lo estendiamo
nell’immensità. La terra l’abbiamo ben distesa (cioè allungata e
piatta); (sura 51,7.47-48).
Che il cielo si estenda
nell’immensità, non significa che l’autore abbia il concetto di “universo in
espansione” (secondo una moderna teoria oggetto di dibattito). “Cielo” può
significare l’atmosfera che circonda la terra; oppure lo spazio in cui si
muovono gli astri; oppure, secondo la concezione tolemaica, ciascuna delle
sfere celesti (sette o otto); oppure il Regno di Allah. A quale significato di
“cielo” si riferisce l’autore del Corano?
Quando (Alessandro
Magno) giunse all’estremo occidente, vide il sole che tramontava in una
sorgente ribollente (cioè in un luogo estremo sulla terra) e nei pressi c’era
un popolo. E quando giunse, per un’altra via, dove sorge il sole, trovò che
sorgeva su un popolo privo di riparo (sura 18,86.89-90).
Questi versi riflettono
storie di antichi miti e la credenza che il sole si muove, tramontando e
sorgendo su luoghi estremi della terra, creduta piatta e immobile. Circa la
convinzione che il sole sorge a Oriente e tramonta verso Occidente, perché così
appare a un osservatore sulla terra, cfr. la sura 2,258, in cui si sfida chi si
crede più potente di Allah a far nascere il sole a ponente. Circa la credenza
che il sole orbita verso la sua dimora per volere di Allah, prostrandosi
davanti al suo trono per chiedere il permesso di risorgere, cfr. sure 36,38;
7,54 e altre simili, nonché Abu-Dharr, V.6, L.60, n.326.
I miscredenti non riflettono né come
è stato elevato il cielo né come sono state infisse le montagne né come è stata
distesa (cioè allungata) la terra (sura 88,19-20).
Allah ha messo a
disposizione degli uomini la notte e il giorno, il sole e la luna. Le stelle
sono sottomesse al suo ordine. Egli ha messo a disposizione il mare, ha infisso
sulla Terra le montagne, affinché non oscilli sotto di voi, ha disposto fiumi e
sentieri affinché non vi smarriate e ha stabilito le stelle come punti di
riferimento e guide (sura 16,12-16).
L’autore del Corano
crede che Allah abbia infisso le montagne sulla Terra per non farla oscillare.
In realtà, le montagne si formano a causa dell’attività vulcanica o per effetto
dello scontro tra zone tettoniche. Il lento movimento della superficie terreste
causa i terremoti, spesso devastanti.
Allah ha creato sette
cieli sovrapposti e della luna ha fatto una luce e del sole un luminare. Ha
fatto sorgere gli uomini dalla terra come piante e da essa li fa risorgere. Ha
fatto della Terra un tappeto per voi (sura 71,15-20).
L’autore del corano
crede che vi siano sette cieli sovrapposti (cioè sette cupole una sopra
l’altra) a copertura della Terra, che paragona a un ampio tappeto. L’estensione
dei cieli nell’immensità, come recita la precedente sura 51,47, ricalca il
modello della teoria tolemaica, diffusa ai tempi di Maometto.
COMMENTO ALLE SURE DEL
PERIODO MEDINESE
Allah ha messo a
disposizione degli uomini il sole e la luna, che gravitano con regolarità, e la
notte e il giorno (sura 14,33).
L’autore del Corano
crede, erroneamente, che sia la gravitazione del sole e della luna a separare
il giorno dalla notte.
I cieli e la terra formavano una
massa compatta (originata da chi e da che cosa?). Poi li separammo (in che
modo?) e traemmo
dall’acqua ogni essere vivente (i demoni però, pur essendo
esseri viventi, secondo l’autore del Corano, furono creati dal fuoco di un
vento bruciante; cfr. sura 15,27). Abbiamo
infisso sulla terra le montagne, affinché non oscilli e coinvolga gli uomini.
Del cielo abbiamo fatto una volta sicura (un tetto). Allah ha creato la notte e il giorno, il
sole e la luna: ciascuno naviga nella sua orbita (il sole non
ha un’orbita indipendente né tantomeno gira intorno al pianeta Terra); (sura
21,30-33).
