martedì 5 aprile 2011


IL CALENDARIO E LE FESTIVITA’
NELL’ANTICA ROMA


PARTE PRIMA


IL CALENDARIO DI ROMA ANTICA


Il termine “Fasti” indicava il calendario romano. Era predisposto dal Pontefice Massimo e serviva a regolare la vita dei cittadini durante l’anno. Il conteggio degli anni partiva dalla fondazione di Roma (ab Urbe condita, anno 753 a.C.). Il calendario trae origine dalla parola latina “kalendae”, primo giorno di ogni mese, nel quale si bandivano al popolo romano convocato in assemblea le feste, i giuochi, i giorni fasti (leciti per svolgere attività pubblica e amministrare la giustizia, non essendoci impedimenti di carattere religioso) e nefasti (quelli a carattere espiatorio, dedicati alla religione), che ricorrevano durante il mese.

Il libro calendario conteneva tutte le notizie astronomiche, agrarie e religiose di ciascun mese e anche la deità sotto la cui protezione era posto il mese. In origine, il calendario era lunare (il mese lunare è il periodo di tempo che inizia dalla Luna nuova, periodo di invisibilità, e termina con il ritorno della Luna nuova). In ciascun mese si indicavano le None (primo quarto) e le Idi (luna piena). Le None e le Idi cadevano, nei mesi di 30 giorni, il 5 e il 13; mentre, nei mesi di 31 giorni (marzo, maggio, luglio e ottobre), cadevano nei giorni 9 e 15. Le None erano il giorno del mese che cadeva nove giorni prima delle Idi (i Romani contavano sia il giorno in cui si cominciava a contare sia quello in cui finiva il conto). Le Calende e le Idi erano sempre dies festi (consacrati a una divinità). Le Idi erano dedicate a Giove, le Calende (primo giorno del mese) a Giunone. Le None a nessun dio erano sacre. Il giorno successivo alle Calende, alle None e alle Idi era considerato giorno sfortunato (dies ater, cioè nero, che era il colore con cui si rappresentavano i giorni infausti). Maledetti erano anche i dies religiosi o vitiosi (giorni ritenuti superstiziosi in ricordo di gravi calamità). Il giorno a Roma era diviso in due parti: dodici ore prima e dodici ore dopo mezzogiorno. Il passaggio del sole al mezzogiorno era segnalato da un addetto e annunciato al popolo nel foro. Il giorno si misurava dalla mezzanotte alla mezzanotte successiva. Nell’uso militare, la notte (dal calar del sole all’alba) era divisa in quattro vigilie (turno di guardia), ciascuna di tre ore. Nundinum era il periodo di tempo di nove giorni. Ogni nove giorni a Roma si teneva il mercato. La settimana di sette giorni, con i nomi dei pianeti allora noti (Luna, Marte, Mercurio, Giove, Venere, Saturno, Sole), entrò in uso a Roma soltanto molto tardi, sotto l’influsso del Cristianesimo (ufficialmente nel IV sec. d.C.). Il giorno del Sole (dies Solis) divenne la domenica, giorno dedicato al Signore (dies Dominicus).

L’anno romano, diviso da Romolo in dieci mesi, iniziava con Martius (dedicato a Marte, dio della guerra) e proseguiva con Aprilis (dall’aprirsi dei germogli delle piante, era il mese dedicato a Venere), Maius (dedicato a Maia, madre di Mercurio; o ai maggiori, i romani adulti), Junius (dedicato a Giunone; o ai minori, i giovani atti alle armi), Quintilis (quinto mese, poi mutato in Julius, in onore di Giulio Cesare, nel 44 a.C.), Sextilis (sesto, poi mutato in Augustus, in onore di Ottaviano Augusto, nell’8 a.C.), September (settimo mese), October (ottavo mese), November (nono mese), December (decimo mese). I mesi di Jannuarius (dedicato a Janus, Giano) e Februarius (riservato al sacrificio di espiazione, Februa, per le anime dei morti) furono aggiunti da Numa Pompilio, come undicesimo e dodicesimo mese. Per conciliare l’anno lunare di dodici mesi con quello solare, si procedeva a intercalare ogni due anni un mese, c.d. Mercedonius. Con la riforma del calendario giuliano, si adottò l’anno solare di 365 giorni, aggiungendo, ogni quattro anni, un giorno nel mese di febbraio per recuperare le sei ore mancanti. Gennaio, consacrato ai lavori agricoli, divenne il primo mese dell’anno che iniziava a crescere con il crescere delle ore solari dopo il solstizio d’inverno. Alle Calende di gennaio i Romani si scambiavano auguri e doni (strenne).

