sabato 18 febbraio 2012


QUANDO DIO SCOMPARIRA’ DAL MONDO

Dio scomparirà dal mondo quando scomparirà l’uomo




Chiedersi se Dio esista non ha senso, poiché sul concetto ipotetico “esistenza di Dio” nessuno ha conoscenze e certezze assolute. Né è possibile verificare l’esistenza di un supposto ente invisibile (Gv 1,18) e inaccessibile, che nessun uomo ha mai visto né potrà mai vedere (1 Tm 6,16), anche se la fede induce a credere in ciò che riporta la Bibbia, cioè che Giacobbe vide Elohim faccia a faccia (Gn 32,31; 35,9), che Mosè parlava con l’Altissimo faccia a faccia (Es 33,11), che Isaia vide Jahvè con i suoi occhi (Is 6,5).

Secondo la teologia negativa di Dionigi l’Areopagita, di Dio possiamo conoscere ciò che non è. Giambattista Vico notava che se Dio né parla né risponde né si mostra quando si invoca, Dio non esiste. Unica conoscibile verità è la storia dell'uomo (verum ipsum factum). Se Dio non si manifesta, Dio è il Nulla. Dio, perciò, è un concetto astratto, una supposta realtà, elevata a entità trascendente, inventata dal bisogno dell’uomo di avere un patrono in cui cercare conforto e tutela dal timore dei mali del mondo e della vita. Dio, dunque, è un’entità immaginaria, che la mente umana ha sublimato in un essere superiore, perfettissimo, onnipotente, onniscente. Dio, insomma, è un bisogno indotto dalla fragilità della natura umana.

Le istituzioni religiose, facendo leva sull’angoscia esistenziale e sulla naturale paura dell’ignoto, perpetuano l’illusoria credenza dell’esistenza di Dio, proponendolo come scopo ultimo della vita umana transeunte. Il credente, che professa la religione cristiana, invoca Dio per essere liberato dai nemici e soprattutto dagli atei: gente non santa, profana, immorale, inclina a commettere frodi e nequizie (salmo 43). Tutto ciò che non è di Dio, affermano i cristiani, è di Satana, astratta personificazione del male. Gli atei, in verità, sono persone intelligenti, portatori di un umanesimo razionale, indipendente dalle fedi, dalle chiese e dal fanatismo religioso. Gli atei non vogliono avere nulla a che fare né con Satana né con Dio né con i suoi (spesso indegni) sedicenti rappresentanti sulla Terra. Il male, in vero, non è la negazione di Dio ma la negazione della libertà e della dignità dell’uomo, calpestata, come la storia documenta, dal dogmatismo religioso e dall’oppressione clericale. Certi vicari di Cristo, piuttosto che annunciare l’immane tragedia dell’ateismo, che, sciogliendo la fede, fa precipitare l’uomo nel vuoto del nichilismo, rammentino l’atroce tragedia della santa (!) inquisizione, vergogna della cristianità, che per cinque secoli ha torturato e bruciato chi non si conformava all’ortodossia del credo cattolico romano. Sant’Agostino, secoli prima, quando il cristianesimo divenne unica e incontestabile religione di stato, arrivò persino a giustificare lo sterminio degli eretici, ritenendolo non un omicidio, giacché – a suo dire - non si uccideva la persona, bruciandola viva sul rogo, ma il male che in lui allignava. Bernardo, il santo dei Cavalieri Templari, predicatore della seconda crociata contro l’Islam, riprendendo la tesi di Agostino, giustificherà l’uccisione dei musulmani. Non gli atei o gli eretici, ma la santa (!) Chiesa, vissuta per secoli nell’ignominia, deve rispondere dei crimini commessi contro l’umanità nel nome di un Dio ignoto. Un Dio, come quello ebraico–cristiano, descritto nella Bibbia (Antico e Nuovo Testamento), che incita a sterminare popoli e invoca maledizioni, non può essere uno stinco di santo. Che tipo di santità è quella professata da un Dio vendicativo, spietato, sanguinario, che impreca e maledice, che predilige un solo popolo, che onora solo chi lo onora e castiga chi lo disprezza, che esorta a compiere stragi, che beatifica uccisioni di pargoli (Salmo 137,9), che incute terrore e che minaccia chi non crede in lui? Questo Dio è un criminale. Questo Dio, peraltro, non mantiene ciò che promette: né il regno messianico della pace, dove il lupo abiterà insieme all’agnello (Isaia 11,1-9), né il regno universale di Jahvè (Michea 4,1seg), dove non si eserciterà più la guerra. Le illusorie promesse del Dio giudaico-cristiano sono un imbroglio a danno della buona fede dei credenti. Il Figlio di Dio, invenzione cristiana, non è da meno del Padre guerrafondaio dell’Antico Testamento. Gesù, infatti, come lasciano intendere gli evangelisti, si circonda di discepoli armati di spade. Egli, se per un verso impartisce beatitudini, per un altro verso invoca maledizioni contro chi non ascolta la sua parola. Altro che amore incondizionato verso il prossimo! Del resto, egli dice che è venuto nel mondo a portare la guerra, non la pace. Questo Dio cristiano, uno o trino che sia, non è capace a togliere il male dal mondo, vanificando secoli d’invocazione da parte dei fedeli della sua onorata (!) Chiesa. La religione ebraico-cristiana, come quella islamica da essa derivata, appare più simile a un’associazione per delinquere, che a una comunità di santi, giacché, più che l’amore, le tre religioni monoteistiche hanno predicato l’odio contro i diversamente credenti.

