mercoledì 13 luglio 2011


LA CREAZIONE DEL COSMO SECONDO L’AUTORE DEL CORANO

 "Rari e felici i tempi in cui è permesso di pensare ciò che si vuole, e di dire ciò che si pensa" (Tacito, Historiae, I,1)

LA CRITICA NON CONOSCE TESTI INFALLIBILI (Ernest Renan)



“Allah è unico, assoluto; non ha generato (figli) né è stato generato”. “Nessuno è a Lui uguale” (sura 112). “Egli è il primo e l’ultimo” (sura 57,3). “è il creatore di tutte le cose” (sura 13,16).

“Questo è davvero un Libro venerato, non lo tange la falsità in niuna delle sue parti”. “Mostreremo loro i nostri segni nell’universo e nelle loro stesse persone, finché non sia loro chiaro che questa è la verità” (sura 41,41-42.53).

“In verità, nella creazione dei cieli e della terra e nell’alternarsi della notte e del giorno, ci sono certamente segni per coloro che hanno intelletto” (sura 3,190).

“Allah testimonia che ciò che ha fatto scendere su di te (cioè su Maometto) è stato fatto scendere secondo scienza, e anche gli angeli lo testimoniano”. “E Allah è sufficiente testimone” (sura 4,166).

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Queste sono proposizioni apodittiche, tipiche delle verità religiose, che non tollerano alcuna discussione, giacché ritenute rivelate o ispirate dalla volontà divina, che non può, per definizione, errare né ingannare.

Il musulmano crede che l’universo e l’origine della vita siano creazioni di Allah. Ogni elemento dell’universo, giacché ubbidisce e sottostà alla legge divina (fatalismo teologico), è musulmano (parola che significa sottomissione ad Allah). E’ inconcepibile per il musulmano, indottrinato nella teologia coranica, pensare che la creazione sia un evento casuale e che non abbia scopo alcuno. Molti tra loro credono nel c.d. “miracolo scientifico del Corano”. Che si tratti di un miracolo, provano a dimostrarlo asserendo che i moderni sviluppi scientifici e tecnologici sono stati già prefigurati nel Corano, considerato l’unica vera sacra fonte scritturale, autorevole e vincolante, attestante l’indiscutibile volontà di Allah. In verità, essi tendono a distorcere il significato dei versetti coranici per comprovare presunti miracoli scientifici (ossia anticipazioni di ciò che la scienza ha poi scoperto). Lo scopo ultimo cui si prefigge l’ortodossa interpretazione del testo coranico, è dimostrare che Maometto è l’ultimo profeta prescelto da Allah, al quale Egli ha in via definitiva rivelato il Verbo, poi trascritto (in modo alquanto discutibile) nel sacro Libro. Proprio perché il Corano è ritenuto in tutte le sue parti Verbo autentico di Allah, i musulmani lo credono esente da errori, dunque conforme anche ai principi scoperti dalla ricerca scientifica. In verità, la “scienza” che si riscontra nelle sure coraniche è quella corrente ai tempi di Maometto, non quella scoperta in epoche successive. Il Corano, come si cercherà di documentare, non è un manuale scientifico in cui si possano trovare delle concordanze tra i precetti di fede e i principi della scienza moderna, né tantomeno contiene i dettagli delle varie branche della conoscenza. Il Corano, invece, come tutti i testi sacri, è (e non può non essere) un libro spirituale e morale (oltre che a carattere politico) a beneficio della fede dei credenti. Lasciamo quindi che sia la ricerca scientifica deputata a svelare e spiegare razionalmente i misteri dell’universo e della vita.

Dall’esegesi critica del Corano si riscontra che il testo non è esente da errori e contraddizioni (sura 4,82), né è infallibile (sura 41,42) o inimitabile (sura 2,23) o immodificabile (sure 10,15; 18,27). Quanto alla supposta sacralità del testo, l’unica prova è data dal testo medesimo, che si autoproclama parola autentica, increata, eterna di Allah, perciò infallibile e immodificabile. Il Corano, in altri termini, è considerato dai musulmani Verbo di Allah incartato in un’opera letteraria inimitabile. E’ un miracolo incomparabile dato da Allah a Maometto, l’eroico condottiero i cui mitici atti e detti sono modello esemplare di vita per i musulmani. In verità, le gesta poco edificanti compiute da Maometto e tramandate dai suoi epigoni nelle numerose raccolte di hadith, contrastano con l’essere stato definito “Messaggero nobilissimo” (cfr. sure 69,40 e 81,19). Di opere letterarie inimitabili e incomparabili, anche senza imprimatur divino, abbiamo, ad esempio, la “Commedia” di Dante Alighieri. Boccaccio la definì “divina”, non perché dettata a Dante da Dio, ma per la grandezza del poema, in cui è racchiuso tutto lo scibile del cosmo medievale. Inimitabili sono anche l’Iliade e l’Odissea del sublime e mitico poeta Omero. Tra i profeti dei nostri tempi, che affermano di aver ricevuto divine “rivelazioni”, abbiamo Joseph Smith, fondatore della religione dei Mormoni, che ha pubblicato il “Libro di Mormon”. Abbiamo il “Libro che dichiara la verità” di Claude Vorilhon, fondatore della religione Raeliana. Abbiamo la “Rivelazione d’Arès” di Michel Potay, fondatore del movimento dei pellegrini d’Arès. Una certa Marie-Lise Labontè sostiene, addirittura, di ricevere messaggi direttamente dall’arcangelo Michele, che (secondo l’angelologia) sarebbe superiore all’angelo Gabriele, che (secondo un’interpretazione del Corano) avrebbe recitato a Maometto il Verbo di Allah. E che dire del “Libro di Urantia”, scritto da non ben identificati esseri celesti, come “rivelazione” al nostro pianeta? Cerchiamo di restare con i piedi per terra, diffidando di certi sedicenti profeti, inventori di sacre illusioni.