La religione politeista romana consisteva nel culto degli dei, in onore dei quali si celebravano feste religiose pubbliche (feriae) in date fisse (feriae statae) o mobili (feriae conceptivae). Queste ultime erano fissate di anno in anno dai pontefici o dai magistrati. Le feriae (tempo sacro riservato al culto degli dei) si dividevano in publicae e privatae. Queste ultime riguardavano le grandi famiglie patrizie. Fas indicava la manifestazione della volontà divina, che rendeva lecito o non lecito (cioè nefas) un determinato comportamento. Ius era il diritto umano, profano, distinto dal diritto divino, sacro. Feriae erano i dies festi, consacrati per l’intero giorno al culto di una divinità e all’ozio (detti “nefasti”, perché connessi, per un verso, al divieto di compiere attività umane, per un alto verso, al dovere di compiere atti prescritti dalla religione per non incorrere nell’ira delle divinità), distinti dai dies profesti, cioè i giorni concessi agli uomini per trattare gli affari pubblici e privati (perciò detti “fasti”, cioè leciti, non vietati da impedimenti religiosi). I flamines erano quindici sacerdoti addetti al culto di una divinità, suddivisi in maiores, tratti dalle famiglie patrizie, e minores, tratti dalla plebe. I maiores erano il flamen Dialis, il più insigne, (sacerdote di Giove), il flamen Martialis (sacerdote di Marte) e il flamen Quirinalis (sacerdote di Quirino). Questi massimi sacerdoti erano obbligati a seguire determinate regole e comportamenti e avevano come segni distintivi: un littore (che lo precedeva portando un fascio); la sella curulis (sedile pieghevole, ornato d’avorio, simbolo di potere); la toga praetexta (veste bordata di rosso). La gestione dei riti religiosi era affidata al collegio dei pontefici con a capo il Pontefice massimo. I sacerdoti sacris faciundis erano adibiti alla divinazione e all’interpretazione dei Libri Sibillini. All’interpretazione degli auspici provvedeva il collegio degli Auguri. I sacrifici rituali di esseri animati (hostiae o victimae) della religione politeista romana erano finalizzati a preservare la pax deorum (intesa come pace con gli dei). Il rito del sacrificio, eseguito scrupolosamente secondo regole minuziose, rafforzava la potenza divina, predisponendola alla benevolenza verso le vicende umane. L’offerta del sangue delle vittime sacrificali era ritenuta sommamente gradita agli dei.

I Ludi pubblici, consistenti in giochi e spettacoli, erano feste di ringraziamento celebrate in onore di singoli dei, secondo date predisposte o stabilite di volta in volta per adempiere un voto o in occasione di straordinarie circostanze. I Ludi pubblici si distinguevano in circensi (che si tenevano nel circo), gladiatori (nell’anfiteatro), scenici (nel teatro). Erano preceduti da una solenne processione e da offerte rituali agli dei. Tra i più importanti: i Ludi Apollinari, i Ludi Capitolini (consistenti in spettacoli ginnici e musicali in onore di Giove), i Ludi Floreali (festa di primavera in onore di Flora), i Ludi Magni, poi Romani (erano feste patrizie), i Ludi Plebei, i Ludi Megalesi (in onore della Magna Mater), i Ludi Secolari, ecc.



PARTE SECONDA


I GIORNI FESTIVI DELL’ANNO ROMANO
(Si riportano, mese per mese, le principali festività romane)

GENNAIO (Ianuarius) prende il nome da Giano (Janus), antico dio italico, re del Lazio, vissuto nell’età dell’oro e collegato a una funzione iniziale, cioè agli inizi del tempo e di ogni cosa. Gli si offrivano farro e focaccia mischiata con il sale.

Alle Calende era la festa di Esculapio, dio della salute. Alle None, la festa di Vica Pota, dea della vittoria.

