IL TEATRO RELIGIOSO NEL MEDIOEVO
Il teatro è
una rappresentazione del mondo umano e divino. Il teatro drammatico
occidentale, originario della Grecia classica, nasce dai misteri del dio
Dioniso, cioè dalle manifestazioni religiose a carattere
rituale (processioni e danze, cui si aggiunsero parti, recitate da attori in
maschera, e il coro).
Dramma,
costituito dalla tragedia e dalla commedia, è un componimento letterario dove i
personaggi si manifestano direttamente, in azione e dialogo. Le azioni
drammatiche, messe in scena davanti a un pubblico, sono rappresentate da
attori, che interpretano personaggi in relazione tra loro e recitano con il
ritmo della metrica. Mediante l’uso delle maschere, si rappresentano caratteri
e sentimenti. La tragedia greca (Eschilo e Sofocle) tratta argomenti che
riguardano personaggi mitici o storici, appartenenti al supremo ceto sociale,
alle prese con situazioni tragiche (infrazioni di norme), dove finiscono per
soccombere (l’eroe, capro espiatorio, rappresenta la catarsi contro i mali
della collettività), suscitando nello spettatore pietà e terrore. Fonte
principale per il teatro tragico antico sono le terribili storie familiari,
lontane nel tempo, trasmesse dal mito, fatte di odi, di uccisioni, di lutti che
diventano paradigmi della storia dell’uomo e monito agli spettatori, che
potranno cercare di evitare i mali del passato. La commedia (Aristofane),
invece, espone con linguaggio realistico le vicende buffe e a lieto fine di
personaggi appartenenti ai ceti medi e infimi. A metà fra tragedia e commedia
si situa il dramma satiresco (riconducibile al culto del dio Dioniso), dove si
deridono le divinità. Simili al dramma satiresco sono talune tragedie di
Euripide, dove al tragico si mescolano note comiche (come in Alcesti, Ciclope,
Baccanti, Troiane). Con Menandro, ha inizio la nuova commedia attica, a
carattere tipicamente umoristico piuttosto che satirico (come in Aristofane).
Nei testi di Menandro sono ridicolizzati i vizi e le debolezze umane (così nel
Misantropo). Al tramonto della civiltà greca, il teatro è sostituito dal mimo
(la tecnica gestuale che sostituisce la parola), dalla pantomima (racconto
muto, rappresentato con la tecnica del mimo) e dall’idillio (brevi scenette
piene di vita).
Le
rappresentazioni classiche della commedia e della tragedia greche, importate a
Roma, mostrano segni di decadenza. Il teatro romano si caratterizza come forte
spettacolarità ma basso profilo letterario. Compaiono scene truculente (persino
esecuzioni capitali) e lascive (esibizione del nudo femminile e oscenità
varie). Si rappresentano non solo drammi di argomento e ambientazione greca
(commedia palliata, con testi di Andronico, Nevio, Plauto, Stazio, Terenzio;
tragedia coturnata, con testi di Andronico, Nevio, Ennio), ma anche commedie e
tragedie di argomento e ambientazione romana (l’atellana e la commedia togata o
tabernaria, con testi di Nevio, l’una, di Afranio, l’altra; la tragedia
praetexta, con testi di Ennio, Pacuvio, Accio).
Agli albori
del Medioevo, in cui ha inizio un diverso periodo storico, caratterizzato dalle
invasioni barbariche (sacco di Roma del 410 a causa dei visigoti di Alarico) e
dalla conseguente decadenza dei centri urbani, scompare lo spettacolo teatrale
dell’antichità greca e romana (sia del periodo repubblicano sia del periodo
imperiale). Dopo Seneca, con la corruzione dei costumi (satireggiate da
Giovenale) e la crisi dei valori della romanità (i mores maiorum), cambia il gusto dei romani per il teatro, che si
degrada sempre più con il preferire commedie scurrili, caratterizzate da
oscenità e volgarità del genere “mimo” e “pantomimo”. Dopo l’avvento di
Costantino, la forza moralizzatrice del Cristianesimo si mostra avversa a
spettacoli volgari o connessi alla religione pagana, tacciata di violenza e
immoralità. L’apologista cristiano Tertulliano e i Padri della Chiesa criticano
aspramente gli spettacoli teatrali, i giochi gladiatori negli anfiteatri e le
corse con le bighe nel circo massimo, tacciandoli d’idolatria, violenza
bestiale, immoralità, oscenità. Ambrogio e Agostino oppongono agli spettacoli
pagani (non solo quelli riguardanti i giochi nell’arena e nel circo, tacciati
di passionalità e violenza, ma anche quelli teatrali, relativi alla finzione
scenica del racconto mitico, tacciati di vanità), lo spettacolo liturgico
cristiano, fondato sulla realtà delle opere di Dio e di quelle di Cristo e dei
martiri. I drammi vissuti dal popolo eletto, raccontati nella Bibbia, e il
dramma della passione di Cristo, raccontata nei Vangeli, giacché contrappongono
alla sofferenza degli oppressi e dei perseguitati la speranza di una salvezza,
forniranno gli argomenti per il teatro religioso medievale, assumendo il
medesimo valore educativo dell’antica tragedia.