Allah, dunque, avrebbe recitato a Maometto il Corano, esprimendosi in relazione alle necessità di quei tempi e adoperando un linguaggio comprensibile alla cultura degli Arabi. Allo stato delle moderne conoscenze e necessità, il Corano necessita di essere reinterpretato e aggiornato alle mutate esigenze di vita; dunque, non può essere considerato eterno e immodificabile.

Nel presente articolo si esaminano le sure (capitoli e versi) relative alla creazione del mondo, seguendo un probabile ordine cronologico della rivelazione. Tali sure dovrebbero dimostrare, come credono molti musulmani, la pretesa impeccabile veridicità e conoscenza scientifica contenuta nel Corano, che sarebbe privo di tortuosità (sura 18,1). In realtà, le sure e i versi si presentano al lettore in modo sconnesso e disarmonico, con affermazioni vaghe, ripetitive, incoerenti, contraddittorie, ambigue, che danno adito ai propagatori del mito miracolistico del Corano d’interpretarlo con forzature che ampliano oltre misura il significato originario del testo, leggendo inesistenti anticipazioni sulle moderne scoperte della scienza. Si è arrivati persino ad affermare che se i principi scoperti dalla scienza non collimano con i precetti del Corano, vanno respinti, perché sono certamente non rispondenti a verità. Il musulmano di cieca fede religiosa e di scarso senso critico, ragiona, purtroppo, con il metro e la logica del Corano, piuttosto che con la sua testa, scevra da pregiudizi precostituiti.



                  


COMMENTO ALLE SURE DEL PERIODO MECCANO



Allah è il signore dei mondi (sura 1,2) e della stella Sirio (sura 53,49).

In quali mondi si applica la sua signoria? In quello degli uomini, dei demoni o degli angeli? O anche su altri mondi abitati da esseri viventi, di cui s’ipotizza l’esistenza nel firmamento? Allah non lo specifica. Quanto alla stella Sirio, essa era particolarmente adorata dagli arabi pagani.

Allah giura per i pianeti che passano e che si occultano (sura 81,15-16).

Allah giura per il sole, la luna, il cielo che ha edificato e per la terra che ha disteso (sura 91,5-6).

Frequenti sono i giuramenti di Allah nel testo coranico. Perché, per avallare ciò che dice, giura sulle cose di cui egli stesso dichiara di esserne l’artefice? Forse, per rendersi più credibile? I suoi giuramenti, in verità, non provano affatto che Egli sia e che sia anche il creatore degli astri.

L’autore del Corano crede che la terra sia piatta, distesa, ferma; quindi, che abbia un termine. I diversi vocaboli, che descrivono la forma della terra nella sura in questione e in altre simili (cfr. sure 88,20; 79,27-30; 78,6; 71,19; 51,48; 50,6-7; 43,10; 20,53; 15,19;13,3; 2,22), hanno tutti il significato di “piatto”; dunque, chi è in errore: la scienza o il Corano? In realtà, a Maometto la terra poteva sembrare piatta, ma non anche a Colui che si crede che l’abbia creata.

Per il glorioso Corano (sura 50,1.6-11.38), abbiamo edificato e abbellito il cielo, senza alcuna fenditura (o crepa o spaccatura), abbiamo disteso la terra, abbiamo infisso le montagne e fatto scendere dal cielo un’acqua benedetta per far germogliare le piante a sostentamento dei nostri servi (gli uomini). Creammo i cieli, la terra e quello che vi è frammezzo in sei giorni, senza fatica alcuna (Allah non riposò il settimo giorno, come il Dio biblico).

Allah parla in prima persona plurale (plurale maiestatico?) e giura sul Corano per sancire la sua verità su cose che Lui afferma di esserne il creatore. Sulla terra a forma piatta ha infisso le montagne per renderla stabile (ma non lo è). Crede (Allah o l’autore del Corano?) che il cielo sia un oggetto fisico con una reale superficie (che potrebbe spaccarsi), paragonata a un tetto ricoprente la terra immobile (ma non lo è). Dal cielo Egli fa scendere acqua benedetta per vivificare la terra. Poi aggiunge che ha creato i cieli (ma quanti ce ne sono?), la terra e gli astri in appena sei giorni, senza che il lavoro creativo l’abbia affaticato (a differenza di JHWH, il dio biblico dal nome impronunciabile, che riposò dopo sei giorni di faticoso lavoro).

L’ora si avvicina e la luna si spacca (sura 54,1).

Presunto miracolo che sarebbe avvenuto durante la vita del Profeta (Bukhari, vol.4, lib.56, n.830-832; vol.6, lib.60, n.388). In realtà, il Corano (sure 10,20; 6,37; 29,50; 13,7.27) nega che Maometto possa compiere miracoli (segni). Sono invece segni visibili di Allah la creazione (45,3) e lo stesso Corano (29,51), Verbo sacrosanto di Allah, perciò inimitabile e immodificabile (sure 2,23; 10,38; 11,13; 17,88; 52,34).

