QUANDO DIO
SCOMPARIRA’ DAL MONDO
Dio scomparirà dal mondo quando
scomparirà l’uomo
Chiedersi se
Dio esista non ha senso, poiché sul concetto ipotetico “esistenza di Dio”
nessuno ha conoscenze e certezze assolute. Né è possibile verificare l’esistenza
di un supposto ente invisibile (Gv 1,18) e inaccessibile, che nessun uomo ha
mai visto né potrà mai vedere (1 Tm 6,16), anche se la fede induce a credere in
ciò che riporta la Bibbia, cioè che Giacobbe vide Elohim faccia a faccia (Gn
32,31; 35,9), che Mosè parlava con l’Altissimo faccia a faccia (Es 33,11), che
Isaia vide Jahvè con i suoi occhi (Is 6,5).
Secondo la
teologia negativa di Dionigi l’Areopagita, di Dio possiamo conoscere ciò che
non è. Giambattista Vico notava che se Dio né parla né risponde né si mostra
quando si invoca, Dio non esiste. Unica conoscibile verità è la storia
dell'uomo (verum ipsum factum). Se Dio non si manifesta, Dio è il Nulla.
Dio, perciò, è un concetto astratto, una supposta realtà, elevata a entità
trascendente, inventata dal bisogno dell’uomo di avere un patrono in cui
cercare conforto e tutela dal timore dei mali del mondo e della vita. Dio,
dunque, è un’entità immaginaria, che la mente umana ha sublimato in un essere
superiore, perfettissimo, onnipotente, onniscente. Dio, insomma, è un bisogno
indotto dalla fragilità della natura umana.
Le
istituzioni religiose, facendo leva sull’angoscia esistenziale e sulla naturale
paura dell’ignoto, perpetuano l’illusoria credenza dell’esistenza di Dio,
proponendolo come scopo ultimo della vita umana transeunte. Il credente, che
professa la religione cristiana, invoca Dio per essere liberato dai nemici e
soprattutto dagli atei: gente non santa, profana, immorale, inclina a
commettere frodi e nequizie (salmo 43). Tutto ciò che non è di Dio, affermano i
cristiani, è di Satana, astratta personificazione del male. Gli atei, in
verità, sono persone intelligenti, portatori di un umanesimo razionale,
indipendente dalle fedi, dalle chiese e dal fanatismo religioso. Gli atei non
vogliono avere nulla a che fare né con Satana né con Dio né con i suoi (spesso
indegni) sedicenti rappresentanti sulla Terra. Il male, in vero, non è la
negazione di Dio ma la negazione della libertà e della dignità dell’uomo,
calpestata, come la storia documenta, dal dogmatismo religioso e
dall’oppressione clericale. Certi vicari di Cristo, piuttosto che annunciare
l’immane tragedia dell’ateismo, che, sciogliendo la fede, fa precipitare l’uomo
nel vuoto del nichilismo, rammentino l’atroce tragedia della santa (!)
inquisizione, vergogna della cristianità, che per cinque secoli ha torturato e
bruciato chi non si conformava all’ortodossia del credo cattolico romano.
Sant’Agostino, secoli prima, quando il cristianesimo divenne unica e
incontestabile religione di stato, arrivò persino a giustificare lo sterminio
degli eretici, ritenendolo non un omicidio, giacché – a suo dire - non si
uccideva la persona, bruciandola viva sul rogo, ma il male che in lui
allignava. Bernardo, il santo dei Cavalieri Templari, predicatore della seconda
crociata contro l’Islam, riprendendo la tesi di Agostino, giustificherà
l’uccisione dei musulmani. Non gli atei o gli eretici, ma la santa (!) Chiesa,
vissuta per secoli nell’ignominia, deve rispondere dei crimini commessi contro
l’umanità nel nome di un Dio ignoto. Un Dio, come quello ebraico–cristiano,
descritto nella Bibbia (Antico e Nuovo Testamento), che incita a sterminare
popoli e invoca maledizioni, non può essere uno stinco di santo. Che tipo di
santità è quella professata da un Dio vendicativo, spietato, sanguinario, che
impreca e maledice, che predilige un solo popolo, che onora solo chi lo onora e
castiga chi lo disprezza, che esorta a compiere stragi, che beatifica uccisioni
di pargoli (Salmo 137,9), che incute terrore e che minaccia chi non crede in
lui? Questo Dio è un criminale. Questo Dio, peraltro, non mantiene ciò che
promette: né il regno messianico della pace, dove il lupo abiterà insieme
all’agnello (Isaia 11,1-9), né il regno universale di Jahvè (Michea 4,1seg),
dove non si eserciterà più la guerra. Le illusorie promesse del Dio
giudaico-cristiano sono un imbroglio a danno della buona fede dei credenti. Il
Figlio di Dio, invenzione cristiana, non è da meno del Padre guerrafondaio
dell’Antico Testamento. Gesù, infatti, come lasciano intendere gli evangelisti,
si circonda di discepoli armati di spade. Egli, se per un verso impartisce
beatitudini, per un altro verso invoca maledizioni contro chi non ascolta la
sua parola. Altro che amore incondizionato verso il prossimo! Del resto, egli
dice che è venuto nel mondo a portare la guerra, non la pace. Questo Dio
cristiano, uno o trino che sia, non è capace a togliere il male dal mondo,
vanificando secoli d’invocazione da parte dei fedeli della sua onorata (!)