La terra (che non è
separata dall’universo, ma ne è parte) si è formata dalla nebulosa solare; di
questa s’ipotizza la non diretta derivazione dal modello c.d. “Big Bang” (cioè
l’esplosione iniziale che avrebbe originato l’espansione dell’universo). Il
modello teorico del “Bing Bang” (esplosione originaria) non implica
necessariamente l’esistenza di un creatore, immateriale e atemporale. Tale
modello, peraltro, cerca di spiegare l’espansione dell’universo, piuttosto che
la causa della sua origine e, tantomeno, il perché dell’esistenza del mondo e della
vita. Prima del supposto “Big Bang”, cioè dell’esplosione che sarebbe avvenuta
circa una ventina di miliardi fa, la fisica non ha informazioni. Cosa ci fosse
prima dell’esplosione della materia è un mistero per la scienza, non per la
religione, fondata sulla fede nelle Sacre Scritture, piuttosto che
sull’osservazione fondata sul metodo scientifico. Il sole, secondo
un’accreditata teoria, è nato dal collasso gravitazionale della nebulosa
solare. Dopo la formazione del sole, il materiale in eccedenza, aggregandosi,
ha formato i pianeti. Quanto alle montagne, esse sono originate dallo scontro
di placche tettoniche o da eruzioni vulcaniche.
Facemmo scendere l’acqua
dal cielo in quantità misurata (purtroppo ciò non sempre è vero) e la mantenemmo sulla terra, anche se
abbiamo la capacità di farla sparire. Allah è il Signore dei sette cieli, il
Signore del trono sublime (sura 23,18-19.86).
Benedetto colui che ha creato sette cieli
sovrapposti, senza che tu veda alcun difetto (fenditura) nella creazione. Abbellimmo
di luminare il cielo più vicino e ne abbiamo fatti strumenti per lapidare i
demoni, destinati alla fiamma dell’Inferno (assurdo credere
che Allah lanci stelle o meteore come missili per lapidare inesistenti demoni);
(sura 67,3-5).
L’autore del Corano
conferma la creazione di sette piani di cielo, senza alcun difetto o
spaccatura, il primo dei quali, più vicino, è abbellito con luminarie, che,
secondo la rivelazione di Allah, sarebbero strumenti per lapidare i demoni
(cfr. sure 15,18 e 37,10). Tutto ciò, dal punto di vista astronomico, è del
tutto falso.
Un giorno dura
cinquantamila anni (in
contraddizione con le sure 32,5 e 22,47, dove si afferma che un giorno dura
1000 anni). Allah, Signore
degli Orienti e degli Occidenti, giura su se stesso, dichiarando (con
il plurale “Noi”) di avere
immenso potere (70,4.40).
Facemmo della terra una
culla e delle montagne pioli. Costruimmo sopra di voi sette solidi cieli e vi
ponemmo una lampada ardente. Facciamo scendere dalle nuvole un’acqua abbondante
e vivificante (sura 78,6-7.12-14).
L’autore del Corano
conferma che sulla terra, considerata piatta come un letto, sono infisse le
montagne per stabilizzarla (ciò è falso). La Terra sarebbe copertura da sette
cieli (ciò è falso).
Allah ha edificato il
cielo, ne ha innalzata la volta e le ha dato perfetta armonia, ha fatto oscura
la sua notte e ha fatto brillare il chiarore del suo giorno. Dopo di ciò ha
esteso la terra, ne ha tratta l’acqua e ha ancorato le montagne alla terra
(sura 79,27-32).
Allah ha creato i cieli e la Terra e
tutto ciò che vi è frammezzo per un termine stabilito. Il cielo e la Terra si
tengono ritti per ordine suo. Invia i venti che sollevano una nuvola, la
distende nel cielo e la frantuma, dai suoi recessi fa uscire gocce che cadono
su chi vuole tra i suoi servi (sura 30,8.25.48).
Egli è colui che della terra ha fatto un
letto e del cielo un edificio, da cui fa scendere l’acqua che vivifica. Egli ha
creato per voi tutto quello che c’è sulla terra. Poi si è rivolta al cielo e lo
ha ordinato in sette cieli. Egli è il creatore dei cieli e della terra; quando
vuole una cosa, dice “sia” ed essa è (sura 2, 22.29.117).
L’autore del Corano
conferma che la terra è piatta, confortevole come un letto e che il cielo è
stato edificato come un tetto a copertura della terra. Poi, in contraddizione
con la precedente sura 79,27-32, afferma che Allah ha creato prima la terra,
poi ha edificato il cielo, disponendolo in sette piani di cielo (tutto ciò è
falso).
In verità, proponemmo ai
cieli, alla terra e alle montagne la responsabilità della fede, ma rifiutarono
e ne ebbero paura, mentre l’uomo se ne fece carico, ma continua a essere
ingiusto e ignorante (sura 33,72).