Lo spettacolo
scenico profano nel periodo medioevale sopravvive in una certa misura presso le
corti principesche e signorili per opera degli attori girovaghi, mentre taluni
testi teatrali classici sono studiati come modelli di stile nelle scuole dei
chierici. Il teatro medievale popolare a carattere profano trova espressione
per opera di giullari, menestrelli, chierici vaganti, compagnie girovaghe, che
allestiscono spettacoli per le corti o per il popolo sulle piazze. Dalle farse
popolaresche e dagli intermezzi comici della tradizione giullaresca si sviluppa
il teatro comico. Le feste popolari profane, durante l’alto medioevo, sono
caratterizzate da manifestazioni di tipo ludico-bellico o da tornei
cavallereschi, frammezzati da scene comiche da parte dei giullari, che
indossano abiti buffi cosparsi di campanacci.
Il teatro
religioso medievale si distingue in:
-
laude drammatiche, dialogate in lingua volgare, sorte in Umbria
(Jacopone da Todi), con temi tratti dalla Bibbia o dalle sacre leggende,
recitate dalla confraternita dei Flagellanti sulle piazze con l’utilizzo di
semplici sceneggiature;
-
sacre rappresentazioni, tipiche della Firenze del XIV secolo (Poliziano;
Lorenzo il Magnifico), originate dai drammi liturgici, ma svincolate dalle
cerimonie liturgiche (Le Vergini folli; I Profeti di Cristo; Il Dramma di
Adamo; Il Gioco della Resurrezione);
-
teatro dei misteri (della religione), dei miracoli e della moralità,
messi in scena dalle confraternite (a Parigi, dalla Confraternita della
Passione), con temi tratti dalla vita di Cristo (Natività, Passione, Resurrezione)
o dalle leggende dei santi (I Miracoli di Notre-Dame, della confraternita
parigina degli orefici; Il Miracolo di Teofilo, di Rutebeuf; Il Gioco di San
Nicola, di Jean Bodel);
-
miracle o mystery o morality play: cicli di rappresentazioni religiose,
sviluppatesi in Inghilterra, affidate alle corporazioni cittadine (guilds);
- auto (atto): dramma religioso
spagnolo.
Il dramma
liturgico, recitato dagli ecclesiastici, ispirato agli episodi biblici, è preso
come modello per le rappresentazioni sceniche nelle cattedrali e, in seguito,
con la separazione della recita dalla liturgia, in luoghi profani, esterni alla
chiesa, per celebrare festività religiose o civili. Le parti femminili erano
rappresentate da uomini e i personaggi erano riconoscibili dai costumi che
indossavano. Un ruolo notevole avevano gli angeli e i demoni. Gli scenari,
ripartiti in tre piani distinti: cielo, terra, inferno, ambientati nelle chiese
o sulle piazze, erano rappresentati simultaneamente, con attori e comparse che
restavano sempre in scena.
La monaca
sassone Rosvita di Gandersheim, principale figura del periodo di “rinascita
ottoniana” (X secolo), prima esponente del dramma medievale, adottando lo stile
di Terenzio, compone sei drammi in prosa rimata a contenuto morale e comico. Il
personaggio al centro dell’azione, ad eccezione del dramma “Gallicano”, è
un’eroina, di cui esalta di volta in volta la castità, la redenzione, la fede
di fronte al martirio. La badessa di un monastero, in Alsazia, Herrada di
Landsberg (XII secolo), autrice dell’enciclopedia “Hortus deliciarum” (raccolta di scritti tratti dalla Bibbia e da
autori cristiani finalizzati all’edificazione e all’istruzione delle
religiose), insegna ad amare la vita con i suoi coinvolgenti enigmi. I suoi exempla sono racconti di viva esperienza
di religiosità, simili a quelli messi in scena, prima nelle chiese, poi sulle
piazze, volti a rappresentare episodi della vita di Cristo per accrescere la
fede dei credenti e per eccitare gli increduli ad aprirsi alla vera religione.