AGONALIA: erano feste celebrate più volte nel corso dell’anno per propiziarsi Giano, sposo della ninfa Giuturna, da cui ebbe il figlio Fons, dio delle sorgenti. Dio dell’inizio di ogni cosa, Giano imponeva il nome al primo mese dell’anno. Dio del passaggio, custodiva le porte di casa (ianua), in entrata e in uscita, perciò fu immaginato con una doppia faccia (Giano bifronte). In tempo di guerra la duplice porta del suo tempio era sempre aperta per accogliere il soccorso del dio e il ritorno del popolo andato alla guerra; si chiudeva soltanto in tempo di pace, affinché essa non ne uscisse. La festa iniziava con l’offerta al dio del sacrificio di un ariete. Il sacerdote (rex sacrorum), prima di sgozzare la vittima, diceva “Agone”, cioè “Uccido” (da cui deriva il termine agonalia). La festa proseguiva con le competizioni sportive in suo onore. Si celebrava più volte nel corso dell’anno: al 9 gennaio, al 17 marzo, al 21 maggio, all’11 dicembre. In quella di marzo, in cui si preparavano le campagne militari, la festa era dedicata al dio della guerra Marte.

CARMENTALIA: si celebravano l’11 e il 15 gennaio in onore della ninfa Carmenta, divinità delle fonti (era una delle Camene, ninfe delle sorgenti), avente facoltà profetica (da carmen, canto magico-rituale; o da carere = essere privo e mentem = mente, quindi priva di senno a causa dei deliri provocati dall’invasamento divino). A lei si attribuivano gli epiteti cultuali di Antevorta (che conosce il passato) e Postvorta (che conosce il futuro). Era protettrice dalle partorienti (perché connessa con il passaggio a una nuova condizione), quindi connessa con Giano (essendo ogni nascita un inizio), il cui tempio era posto di fronte alla porta Carmentalis.

FESTUM CONCORDIA: festa della dea Concordia il 16 gennaio e il 30 marzo

LUDI PALATINI: festa mobile in onore di Giove Laziale. Si celebrava tra il 22 e il 24 gennaio, mediante corse di cavalli, giochi vari (ludi circensi) e rappresentazioni teatrali (ludi scenici). Caligola – racconta Flavio Giuseppe in “Antichità giudaiche” IXX - fu assassinato durante lo svolgimento dei Ludi Palatini.

PAGANALIA: festa plebea, prima mobile, poi fissa, si celebrava il 24 gennaio, consistente in riti di purificazione eseguiti nei singoli villaggi (pagi) in onore della dea dei contadini Empanda.

SEMENTIVAE: festa mobile, poi fissata il 25 gennaio, celebrava la fine della stagione delle semine e l’inizio di ciò che nasceva dalla terra. Dedicata a Cerere, dea dell’agricoltura, e a Tellus, la Madre Terra, cui si chiedeva di avere abbondante raccolto.

DEDICATIO AEDIS CASTORUM: il 27 gennaio si rievocava la “dedicatio” del tempio ai Dioscuri, i gemelli Castore e Polluce.

ARA PACIS AUGUSTAE: festa della dedicazione dell’Ara Pacis di Augusto.


FEBBRAIO (Februarius) mese dedicato al dio Februus e alla dea Febris, venerati perché allontanassero la malattia. Februum era tutto ciò che servisse a placare e purificare. Februare significava purgare, rendere puro, depurare. Februalia era il sacrificio di espiazione che si faceva alla fine di ogni anno (che iniziava a marzo). Le cose che si adoperavano nelle cerimonie espiatorie atte a purificare erano dette februa.

Alle Calende si festeggiava la dedicazione del tempio a Iuno Sospita, Mater Regina (Giunone Salvatrice, Madre e Regina). Alle None era la festa di Augustus, Pater Patriae.

FORNACALIA: era una festa mobile, istituita da Numa e dedicata alla dea Fornace, custode del buon andamento del forno per cuocere il pane di farro. L’antica cerimonia nuziale della confarreatio prendeva il nome dal farro, poiché era caratterizzata dalla spartizione tra gli sposi di una focaccia di farro. Con questa farina e sale si preparava la mola salsa, indispensabile per i sacrifici (da cui la parola “immolare”). I cittadini romani, che per negligenza non avevano offerto il sacrificio durante la festa, erano tenuti a compierlo durante la festa dei Quirinalia, il 17 febbraio, che perciò veniva anche chiamata festa degli smemorati (feriae stultorum).