Il Signore dei mondi ha creato in sei giorni i cieli e la terra (in realtà, secondo le moderne teorie scientifiche, ci sono voluti miliardi e miliardi di anni). Ha coperto i giorni con la notte ed essi si susseguono instancabilmente. Tutti gli astri sono sottomessi al suo comando. Invia i venti, che recano una nuvola pesante, da cui fa discendere l’acqua vivificatrice (sura 7, 54.57).

L’autore del Libro sacro fa esprime Allah in terza persona singolare, anziché in prima persona (il che fa dubitare sull’autenticità della rivelazione). La creazione in sei giorni è ribadita nelle sure 10,3 e 11,7. In seguito, però, con la sura 41,9-12, Allah rivela, contraddicendosi, che la creazione è avvenuta in otto giorni. Egli crea prima la terra in due giorni, poi la vivifica in quattro giorni di ugual durata, quindi si rivolge al cielo, che era fumo, e alla terra già creata e vivificata, comandando loro di venire, ubbidienti.  In successivi due giorni crea i sette cieli, assegnando a ciascuno la sua funzione, abbellendo il cielo più vicino di luminarie. Che la terra l’abbia creata prima dei cieli, è confermato nella sura 2,29, in contraddizione con la precedente sura 79,27-32. Quanto ai fenomeni dei venti e dell’accumulo di nuvole, essi non dipendono dalla volontà di un essere divino.

Gloria a colui che ha creato il sole che corre (cioè si muove) verso la sua dimora: questo è il decreto di Allah; … che ha assegnato le fasi alla luna. …Ciascuno (sole e luna) vaga nella sua orbita (traiettoria); (cfr. sura 36,36-40).

La dimora verso cui corre il sole, secondo le credenze della tradizione musulmana, è il Trono di Allah, dove si prosterna e chiede il permesso di risorgere (Sahih al-Bukhari, vol.4, lib.54, n.441; vol.6, lib.60, n.327; vol. 9, lib.93, n.520 e n.528). L’orbita (apparente) del sole implica (erroneamente) l’immobilità della Terra. L’autore dimostra di parlare come un qualsiasi spettatore che osserva il fenomeno del movimento (apparente) del sole da un luogo sulla Terra. Ciò appare evidente nella sura 18,86.90, in cui è scritto che Alessandro il Grande (il Bicorne) raggiunse il luogo dove il sole tramontava in una sorgente ribollente e che di lì raggiunse il luogo dove il sole sorgeva su di un popolo (luoghi estremi a Occidente e a Oriente, entrambi inesistenti sulla Terra, dove il sole appare inabissarsi in uno e sorgere in un altro). Uguali concetti sono espressi sia nella sura 6,75-78, dove Abramo vede sorgere e tramontare stelle, luna e sole, sia in altre sure (cfr. sure 2,258; 18,17; 20,130; 39,5). In realtà, il sole che tramonta all’orizzonte, non scompare in un luogo sulla Terra, ma prosegue la sua orbita, illuminando la superficie dell’altra metà del globo terrestre. Ne consegue che due persone, che si trovano in luoghi opposti di osservazione sul globo terrestre, vedranno, l’una il sole tramontare all’estremo ovest, l’altra il sole sorgere all’estremo est.


Nel giorno del giudizio le nuvole del cielo si apriranno e scenderanno rapidamente gli angeli (sura 25, versetto 25). Non hai visto come distende l’ombra il tuo Signore? Se avesse voluto, l’avrebbe fatta immobile. Invece facemmo (Lui insieme ad altri?) del sole il suo riferimento (versetto 45). (In realtà, l’ombra è determinata dalla rotazione della terra intorno a se stessa e alla sua orbita intorno al sole). Egli invia i venti e… facciamo (Lui insieme ad altri?) scendere dal cielo un’acqua pura per vivificare la terra (versetti 48-49). Allah ha fatto confluire le due acque: una dolce e gradevole, l’altra salata e amara, e ha posto tra loro una zona intermedia, una barriera insormontabile (non c’è barriera invalicabile alle foci dei fiumi, ma soltanto mescolamento di acque, osservabile fin dall’antichità) e dall’acqua ha creato una specie umana (versetti 53-54). (L’ipotesi che sia la sostanza acqua il principio unico, archè, da cui sorgerebbe la vita, fu già individuato dal filosofo Talete milleduecento anni prima di Maometto). Egli in sei giorni ha creato i cieli (quelli ipotizzati nel sistema tolemaico?) e la terra e quello che vi è frammezzo e, quindi, si è innalzato sul Trono (versetto 59). Benedetto Colui (è Maometto che parla?) che ha posto in cielo le costellazioni, un sole e una luna che rischiara (che la luna rifletta la luce solare, era già noto ad Aristotele, osservando le ombre proiettate dalla terra sulla luna durante un’eclissi). Egli è Colui che ha stabilito l’alternarsi del giorno e della notte (versetti 61-62). 

Allah manda i venti che sollevano nuvole per ridare vita alla terra. Egli fa sì che la notte segua il giorno e il giorno la notte. Egli ha sottomesso il sole e la luna, che orbitano fino a un termine stabilito. Egli solamente può trattenere i cieli e la Terra affinché non sprofondino (sura 35,9.13.41).