Nella nostra epoca post-moderna e post-cristiana, caratterizzata dal secolarismo, si proclama la scomparsa di Dio e di ogni divinità trascendente facente parte della combriccola olimpica. Sempre più si stanno affermando concezioni propagate dai movimenti teologici teotanatologici (theos-thanatos-logos), che discutono sulla morte di Dio. Volge ormai al termine un processo storico: quello determinato dalla pretesa di doversi conformare a una presunta volontà, manifestata a uomini eletti, da un essere trascendente, ossia inesistente. Già con la credenza cristiana dell’incarnazione del Padre nella persona del Figlio (l’ebreo Cristo Gesù), Dio cessa di essere sovrumano, trascendente, onnipotente, onniscente, immortale, giacché diventa un essere limitato, finito, mortale. Dio muore quando diventa uomo.

Ateo (a-theos = senza Dio, cioè che non crede in Dio) è un termine spregiativo nato nel Cinquecento, il secolo in cui si manifesta l’irreligiosità e l’eterodossia, dopo il lungo periodo, denominato dagli storici “medioevo”, caratterizzato dal predominio religioso politico culturale della Chiesa cattolica romana. Tuttavia, non mancarono voci di dissenso, come quelle dei filosofi Boezio di Dacia e Sigieri di Brabante, accusati di essere sostenitori della dottrina della doppia verità (la fede e la ragione portano a due diverse verità), e prima di loro, quella di Guglielmo di Conches, che aprì la strada alla panteistica identificazione di Dio con la natura, separando il momento della creazione del mondo dalla successiva fase della formazione degli esseri naturali, spiegati in termini fisici. Il vero e proprio ateismo, però, si manifesta nel Seicento, il secolo della rivoluzione scientifica, del razionalismo, del metodo matematico-sperimentale (Galileo, Cartesio, Bacone, Newton e altri). Questo è anche il secolo del pensiero libertino, che afferma l’autonomia della ragione da ogni forma di autorità (come l’assolutismo politico e l’impostura della religione), e concepisce l’universo retto da leggi fisiche, necessarie e necessitanti. Giulio Cesare Vanini, filosofo libertino del libero pensiero, denuncia pubblicamente l’impostura delle tre religioni monoteistiche. Accusato di ateismo è condannato a essere bruciato sul rogo. Il curato ateo Jean Meslier scrive il “Testamento”, pubblicato dopo la sua morte, in cui spiega che le religioni sono invenzioni dell’uomo per illudere, ingannare, opprimere. Nel Seicento, secolo della controriforma cattolica, della censura, della repressione inquisitoria, intellettuali e filosofi fanno circolare clandestinamente i loro scritti, con cui criticano la religione e difendono le leggi di natura. In questi scritti anonimi si affermano concezioni deistiche, materialistiche, atee (Theophrastus redivivus; Colloquium Heptaplomeres; Esprit de Monsieur Benoit de Spinosa; Symbolum; ecc.). Circola pure il leggendario “De Tribus Impostoribus”, stampato poi nel Settecento come “Trattato dei tre impostori”, attribuito a Spinoza o a un suo allievo.

Gli atei, insomma, non vogliono avere nulla a che fare con Dio, che sia ebraico o cristiano o islamico o di qualsiasi altra fede, né tanto meno tollerano le imposizioni dogmatiche di qualunque chiesa. Figuriamoci poi se possono credere a un Dio forsennato, vendicativo, spietato, sanguinario, omicida; che impreca e maledice; che ordina stermini di popoli e massacri. Questo Dio assassino sarebbe un santo? Non è punto credibile. L’ateo pone la sua fiducia nel metodo logico matematico sperimentale della scienza, sempre falsificabile, mai assoluto. La scienza rivendica l’autonomia del pensiero e considera irrilevante, ai fini dell’indagine sulle leggi della natura, l’ipotesi del soprannaturale e di ogni concezione religiosa. Se la fede è fiducia e speranza in ciò di cui si crede sia certo, non per questo ciò che appare certo debba necessariamente essere anche vero. Perciò la fede, che presume di conoscere supposte inverificabili verità, assolutizzandole, è credenza irrazionale, che mortifica la ragione e la ricerca scientifica.

Gli dei e le loro multiformi trasformazioni (Jahvè, Gesù, Allah, ecc.), invenzioni dell’umana gente, scompariranno definitivamente dal mondo quando scomparirà l’ultimo uomo alla fine dei tempi.


Lucio Apulo Daunio