Assurdo credere che
Allah abbia proposto ai cieli, alla terra e alle montagne, cioè a cose
inanimate, prive di cervello e di sentimenti, la responsabilità della fede, e
che tali cose, inanimate, abbiano rifiutato per paura. L’uomo, invece, pur
accettando il gravoso peso dell’alleanza con Dio, continua a essere ingiusto e
ignorante. In verità, moltissimi uomini non credono in enti divini né hanno con
taluni di essi stipulato patti. Quanto all’ignoranza, si cerca di rimediare
mediante la faticosa acquisizione della conoscenza concreta.
Allah ha innalzato i
cieli senza pilastri visibili e si è innalzato sul trono. Ha sottomesso il sole
e la luna, ciascuno in corsa verso il suo termine stabilito. Egli dirige ogni
cosa. Il tuono lo glorifica e lo loda…(Allah) scaglia i fulmini e colpisce chi
vuole. Ha disteso la terra, vi ha posto montagne e fiumi e fa sì che la notte
copra il giorno. Allah è il creatore di tutte le cose. Egli fa scendere l’acqua
dal cielo (sura 13,2-3.16-17).
L’autore crede che vi
siano molti cieli a mo’ di cupole, sorrette da invisibili pilastri, che coprono
la terra immobile, mentre il sole e la luna orbitano fino a un termine
stabilito. In realtà, la luna orbita intorno alla Terra. Questa ruota intorno
al proprio asse e, assieme alla luna, orbita intorno al sole. Il tuono, che è
il rumore provocato dal fulmine, quindi è un effetto collaterale di questo, è
personificato in un’entità indipendente (forse un angelo) al servizio di Allah.
I fulmini li scaglia direttamente Allah per colpire chi vuole (cosa
assolutamente non vera).
Il Compassionevole fa
muovere il sole e la luna secondo calcolo preciso. A Lui si prosternano le
stelle (al
tramonto). Ha elevato il
cielo e disposto la terra per le creature, il Signore dei due Orienti e dei due
Occidenti (sono due, uno in autunno e uno in primavera,
rispetto al moto apparente del sole). Ha
lasciato liberi i mari affinché si incontrassero. Fra loro vi è una barriera
che non possono oltrepassare. Per varcare i limiti dei cieli e della terra
occorre il permesso d’Allah (sura 55,1-33).
Allah ha creato sette
cieli (!)e altrettante terre (!) e il suo ordine scende tra di loro. Allah è
onnipotente e abbraccia nella sua scienza ogni cosa (sura 65,12).
Allah alterna la notte e
il giorno. Dall’acqua ha creato tutti gli animali (sura 24,44).
Davanti ad Allah si
prosternano tutti coloro che sono nei cieli e tutti coloro che sono sulla terra
e il sole e la luna e le stelle e le montagne e gli alberi e gli animali e
molti tra gli uomini. Un solo giorno presso Allah vale come mille anni. Egli
trattiene il cielo dall’abbattersi sulla terra senza il suo permesso (sura
22,18.47.65).
Presso Allah (cioè nel suo
Libro, archetipo celeste), il
computo dei mesi è di dodici mesi lunari. Quattro mesi sono sacri (sura 9,36).
L’autore del Corano
crede che il cielo (ce ne sarebbero sette) sia una dura, pesante materia che
potrebbe sfaldarsi, se Allah (bontà sua!) non la trattenesse per non farla
cadere sulla terra (cioè sulle sette terre, essendo sette i cieli), causando
gravi danni. Che vi siano sette cieli (sura 67,3-5), uno sopra l’altro,
ciascuno con una sua funzione (sura 41,12), e che in ciascun cielo vi siano
altrettante terre, è una credenza superstiziosa dei tempi in cui è vissuto Maometto
e trasfusa da lui nel Corano.
CONCLUSIONE
Il Corano non presenta
alcuna conoscenza anticipata della scienza moderna, anche se chiama segni
divini i fenomeni naturali osservabili da chiunque e già noti agli antichi
filosofi.
Nella sura 13,13,
l’autore del Corano, come già detto, personifica il tuono che, insieme agli
angeli, adora e teme Allah. L’Onnipotente, al pari di Giove tonante e
fulminante, scaglia i fulmini e colpisce chi vuole. Il tuono, in realtà, è
l’effetto dell’onda sonora prodotta dal fulmine e non dipende dalla volontà di
Allah.