PARENTALIA o FERALIA: cerimonie di nove giorni (13-21 febbraio) in onore dei parenti defunti. L’ultimo giorno si festeggiavano i Feralia: pubblica cerimonia con offerte e sacrifici ai Mani (anime dei defunti). Vigeva l’usanza di portare (lat. ferre) offerte rituali ai parenti morti (inferi) per onorarli o per placare i loro spiriti. Si credeva, infatti, che in quel giorno le anime cattive dei morti (larve) vagassero tra i vivi come spettri.  Il giorno seguente i Feralia, i parenti dei defunti si radunavano per celebrare con un banchetto la festa dei Caristia, cioè dei cari parenti. Lemuri erano le ombre dei morti, distinte in buone (Lari o Mani) e cattive (larve).

LUPERCALIA: festa del 15 febbraio in onore di Luperco (nome del dio Fano, difensore delle greggi contro il lupo, confuso poi con il dio Pan dei Greci). Dalle capre sacrificate i sacerdoti (Luperci) tagliavano strisce di pelle (februa) con cui purificavano tutto ciò che toccavano, mentre correvano nudi intorno al colle Palatino, sferzando il suolo per favorirne la fertilità e le donne maritate per propiziarne la fecondità.

QUIRINALIA: festa del 17 febbraio dedicata al dio Quirino, che aveva un tempio sul colle Quirinale. Quirino era un soprannome di Marte, che fu associato a Romolo, divinizzato dopo la sua morte, avvenuta in circostanze misteriose (scomparve improvvisamente durante una rassegna militare, perciò si volle assunto fra gli dei, denominandolo Quirino, figlio di Marte). Il flamen Quirinalis era il sacerdote addetto al culto di Quirino, cui offriva sacrifici e ungeva le sue armi.

TERMINALIA: festa del 23 febbraio, termine dell’antico anno, che iniziava a marzo. La festa era dedicata al dio Terminus, custode dei confini delle proprietà delimitate da pietre terminali e dell’inviolabilità del territorio romano. I limiti dei campi erano sacri e le pietre terminali si piantavano con particolari cerimonie religiose. Durante la festa i proprietari dei campi confinanti si radunavano intorno alla pietra terminale, incoronandola e presentando offerte rituali; dopo si banchettava allegramente assieme.

MERCEDONIUS: festa dei lavoratori liberi, celebrata negli anni bisestili. Ogni due anni, tra il 23 e il 24 febbraio s’intercalava un tredicesimo mese “mercedonius mensis” per conciliare l’annualità lunare con quella solare. “Mercedonius” o “mese della retribuzione” era la parte dell’anno in cui si pagavano i lavoratori liberi.

REGIFUGIUM: cerimonia del 24 febbraio in ricordo della mitica cacciata del re Tarquinio il Superbo e dell’inizio della repubblica (24 febbraio dell'anno 509 ante era volgare). La cerimonia si svolgeva nella pubblica assemblea, dove il rex sacrorum, compiuto il sacrificio, prestamente fuggiva, sospendendo la sua carica fino alle calende di marzo.

EQUIRIA: feste dedicate a Marte Gradivo (che entra in battaglia). Si celebrava il 27 febbraio e nei primi giorni di marzo. Consisteva in gare di corse di cavalli da guerra (equi) nel Campo Marzio.


MARZO (Mars) prende il nome dal dio della guerra Marte. I giorni 9 e 17 la confraternita dei Salii (sacerdoti guerrieri di Marte) portavano in processione per la città dodici scudi (ancilia), intonando il carmen saliare ed eseguendo una danza a tre tempi (tripudium).

MATRONALIA: si celebrava il primo marzo in onore di Giunone Lucina (dea dei parti), tutrice del genere femminile e del matrimonio. Le matrone si recavano al tempio della dea sul colle Esquilino per fare voti per la felicità dei matrimoni e offerte di mazzi di fiori.