La rappresentatività scenica degli eventi liturgici del mistero cristiano media
tra realtà e finzione, tra la memoria di fatti veramente accaduti e l’attore
interprete della vita di Cristo.
L’affermazione
del cristianesimo nel IV secolo consentì lo sviluppo delle solenni,
spettacolari, drammatiche liturgie nelle basiliche, soprattutto nel periodo
della settimana santa. Abbiamo, al riguardo, la testimonianza della spagnola
Egeria, pellegrina in Terra Santa, dove assistette alla rievocazione degli episodi
della passione, morte e resurrezione di Cristo. L’opera “Itinerarium Egeriae” è la descrizione, sotto forma di un diario, di
un pellegrinaggio ai luoghi santi del giudaismo e del cristianesimo. Dopo la
descrizione dell’itinerario del viaggio, che occupa la prima parte del diario,
Egeria si sofferma a descrivere la liturgia quotidiana, feriale e domenicale, e
le feste religiose che scandivano l’anno liturgico a Gerusalemme. In Occidente,
si diffuse l’uso di praticare una solenne processione la domenica delle palme
per rievocare l’entrata festosa di Cristo nella città santa a dorso di
un’asina, acclamato come re dalla folla, che agitava fronde di palma. Nelle
chiese, i cantori, divisi in tre gruppi (tono grave per Cristo, medio per il
narratore, alto per i restanti personaggi), accompagnati dal coro (in
rappresentanza del popolo), davano inizio alla drammatizzazione dei racconti
evangelici del periodo pasquale. Nelle rappresentazioni teatrali del dramma
pasquale comparivano personaggi non citati nei Vangeli, come ad esempio il
venditore di balsami alle pie donne in visita al sepolcro di Cristo. Il dramma
liturgico si estese ad altre feste dell’anno liturgico e soprattutto a quelle
del periodo natalizio. Lo spazio scenico era simultaneamente rappresentato in più
luoghi d’azione nell’ambito sacro della chiesa. Dal XII secolo, il dramma
liturgico (ludus), recitato in latino
dai chierici in chiese e monasteri, fu trasportato nelle piazze per opera dei
laici (borghesia), che lo tradussero in lingua volgare. In tal modo, il dramma
diventava più comprensibile, meno rituale, più realistico (si rappresentavano
scene dolorose frammezzate da momenti di comicità). La borghesia si organizzò
in associazioni di mutua solidarietà, come le corporazioni di arti e mestieri
per scopi professionali o come le confraternite per le finalità religiose e per
l’assistenza. Guide spirituali della borghesia furono gli ordini mendicanti
(Domenicani o Predicatori e Francescani o Minori). Questi riti drammatici
laicizzati sono tuttora rappresentati in molte regioni italiane.
Il teatro
religioso in Italia si fa risalire al moto penitenziale dei flagellanti, sorto
a Perugia nel 1260. Distinte dalle laude lirico-musicali delle festività
liturgiche sono le laude narrative e drammatiche (come quelle di Jacopone da
Todi), rappresentate nel c.d. “teatro della pietà”. Le laude drammatiche sono
accompagnate da immagini realistiche della passione (come la flagellazione a
sangue). Imponenti manifestazioni teatrali furono rappresentate dalle
confraternite nel Colosseo. La commozione suscitata dalla realistica
drammatizzazione della passione di Cristo era tale che ingenerava un sentimento
feroce degli spettatori contro gli ebrei, identificati dalla tradizione come
gli assassini di Gesù. La rappresentazione teatrale si avvaleva anche di
complessi apparati scenici per simulare, ad esempio, il volo dell’angelo,
l’ascensione di Gesù, l’assunzione di Maria, la discesa dello Spirito Santo
sotto la forma di una colomba. Si rappresentavano non solo episodi biblici (misteri),
ma anche miracoli di santi. Tra i santi più venerati e rappresentati spicca la
figura del taumaturgo San Nicola di Mira (Asia Minore), le cui spoglie furono
trafugate a Bari nel 1087. In seguito, attraverso una complessa evoluzione, san
Nicola si trasformò in Santa Claus e poi in Babbo Natale. Il culto di un santo
patrono differenziava una chiesa, un quartiere, un paese, una città o un regno
dagli altri. In onore del santo patrono si organizzavano rappresentazioni
teatrali comprendenti la storia del santo e i miracoli compiuti, ma anche scene
che si riferivano alla particolare protezione che si attribuiva al santo
(Sant’Apollonia, ad esempio, s’invocava per i mal di denti, poiché era stata
martirizzata strappandole i denti).