E’ da escludere che le
affermazioni contenute nel Corano riflettano una specifica conoscenza del ciclo
dell’acqua (evaporazione, formazione di nubi, piogge, irrigazione della terra e
alimentazione delle sorgenti). Il Corano, infatti, non descrive la causa della
formazione di nubi (cioè il rapporto tra i raggi del sole e l’effetto
dell’evaporazione, fenomeno non osservabile direttamente). L’attribuzione
divina della caduta dell’acqua è dovuta alla scarsa conoscenza del fenomeno
naturale. Gli autori della Bibbia, invece, dimostrano di avere avuto più
intuito di Maometto. Il profeta Amos (5, 8), infatti, dice che Jahvè chiama le
acque dal mare e le riversa sulla faccia della terra. Isaia (55, 10) dice che
pioggia e neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver prima irrigato
la terra. Giobbe (36, 27-28) precisa che Dio attira le gocce d’acqua, che si
condensano in vapore per la pioggia, che le nubi riverseranno sulla terra.
Novecento anni prima di
Maometto, l’astronomo greco Aristarco di Samo, basandosi sulle osservazioni e
la trigonometria (non su rivelazioni divine), aveva scoperto che la terra era
simile a una sfera che orbita intorno al sole e che le stelle fisse, rispetto
all’orbita annuale della terra, erano a una distanza infinitamente superiore a
quella del sole. Prima di lui, Eraclide Pontico aveva ipotizzato la rotazione
della terra intorno al proprio asse, da occidente a oriente, e l’orbita di
Venere e Mercurio intorno al sole e non intorno alla terra. Lo stesso Giobbe
(26, 7) aveva intuito che Dio distende il settentrione sul vuoto e tiene
sospesa la terra sul nulla. Fu Aristotele a dimostrare la sfericità della
terra, osservando l’ombra che essa proiettava sulla luna durante un’eclissi.
Quanto poi alle
montagne, che Allah avrebbe infisso come pioli sulla terra per impedire il
movimento della crosta terrestre, ciò è del tutto falso, dato che i terremoti e
la deriva dei continenti smentiscono l’asserzione coranica.
Gli errori scientifici
del Corano, giacché rispecchiano il livello di conoscenze della cultura del VII
secolo, confermano l’origine umana e non divina del testo coranico,
sacralizzato dall’irrazionalismo religioso, che fatica a reinterpretare la fede
a fronte dell’evidenza delle scoperte scientifiche. Quantunque sia apprezzabile
la qualità poetica del Libro, non altrettanto può affermarsi circa le presunte
verità e le pretese scientifiche.
Del resto, è
palese l’immodestia dell’autore del Corano, che ha la pretesa di credere che
tra i diversi popoli della terra la migliore comunità sia quella musulmana
(sura 3,110). Di tutta la creazione, invece, i miscredenti sono ritenuti i più
abbietti (98,6). La tradizione islamica (Sunnah), infatti, nega la libertà di
coscienza, considerata disgregatrice dell’unità della fede nella comunità dei
credenti (Ummah), e condanna alla pena capitale l’apostata (la libertà
religiosa è tuttora argomento controverso nei paesi islamici). Dove essa è
formalmente proclamata (con l’eccezione dell’Arabia Saudita e, in parte,
dell’Iran, del Sudan, della Libia e di altri stati), nella pratica non si
difende, contrastando il fanatismo dei teologi radicali, manipolatori delle
masse e del Corano (di cui ogni parola, giacché supposta dettata da Allah, si
fa credere immutabile e valida per chiunque in ogni tempo e luogo). I militanti
islamici radicali trovano ispirazione alla loro perversa ideologia dai numerosi
versi del Corano, che inneggiano alla Jihad, la lotta santa contro gli
infedeli, messa in atto mediante subdoli attentati e intimidazioni finalizzate
a tacitare le critiche. Il fine dell’Islam radicale è la sottomissione alla
“legge sacra” di tutti i popoli della terra. L’intolleranza dell’islamismo
radicale soffoca le tante voci moderate e modernizzatrici all’interno della
comunità musulmana. Sottovalutare l’evidenza e l’invadenza dell’islamismo nei
vari paesi del mondo, il loro rifiuto a una pacifica convivenza e integrazione
con altre diverse culture, è un atteggiamento rinunciatario e irresponsabile,
che apre la strada a una lenta ma inesorabile sottomissione e disgregazione dei
valori dell’Occidente, sedotto dall’ideologia del multiculturalismo. Ed è
proprio sul terreno della libertà religiosa che i musulmani radicali, emigrati
nei paesi non islamici, impongono le loro condizioni e i loro valori
assolutizzanti, conformi ai dettami del Corano, minacciando le libertà
costituzionali dei paesi ospitanti.
Lucio Apulo Daunio
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