FESTUM VESTAE: il primo marzo di ogni anno si rinnovava il fuoco nel santuario della dea vergine Vesta, protettrice del focolare domestico e del fuoco. Era venerata in ogni casa insieme ai Lari (spiriti protettori degli antenati defunti) e ai Penati (spiriti protettori della famiglia e della casa), raffigurati in statuette (sigilla) collocate in una nicchia (larario) nell’atrio della casa. Durante l’anno le vestali, sacerdotesse consacrate al culto di Vesta, mantenevano sempre vivo il fuoco nel suo tempio.

EQUIRIA (seconda): festa in onore di Marte, celebrata il giorno 14 nel Campo di Marte.

FESTA DI ANNA PERENNA alle idi (15) di marzo, in onore della dea che presiedeva al corso dell’anno. La celebrazione avveniva nel Campo Marzio con banchetti, allegri giochi, ubriacature. Alla dea si chiedevano vita lunga, felicità, salute, abbondanti raccolti.

BACCANALIA: si celebrava il 17 marzo, in onore di Bacco. Era un culto misterico che si svolgeva di notte, improntato a libertà sessuale e sfrenatezza. Furono in parte sostituiti dai Liberalia.

LIBERALIA: festa in onore di Libero (antico dio della fertilità e del vino) e di Libera (sua paredra). Si celebrava la maturità virile dei ragazzi, cui era consegnata la toga virile.

QUINQUATRIE MAIORES: festeggiamenti, dal 19 al 23, in onore di Minerva, dea saggia, protettrice di tutte le professioni e di tutte le arti. Erano giorni di vacanza scolastica. Gli studenti consegnavano ai loro maestri la retribuzione (minerval) per la scuola.

TUBILUSTRIUM: il 23 si consacravano le trombe, strumenti musicali sacri a Minerva.

FESTUM MAGNAE MATRIS ET ATTIS: dal 22 al 27 si festeggiava la dea frigia Cibele, detta Grande Madre, e il suo compagno Attis, morto di morte violenta. Il culto, di natura misterica, fu importato a Roma insieme ai sacerdoti della dea (c.d. Galli) durante le guerre puniche per allontanare il pericolo costituito da Annibale. Il culto frigio, originariamente cruento e orgiastico, consisteva in una corsa dei sacerdoti per le vie di Roma, accompagnati da una strepitosa musica, e nella raccolta di offerte in denaro per il servizio religioso.


APRILE (Aprilis) mese dedicato a Venere (Afrodite), dea della primavera e della natura fiorente.

VENERALIA: festa delle Calende in onore di Venere Verticordia (che apre i cuori) e della Fortuna Virile (apportatrice di felicità per gli uomini).

MEGALESIA: dal 4 al 10 era la festa delle donne patrizie, dedicata alla dea Cibele. Si svolgevano ludi circensi e scenici.

CEREALIA: dal 12 al 19 aprile era la festa delle donne plebee, dedicata a Cerere (Demetra), dea dell’agricoltura e dei frutti che la terra produce. Si svolgevano ludi circensi, ai quali gli spettatori assistevano vestiti di bianco. Le donne, biancovestite, reggendo una torcia, vagavano per la città in ricordo di Cerere, che andava in ricerca della figlia Proserpina rapita da Plutone.

FESTA DELLA FORTUNA PRIMIGENIA: il giorno 11 si festeggiava a Preneste la Fors Fortuna (Tyche), la dea del caso, del destino, della prosperità, della felicità. Era detta Primigenia, perché a ognuno determinava il destino fin dalla nascita. A Roma si festeggiava il 25 maggio (Fortuna pubblica), il 24 giugno (For Fortuna), il 7 luglio (Fortuna muliebre), il 27 settembre (Fortuna reduce).

FORDICIDIA: il giorno 15, festa in onore della dea Tellus (Gea, la Terra), cui si sacrificavano trenta vacche gravide sulla rocca capitolina per propiziare la fertilità della terra.

PALILIA: il giorno 21 (data della fondazione di Roma), festa campestre dei pastori per invocare alla dea Pale la protezione delle greggi. I pastori purificavano se stessi e il loro gregge accendendo fuochi di paglia sui quali passavano, saltando, con gli animali. Si festeggiava anche il giorno anniversario della fondazione di Roma sul colle Palatino.