L’autore del Corano crede che il cielo e la terra non si spostino da dove sono, cioè che siano stazionari e che solamente il sole si muove fino a un termine sulla terra. In realtà la terra ruota intorno a sé e intorno al sole (moto di rivoluzione). Il sole e tutto il sistema solare orbitano intorno al centro della galassia di appartenenza (la c.d. “Via Lattea”) per effetto dell’attrazione gravitazionale causata dalla rotazione della medesima galassia.

 Allah vi ha dato la terra come culla e dal cielo fa scendere l’acqua che vivifica (sura 20,53).

L’autore paragona insistentemente la terra a una culla (o tappeto), quindi la considera piatta e immobile.

Siamo noi (noi chi?) che facciamo scendere dalla nuvola l’acqua che bevete. Se volessimo, la renderemmo salmastra (sura 56,68-70).

Allah ha creato i cieli e la terra e dal cielo ha fatto scendere un’acqua vivificatrice. Ha fatto della terra uno stabile rifugio e vi ha posto immobili montagne e ha stabilito una barriera tra le due acque. Ha fatto gli uomini luogotenenti sulla terra (sura 27,60-62).

L’autore del Corano non spiega il fenomeno che causa la caduta della pioggia. Continua a considerare la terra come una stabile dimora (quindi, immobile) e crede che vi sia una barriera che separa le acque dolci dalle salate, anziché un mescolamento delle acque medesime.

Allah in sei giorni creò il cielo e la terra (ciò contraddirebbe la più accreditata teoria scientifica del “Big Bang”), quindi s’innalzò sul trono a governare ogni cosa. Egli ha fatto del sole uno splendore e della luna una luce, e ha stabilito le fasi della luna per far conoscere agli uomini il numero degli anni e il computo. Nell’alternarsi del giorno e della notte e in ciò che Allah ha creato nei cieli e sulla terra ci sono segni per genti che lo temono (sura 10,3.5-6).

In verità ponemmo costellazioni nel cielo e abbiamo disteso la terra e infisso le montagne. Mandammo i venti, portatori di fertilità, e dal cielo facemmo scendere l’acqua, che gli uomini non saprebbero conservare (sura 15,16.19.22).

La terra, in realtà, non è piatta, né le montagne infisse in essa la rendono immobile. I fenomeni naturali non sono segni sufficienti per dimostrare in modo incontrovertibile l’esistenza di un creatore extragalattico.

Allah fende il cielo all’alba. Della notte fa un riposo, del sole e della luna una misura del tempo. Ecco il decreto dell’Eccelso, del Sapiente (ipse dixit!). Egli ha fatto le stelle per gli uomini, affinché per loro tramite si dirigano nelle tenebre per la terra e per il mare (sura 6,96-97).

Allah è unico Signore dei cieli e della terra e di quello che vi è in mezzo. Egli è il Signore degli Orienti. Abbiamo (dunque, non sarebbe l’unico Dio?) ornato di stelle il cielo più vicino per proteggerlo contro ogni diavolo ribelle. Costoro non potranno origliare il Supremo Consesso. Saranno bersagliati (con le stelle a mo’ di dardi, cfr. sure 15,18 e 67,5) da ogni lato e scacciati, avranno il castigo perpetuo (sura 37,4-10).

Le stelle, il sole e la luna non sono, come lascia intendere il Corano, alla medesima distanza nel “cielo più vicino”. In questa sura le stelle non servono solo a decorare il cielo, ma sono anche segni per guidare nella notte i viaggiatori e, all’occorrenza, servono anche come missili per colpire i diavoli. Ciò è assurdo, se interpretato alla lettera, come pretenderebbe l’ortodossia islamica.

Allah ha creato i cieli senza pilastri, ha infisso le montagne sulla terra, perché altrimenti si sarebbe mossa e gli uomini con essa. Abbiamo (con chi?) fatto scendere un’acqua dal cielo. Ha fatto sì che la notte e il giorno si susseguono e ha sottomesso il sole e la luna, che procedono nel loro corso fino a un termine stabilito (sura 31,10,29).

Allah, come in altre sure, si esprime in prima e terza persona singolare e in prima plurale, mettendo in dubbio l’autenticità della rivelazione. L’autore del Corano riafferma precedenti concetti e specifica che Allah ha infisso le montagne sulla terra per non farla muovere, evitando danni agli uomini. In realtà, Allah non pare informato sugli ingenti danni, anche in vite umane, prodotti da terremoti e maremoti. La terra, e tutto ciò che vi si trova sopra, non è in nessun modo immobile, né piatta. Essa è scossa da terremoti, ruota intorno al proprio asse e gravita attorno al sole.

Non vedono gli uomini quello che c’è in cielo e sulla terra? Se volessimo, li faremmo inghiottire dalla terra o faremmo cadere su di loro brandelli di cielo. In ciò vi è un segno per ogni servo pentito (sura 34,9).

Il cielo non è un oggetto solido o liquido che Allah sostiene per non farlo cadere sulla terra. Questa, inoltre, ha una superficie solida sopra un fluido viscoso in movimento (scorrimento delle zolle o placche tettoniche).