Come
nell’antichità classica, anche nel Medioevo l’attività teatrale è legata alle
ritualità delle feste politiche e delle ricorrenze religiose, scandite dal
calendario dell’anno liturgico. Inserendo le proprie festività in concomitanza
con i riti e i culti pagani, la Chiesa iniziava una colossale opera di
cristianizzazione e di lotta alla magia. Uno dei risultati dell’interazione tra
cultura cristiana e religioni pagane fu la nascita del folclore. I tempi
ciclici delle stagioni, che scandivano i lavori dei campi, furono collegati
alle festività liturgiche, cui erano associate credenze magiche desunte dal
folclore popolare di origine pagana, come la festa dei folli nel periodo tra il
Natale e l’Epifania, durante il quale accadeva un rovesciamento dell’ordine
costituito e si consentivano intemperanze. Gli scolari dei monasteri e delle
scuole ecclesiastiche indossavano abiti alla rovescia e si abbandonavano a
giochi e scherzi goliardici. Si motivava la festa come valvola di sfogo per
giovani sottoposti alla dura disciplina ecclesiastica. La breve esperienza del
disordine giustificava l’ordine e il rigore della legge. Data la sua stretta
connessione con i riti pagani, la festa dei folli fu condannata dalla Facoltà
teologica di Parigi nel 1444. In seguito, sotto altre forme, la festa dei folli
trovò uno sbocco nei rituali carnevaleschi, dove l’uso delle maschere,
censurato dalla Chiesa, fu in seguito permesso nelle sacre rappresentazioni
come raffigurazione del diavolo. Nella Commedia dell’Arte le maschere
rappresenteranno il prototipo psicologico del personaggio drammatico. La
tradizione carnevalesca ha origini antiche, collegata a feste e rituali in
onore di divinità (come la dea Iside in Egitto, che simboleggiava il
perpetuarsi del ciclo della vita). In Grecia si celebravano feste a carattere
orgiastico in onore di Dioniso (Bacco). A Roma erano famosi i Saturnali,
celebrati durante il periodo di fine dicembre (corrispondente al nostro periodo
natalizio), durante il quale erano temporaneamente sospese le norme che
regolavano i rapporti umani e sociali (l’incontrollata baldoria spesso
degenerava in atti d’intemperanza e dissolutezza). Nella tradizione cattolica
il carnevale è la festa che si celebra nel periodo della Quaresima.
L’umanesimo,
prima, la riforma protestante, dopo, esaltando la religiosità del rapporto
interiore con Dio, furono decisivi per la fine del teatro religioso medievale,
caratterizzato dalla ritualità scenica e profana dello spettacolo. Con la
Controriforma, la drammatizzazione liturgica assunse forme scenografiche nel c.d.
“teatro della gloria” o “della luce”, rappresentato in concomitanza di feste
religiose (del Santissimo Sacramento, dei sepolcri della settimana santa, del
Corpus Domini, della canonizzazione dei santi, delle solenni traslazioni di
reliquie) e civili (come le feste patronali e le pompe funebri con i sontuosi
catafalchi). Di notevole impatto spettacolare furono le processioni con il
Cristo morto, allestite dalle confraternite religiose. Il teatro religioso
medievale nei paesi cattolici non finisce del tutto, ma continua ancora a
essere rappresentato durante le principali festività religiose (come i presepi
viventi del periodo natalizio o le Passioni di Pasqua).
Lucio Apulo Daunio
BIBLIOGRAFIA
Allegri Luigi, Teatro e
spettacolo nel Medioevo
Balestracci D., La festa in armi.
Giostre, tornei e giochi nel Medioevo
Bernardi Claudio e Susa Carlo,
Storia essenziale del teatro
Contini Gianfranco, Teatro
religioso del Medioevo fuori d’Italia
Drumbl Johan, Quem Quaeritis.
Teatro sacro dell’alto Medioevo
Toschi Paolo, Le origini del teatro
italiano.
Nessun commento:
Posta un commento