Chiesa. La religione ebraico-cristiana, come quella islamica da essa derivata,
appare più simile a un’associazione per delinquere, che a una comunità di
santi, giacché, più che l’amore, le tre religioni monoteistiche hanno predicato
l’odio contro i diversamente credenti.
Nella nostra
epoca post-moderna e post-cristiana, caratterizzata dal secolarismo, si
proclama la scomparsa di Dio e di ogni divinità trascendente facente parte
della combriccola olimpica. Sempre più si stanno affermando concezioni propagate
dai movimenti teologici teotanatologici (theos-thanatos-logos), che discutono
sulla morte di Dio. Volge ormai al termine un processo storico: quello
determinato dalla pretesa di doversi conformare a una presunta volontà,
manifestata a uomini eletti, da un essere trascendente, ossia inesistente. Già
con la credenza cristiana dell’incarnazione del Padre nella persona del Figlio (l’ebreo
Cristo Gesù), Dio cessa di essere sovrumano, trascendente, onnipotente,
onniscente, immortale, giacché diventa un essere limitato, finito, mortale. Dio
muore quando diventa uomo.
Ateo
(a-theos = senza Dio, cioè che non crede in Dio) è un termine spregiativo nato
nel Cinquecento, il secolo in cui si manifesta l’irreligiosità e l’eterodossia,
dopo il lungo periodo, denominato dagli storici “medioevo”, caratterizzato dal
predominio religioso politico culturale della Chiesa cattolica romana.
Tuttavia, non mancarono voci di dissenso, come quelle dei filosofi Boezio di
Dacia e Sigieri di Brabante, accusati di essere sostenitori della dottrina
della doppia verità (la fede e la ragione portano a due diverse verità), e
prima di loro, quella di Guglielmo di Conches, che aprì la strada alla
panteistica identificazione di Dio con la natura, separando il momento della
creazione del mondo dalla successiva fase della formazione degli esseri
naturali, spiegati in termini fisici. Il vero e proprio ateismo, però, si
manifesta nel Seicento, il secolo della rivoluzione scientifica, del
razionalismo, del metodo matematico-sperimentale (Galileo, Cartesio, Bacone,
Newton e altri). Questo è anche il secolo del pensiero libertino, che afferma
l’autonomia della ragione da ogni forma di autorità (come l’assolutismo
politico e l’impostura della religione), e concepisce l’universo retto da leggi
fisiche, necessarie e necessitanti. Giulio Cesare Vanini, filosofo libertino
del libero pensiero, denuncia pubblicamente l’impostura delle tre religioni
monoteistiche. Accusato di ateismo è condannato a essere bruciato sul rogo. Il
curato ateo Jean Meslier scrive il “Testamento”, pubblicato dopo la sua morte,
in cui spiega che le religioni sono invenzioni dell’uomo per illudere,
ingannare, opprimere. Nel Seicento, secolo della controriforma cattolica, della
censura, della repressione inquisitoria, intellettuali e filosofi fanno
circolare clandestinamente i loro scritti, con cui criticano la religione e
difendono le leggi di natura. In questi scritti anonimi si affermano concezioni
deistiche, materialistiche, atee (Theophrastus redivivus; Colloquium
Heptaplomeres; Esprit de Monsieur Benoit de Spinosa; Symbolum; ecc.). Circola
pure il leggendario “De Tribus Impostoribus”, stampato poi nel Settecento come
“Trattato dei tre impostori”, attribuito a Spinoza o a un suo allievo.
Gli atei,
insomma, non vogliono avere nulla a che fare con Dio, che sia ebraico o
cristiano o islamico o di qualsiasi altra fede, né tanto meno tollerano le
imposizioni dogmatiche di qualunque chiesa. Figuriamoci poi se possono credere
a un Dio forsennato, vendicativo, spietato, sanguinario, omicida; che impreca e
maledice; che ordina stermini di popoli e massacri. Questo Dio assassino
sarebbe un santo? Non è punto credibile. L’ateo pone la sua fiducia nel metodo
logico matematico sperimentale della scienza, sempre falsificabile, mai
assoluto. La scienza rivendica l’autonomia del pensiero e considera
irrilevante, ai fini dell’indagine sulle leggi della natura, l’ipotesi del
soprannaturale e di ogni concezione religiosa. Se la fede è fiducia e speranza in ciò di cui si crede sia certo, non
per questo ciò che appare certo debba necessariamente essere anche vero. Perciò
la fede, che presume di conoscere supposte inverificabili verità,
assolutizzandole, è credenza irrazionale, che mortifica la ragione e la ricerca
scientifica.
Gli dei e le
loro multiformi trasformazioni (Jahvè, Gesù, Allah, ecc.), invenzioni
dell’umana gente, scompariranno definitivamente dal mondo quando scomparirà
l’ultimo uomo alla fine dei tempi.
Lucio Apulo Daunio