Allah ha creato i cieli e la terra. Arrotola la notte sul giorno e viceversa. Il sole e la luna (Allah) ha costretto fino a un termine stabilito. Ha fatto scendere l’acqua dal cielo e poi l’ha guidata, sulla terra, verso fonti sgorganti (sura 39,5.21).

L’autore continua a vedere il sole e la luna muoversi, mentre la terra gli appare ferma e stabile, sulla quale l’acqua piovana scende “guidata” (cioè, senza provocare danni?).

Allah ha concesso agli uomini la terra come stabile dimora e il cielo come un tetto (sura 40,64).

L’autore del Corano continua a considerare (erroneamente) la terra come una stabile dimora (cioè immobile, fissa e senza movimenti tellurici) e il cielo come un tetto (cioè una copertura protettiva, fissa), su cui Allah ha appeso le stelle come lampade.

Allah ha creato la terra in due giorni. Egli è il Signore dei mondi. Ha infisso sulla terra le montagne e in quattro giorni di ugual durata ha distribuito gli alimenti necessari alla sopravvivenza. Poi si rivolse al cielo che era fumo (cioè una sostanza informe, primordiale; concetto già presente nel pensiero greco) e disse a quello e alla terra (che non poteva coesistere con la massa fumosa del cielo) di venire entrambi per amore o per forza. Risposero “Veniamo obbedienti!” (Assurdo pensare che cielo e terra abbiano cervello e voce e che la terra esista nello stesso tempo in cui l’universo esiste come massa gassosa). Stabilì in due giorni i sette cieli (concezione mitica, secondo cui il primo cielo sarebbe il sole, cui seguono quelli della luna e dei pianeti Mercurio, Venere, Marte, Saturno, Giove) e a ogni cielo assegnò la sua funzione. Abbellimmo (con chi?) il cielo più vicino di luminarie (cioè stelle, sole, luna tutte poste alla medesima distanza?) e di una protezione (quale?). Questo (ipse dixit!) è il decreto dell’Eccelso, del Signore (sura 41, 9-12).

L’universo in origine era pura energia: non è iniziato da un vortice di gas (il fumo, idea già presente nella filosofia greca). I pianeti derivano da ammassi gassosi di stelle, che sono poi esplose. Allah crea prima la terra in due giorni, in quattro giorni crea il necessario per la sopravvivenza, dopo crea il cielo dal fumo e lo avvicina alla terra, poi crea i sette cieli, assegnando a ciascuno la sua funzione, infine abbellisce il cielo più vicino di luminari (tutto ciò è assurdo, dal punto di vista della scienza astronomica). L’autore ripete l’errata e ingenua concezione dell’ordine della creazione secondo il libro biblico “Genesi”. In esso si spiega che la creazione avvenne in sei e non in otto giorni, come invece riporta la sura in questione (peraltro in contraddizione con le precedenti sure 7,54; 10,3; 11,7, in cui l’autore del Corano afferma che la creazione avvenne in sei giorni).

Allah ha creato i cieli; della terra ha fatto una culla e ha tracciato i sentieri, affinché possiate guidarvi. Dal cielo ha fatto scendere con misura un’acqua vivificatrice (sura 43,9-11).

L’autore del Corano ripete il concetto che la terra è piatta come una culla (o tappeto) e afferma (erroneamente) che l’acqua scende dal cielo con misura per irrigare la terra. Forse non aveva esperienza dei danni causati dalle alluvioni.

Nell’alternarsi della notte e del giorno, nell’acqua che Allah fa scendere dal cielo e per mezzo della quale vivifica la terra, ci sono segni per quelli che ragionano. Allah creò i cieli e la terra, affinché ogni uomo sia compensato per quello che avrà fatto (sura 45,5.22).

 Creammo i cieli e la terra e quel che vi è frammezzo con verità e fino a un termine stabilito (sura 46,3).

Allah giura per il cielo solcato di percorsi. Lo abbiamo costruito con la nostra potenza e lo estendiamo nell’immensità. La terra l’abbiamo ben distesa (cioè allungata e piatta); (sura 51,7.47-48).

Che il cielo si estenda nell’immensità, non significa che l’autore abbia il concetto di “universo in espansione” (secondo una moderna teoria oggetto di dibattito). “Cielo” può significare l’atmosfera che circonda la terra; oppure lo spazio in cui si muovono gli astri; oppure, secondo la concezione tolemaica, ciascuna delle sfere celesti (sette o otto); oppure il Regno di Allah. A quale significato di “cielo” si riferisce l’autore del Corano?

Quando (Alessandro Magno) giunse all’estremo occidente, vide il sole che tramontava in una sorgente ribollente (cioè in un luogo estremo sulla terra) e nei pressi c’era un popolo. E quando giunse, per un’altra via, dove sorge il sole, trovò che sorgeva su un popolo privo di riparo (sura 18,86.89-90).

Questi versi riflettono storie di antichi miti e la credenza che il sole si muove, tramontando e sorgendo su luoghi estremi della terra, creduta piatta e immobile. Circa la convinzione che il sole sorge a Oriente e tramonta verso Occidente, perché così appare a un osservatore sulla terra, cfr. la sura 2,258, in cui si sfida chi si crede più potente di Allah a far nascere il sole a ponente. Circa la credenza che il sole orbita verso la sua dimora per volere di Allah, prostrandosi davanti al suo trono per chiedere il permesso di risorgere, cfr. sure 36,38; 7,54 e altre simili, nonché Abu-Dharr, V.6, L.60, n.326.

I miscredenti non riflettono né come è stato elevato il cielo né come sono state infisse le montagne né come è stata distesa (cioè allungata) la terra (sura 88,19-20). 

Allah ha messo a disposizione degli uomini la notte e il giorno, il sole e la luna. Le stelle sono sottomesse al suo ordine. Egli ha messo a disposizione il mare, ha infisso sulla Terra le montagne, affinché non oscilli sotto di voi, ha disposto fiumi e sentieri affinché non vi smarriate e ha stabilito le stelle come punti di riferimento e guide (sura 16,12-16).

L’autore del Corano crede che Allah abbia infisso le montagne sulla Terra per non farla oscillare. In realtà, le montagne si formano a causa dell’attività vulcanica o per effetto dello scontro tra zone tettoniche. Il lento movimento della superficie terreste causa i terremoti, spesso devastanti.

Allah ha creato sette cieli sovrapposti e della luna ha fatto una luce e del sole un luminare. Ha fatto sorgere gli uomini dalla terra come piante e da essa li fa risorgere. Ha fatto della Terra un tappeto per voi (sura 71,15-20).

L’autore del corano crede che vi siano sette cieli sovrapposti (cioè sette cupole una sopra l’altra) a copertura della Terra, che paragona a un ampio tappeto. L’estensione dei cieli nell’immensità, come recita la precedente sura 51,47, ricalca il modello della teoria tolemaica, diffusa ai tempi di Maometto.


       

COMMENTO ALLE SURE DEL PERIODO MEDINESE



Allah ha messo a disposizione degli uomini il sole e la luna, che gravitano con regolarità, e la notte e il giorno (sura 14,33).

L’autore del Corano crede, erroneamente, che sia la gravitazione del sole e della luna a separare il giorno dalla notte.

I cieli e la terra formavano una massa compatta (originata da chi e da che cosa?). Poi li separammo (in che modo?) e traemmo dall’acqua ogni essere vivente (i demoni però, pur essendo esseri viventi, secondo l’autore del Corano, furono creati dal fuoco di un vento bruciante; cfr. sura 15,27). Abbiamo infisso sulla terra le montagne, affinché non oscilli e coinvolga gli uomini. Del cielo abbiamo fatto una volta sicura (un tetto). Allah ha creato la notte e il giorno, il sole e la luna: ciascuno naviga nella sua orbita (il sole non ha un’orbita indipendente né tantomeno gira intorno al pianeta Terra); (sura 21,30-33).

La terra (che non è separata dall’universo, ma ne è parte) si è formata dalla nebulosa solare; di questa s’ipotizza la non diretta derivazione dal modello c.d. “Big Bang” (cioè l’esplosione iniziale che avrebbe originato l’espansione dell’universo). Il modello teorico del “Bing Bang” (esplosione originaria) non implica necessariamente l’esistenza di un creatore, immateriale e atemporale. Tale modello, peraltro, cerca di spiegare l’espansione dell’universo, piuttosto che la causa della sua origine e, tantomeno, il perché dell’esistenza del mondo e della vita. Prima del supposto “Big Bang”, cioè dell’esplosione che sarebbe avvenuta circa una ventina di miliardi fa, la fisica non ha informazioni. Cosa ci fosse prima dell’esplosione della materia è un mistero per la scienza, non per la religione, fondata sulla fede nelle Sacre Scritture, piuttosto che sull’osservazione fondata sul metodo scientifico. Il sole, secondo un’accreditata teoria, è nato dal collasso gravitazionale della nebulosa solare. Dopo la formazione del sole, il materiale in eccedenza, aggregandosi, ha formato i pianeti. Quanto alle montagne, esse sono originate dallo scontro di placche tettoniche o da eruzioni vulcaniche.

Facemmo scendere l’acqua dal cielo in quantità misurata (purtroppo ciò non sempre è vero) e la mantenemmo sulla terra, anche se abbiamo la capacità di farla sparire. Allah è il Signore dei sette cieli, il Signore del trono sublime (sura 23,18-19.86).

 Benedetto colui che ha creato sette cieli sovrapposti, senza che tu veda alcun difetto (fenditura) nella creazione. Abbellimmo di luminare il cielo più vicino e ne abbiamo fatti strumenti per lapidare i demoni, destinati alla fiamma dell’Inferno (assurdo credere che Allah lanci stelle o meteore come missili per lapidare inesistenti demoni); (sura 67,3-5).

L’autore del Corano conferma la creazione di sette piani di cielo, senza alcun difetto o spaccatura, il primo dei quali, più vicino, è abbellito con luminarie, che, secondo la rivelazione di Allah, sarebbero strumenti per lapidare i demoni (cfr. sure 15,18 e 37,10). Tutto ciò, dal punto di vista astronomico, è del tutto falso.

Un giorno dura cinquantamila anni (in contraddizione con le sure 32,5 e 22,47, dove si afferma che un giorno dura 1000 anni). Allah, Signore degli Orienti e degli Occidenti, giura su se stesso, dichiarando (con il plurale “Noi”) di avere immenso potere (70,4.40).

Facemmo della terra una culla e delle montagne pioli. Costruimmo sopra di voi sette solidi cieli e vi ponemmo una lampada ardente. Facciamo scendere dalle nuvole un’acqua abbondante e vivificante (sura 78,6-7.12-14).

L’autore del Corano conferma che sulla terra, considerata piatta come un letto, sono infisse le montagne per stabilizzarla (ciò è falso). La Terra sarebbe copertura da sette cieli (ciò è falso).

Allah ha edificato il cielo, ne ha innalzata la volta e le ha dato perfetta armonia, ha fatto oscura la sua notte e ha fatto brillare il chiarore del suo giorno. Dopo di ciò ha esteso la terra, ne ha tratta l’acqua e ha ancorato le montagne alla terra (sura 79,27-32).

 Allah ha creato i cieli e la Terra e tutto ciò che vi è frammezzo per un termine stabilito. Il cielo e la Terra si tengono ritti per ordine suo. Invia i venti che sollevano una nuvola, la distende nel cielo e la frantuma, dai suoi recessi fa uscire gocce che cadono su chi vuole tra i suoi servi (sura 30,8.25.48).

 Egli è colui che della terra ha fatto un letto e del cielo un edificio, da cui fa scendere l’acqua che vivifica. Egli ha creato per voi tutto quello che c’è sulla terra. Poi si è rivolta al cielo e lo ha ordinato in sette cieli. Egli è il creatore dei cieli e della terra; quando vuole una cosa, dice “sia” ed essa è (sura 2, 22.29.117).

L’autore del Corano conferma che la terra è piatta, confortevole come un letto e che il cielo è stato edificato come un tetto a copertura della terra. Poi, in contraddizione con la precedente sura 79,27-32, afferma che Allah ha creato prima la terra, poi ha edificato il cielo, disponendolo in sette piani di cielo (tutto ciò è falso).

In verità, proponemmo ai cieli, alla terra e alle montagne la responsabilità della fede, ma rifiutarono e ne ebbero paura, mentre l’uomo se ne fece carico, ma continua a essere ingiusto e ignorante (sura 33,72).

Assurdo credere che Allah abbia proposto ai cieli, alla terra e alle montagne, cioè a cose inanimate, prive di cervello e di sentimenti, la responsabilità della fede, e che tali cose, inanimate, abbiano rifiutato per paura. L’uomo, invece, pur accettando il gravoso peso dell’alleanza con Dio, continua a essere ingiusto e ignorante. In verità, moltissimi uomini non credono in enti divini né hanno con taluni di essi stipulato patti. Quanto all’ignoranza, si cerca di rimediare mediante la faticosa acquisizione della conoscenza concreta.

Allah ha innalzato i cieli senza pilastri visibili e si è innalzato sul trono. Ha sottomesso il sole e la luna, ciascuno in corsa verso il suo termine stabilito. Egli dirige ogni cosa. Il tuono lo glorifica e lo loda…(Allah) scaglia i fulmini e colpisce chi vuole. Ha disteso la terra, vi ha posto montagne e fiumi e fa sì che la notte copra il giorno. Allah è il creatore di tutte le cose. Egli fa scendere l’acqua dal cielo (sura 13,2-3.16-17).

L’autore crede che vi siano molti cieli a mo’ di cupole, sorrette da invisibili pilastri, che coprono la terra immobile, mentre il sole e la luna orbitano fino a un termine stabilito. In realtà, la luna orbita intorno alla Terra. Questa ruota intorno al proprio asse e, assieme alla luna, orbita intorno al sole. Il tuono, che è il rumore provocato dal fulmine, quindi è un effetto collaterale di questo, è personificato in un’entità indipendente (forse un angelo) al servizio di Allah. I fulmini li scaglia direttamente Allah per colpire chi vuole (cosa assolutamente non vera).

Il Compassionevole fa muovere il sole e la luna secondo calcolo preciso. A Lui si prosternano le stelle (al tramonto). Ha elevato il cielo e disposto la terra per le creature, il Signore dei due Orienti e dei due Occidenti (sono due, uno in autunno e uno in primavera, rispetto al moto apparente del sole). Ha lasciato liberi i mari affinché si incontrassero. Fra loro vi è una barriera che non possono oltrepassare. Per varcare i limiti dei cieli e della terra occorre il permesso d’Allah (sura 55,1-33).

Allah ha creato sette cieli (!)e altrettante terre (!) e il suo ordine scende tra di loro. Allah è onnipotente e abbraccia nella sua scienza ogni cosa (sura 65,12).

Allah alterna la notte e il giorno. Dall’acqua ha creato tutti gli animali (sura 24,44).

Davanti ad Allah si prosternano tutti coloro che sono nei cieli e tutti coloro che sono sulla terra e il sole e la luna e le stelle e le montagne e gli alberi e gli animali e molti tra gli uomini. Un solo giorno presso Allah vale come mille anni. Egli trattiene il cielo dall’abbattersi sulla terra senza il suo permesso (sura 22,18.47.65).

Presso Allah (cioè nel suo Libro, archetipo celeste), il computo dei mesi è di dodici mesi lunari. Quattro mesi sono sacri (sura 9,36).

L’autore del Corano crede che il cielo (ce ne sarebbero sette) sia una dura, pesante materia che potrebbe sfaldarsi, se Allah (bontà sua!) non la trattenesse per non farla cadere sulla terra (cioè sulle sette terre, essendo sette i cieli), causando gravi danni. Che vi siano sette cieli (sura 67,3-5), uno sopra l’altro, ciascuno con una sua funzione (sura 41,12), e che in ciascun cielo vi siano altrettante terre, è una credenza superstiziosa dei tempi in cui è vissuto Maometto e trasfusa da lui nel Corano.





CONCLUSIONE




Il Corano non presenta alcuna conoscenza anticipata della scienza moderna, anche se chiama segni divini i fenomeni naturali osservabili da chiunque e già noti agli antichi filosofi.

Nella sura 13,13, l’autore del Corano, come già detto, personifica il tuono che, insieme agli angeli, adora e teme Allah. L’Onnipotente, al pari di Giove tonante e fulminante, scaglia i fulmini e colpisce chi vuole. Il tuono, in realtà, è l’effetto dell’onda sonora prodotta dal fulmine e non dipende dalla volontà di Allah.

E’ da escludere che le affermazioni contenute nel Corano riflettano una specifica conoscenza del ciclo dell’acqua (evaporazione, formazione di nubi, piogge, irrigazione della terra e alimentazione delle sorgenti). Il Corano, infatti, non descrive la causa della formazione di nubi (cioè il rapporto tra i raggi del sole e l’effetto dell’evaporazione, fenomeno non osservabile direttamente). L’attribuzione divina della caduta dell’acqua è dovuta alla scarsa conoscenza del fenomeno naturale. Gli autori della Bibbia, invece, dimostrano di avere avuto più intuito di Maometto. Il profeta Amos (5, 8), infatti, dice che Jahvè chiama le acque dal mare e le riversa sulla faccia della terra. Isaia (55, 10) dice che pioggia e neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver prima irrigato la terra. Giobbe (36, 27-28) precisa che Dio attira le gocce d’acqua, che si condensano in vapore per la pioggia, che le nubi riverseranno sulla terra.

Novecento anni prima di Maometto, l’astronomo greco Aristarco di Samo, basandosi sulle osservazioni e la trigonometria (non su rivelazioni divine), aveva scoperto che la terra era simile a una sfera che orbita intorno al sole e che le stelle fisse, rispetto all’orbita annuale della terra, erano a una distanza infinitamente superiore a quella del sole. Prima di lui, Eraclide Pontico aveva ipotizzato la rotazione della terra intorno al proprio asse, da occidente a oriente, e l’orbita di Venere e Mercurio intorno al sole e non intorno alla terra. Lo stesso Giobbe (26, 7) aveva intuito che Dio distende il settentrione sul vuoto e tiene sospesa la terra sul nulla. Fu Aristotele a dimostrare la sfericità della terra, osservando l’ombra che essa proiettava sulla luna durante un’eclissi.

Quanto poi alle montagne, che Allah avrebbe infisso come pioli sulla terra per impedire il movimento della crosta terrestre, ciò è del tutto falso, dato che i terremoti e la deriva dei continenti smentiscono l’asserzione coranica.

Gli errori scientifici del Corano, giacché rispecchiano il livello di conoscenze della cultura del VII secolo, confermano l’origine umana e non divina del testo coranico, sacralizzato dall’irrazionalismo religioso, che fatica a reinterpretare la fede a fronte dell’evidenza delle scoperte scientifiche. Quantunque sia apprezzabile la qualità poetica del Libro, non altrettanto può affermarsi circa le presunte verità e le pretese scientifiche.

Del resto, è palese l’immodestia dell’autore del Corano, che ha la pretesa di credere che tra i diversi popoli della terra la migliore comunità sia quella musulmana (sura 3,110). Di tutta la creazione, invece, i miscredenti sono ritenuti i più abbietti (98,6). La tradizione islamica (Sunnah), infatti, nega la libertà di coscienza, considerata disgregatrice dell’unità della fede nella comunità dei credenti (Ummah), e condanna alla pena capitale l’apostata (la libertà religiosa è tuttora argomento controverso nei paesi islamici). Dove essa è formalmente proclamata (con l’eccezione dell’Arabia Saudita e, in parte, dell’Iran, del Sudan, della Libia e di altri stati), nella pratica non si difende, contrastando il fanatismo dei teologi radicali, manipolatori delle masse e del Corano (di cui ogni parola, giacché supposta dettata da Allah, si fa credere immutabile e valida per chiunque in ogni tempo e luogo). I militanti islamici radicali trovano ispirazione alla loro perversa ideologia dai numerosi versi del Corano, che inneggiano alla Jihad, la lotta santa contro gli infedeli, messa in atto mediante subdoli attentati e intimidazioni finalizzate a tacitare le critiche. Il fine dell’Islam radicale è la sottomissione alla “legge sacra” di tutti i popoli della terra. L’intolleranza dell’islamismo radicale soffoca le tante voci moderate e modernizzatrici all’interno della comunità musulmana. Sottovalutare l’evidenza e l’invadenza dell’islamismo nei vari paesi del mondo, il loro rifiuto a una pacifica convivenza e integrazione con altre diverse culture, è un atteggiamento rinunciatario e irresponsabile, che apre la strada a una lenta ma inesorabile sottomissione e disgregazione dei valori dell’Occidente, sedotto dall’ideologia del multiculturalismo. Ed è proprio sul terreno della libertà religiosa che i musulmani radicali, emigrati nei paesi non islamici, impongono le loro condizioni e i loro valori assolutizzanti, conformi ai dettami del Corano, minacciando le libertà costituzionali dei paesi ospitanti.

Lucio Apulo Daunio



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