VINALIA: il 23 si festeggiavano i Vinalia urbana o priora (i Vinalia rustica si celebravano il 19 agosto, giorno in cui sì iniziava la vendemmia). In questa occasione si aprivano i recipienti di vino e si assaggiava il vino nuovo. Prima dell’assaggio si offrivano libagioni a Giove.

ROBIGALIA: il 25 aprile s’invocava Robigus, il dio della ruggine, perché proteggesse le coltivazioni dal flagello detto “ruggine del grano”. Le offerte al dio erano fatte dal flamen Quirinalis.

FLORALIA: feste dal 28 aprile al 3 maggio in onore della dea Flora, simbolo della primavera. Al suo culto era consacrato il flamen floralis. Il popolo si abbandonava ai tripudi e ai piaceri più licenziosi e sfrenati. Si allestivano giochi circensi e si eseguivano ludi scenici, dove le attrici di mimo si denudavano tra gli schiamazzi del pubblico.


MAGGIO (Maius) mese dedicato al culto della dea Maia, madre di Mercurio (o dedicato ai majores, i Romani adulti).

CALENDE DI MAGGIO: si festeggiava Maia, antica dea italica, moglie di Vulcano, confusa con la dea Maia greca, con Bona Dea e con altre deità femminili. Il primo maggio il flamen Vulvanis le sacrificava una porca gravida.

LARALIA: alle Calende, festa di carattere familiare in onore dei Lari, spiriti benigni degli antenati, protettori della casa, spesso confusi con i Penati, divinità protettrici della famiglia e dello Stato. Le immagini di Lari e Penati erano custodite in un Lararium (tabernacolo) presso il focolare domestico. I Lari erano strettamente legati alla casa e non la abbandonavano mai. Se la famiglia si trasferiva, si portava appresso i Penati, non i Lari.

LEMURIA: festa celebrata nei giorni 9, 11 e 13 in onore degli spiriti dei defunti. I Lemuri erano identificati con le Larvae o Maniae, spiriti maligni dei morti, che furono in vita uomini malvagi. Le Larve o Mani erano l’opposto dei Lari ed erano immaginati come spettri spaventosi, che vagavano alla ricerca delle loro antiche dimore. Per tenerli lontani dalla casa i padri di famiglia svolgevano riti superstiziosi con espiazioni e lustrazioni. Februa erano le cose che si offrivano ai Mani per la purificazione.

DIES MERCURII ET MAIAE: il 15 era il giorno sacro a Mercurio e a Maia. Il Mercurio romano era il dio del commercio e del guadagno, venerato specialmente dai mercanti. Nel medesimo giorno si celebrava il rito pubblico degli ARGEI, fantocci di vimini gettati nel Tevere dal ponte Sublicio. Si trattava di un sacrificio simbolico finalizzato alla purificazione dei Romani.

AGONALIA (terza) il giorno 21 festa in onore di Veiovis, divinità giovanile (identificato con il giovane Giove o con Fauno).

TUBILUSTRIUM: il 23 era la festa della consacrazione delle trombe, che si usavano nei sacrifici, sotto l’auspicio del dio Vulcano, fabbro divino.

FESTA DELLA FORTUNA PUBBLICA: il giorno 25 era dedicato alla dea Fortuna pubblica, protettrice del popolo e dello stato romano.

LUDI HONORIS ET VIRTUTE: il giorno 29 si compivano giochi dedicati a Honor, personificazione dell’onore, e a Virtus, personificazione del valore militare.

AMBARVALIA: il 30 si celebrava la purificazione (lustratio) dei campi. Ogni proprietario terriero sacrificava tre animali (maiale, pecora, toro). Le vittime, prima del sacrificio in onore di Cerere, erano condotte dai contadini attorno (amba) ai confini dei campi (arvalia). La cerimonia pubblica per ottenere la fertilità dei campi era celebrata dai Fratres Arvales (fratelli dei campi), un collegio composto di 12 sacerdoti.


GIUGNO (Iunius) mese dedicato alla dea Juno (Giunone), divinità tutrice del sesso femminile e del matrimonio (o dedicato ai minores, i giovani atti alle armi).

DIES JUNONIS MONETAE: le Calende erano sacre a Giunone Moneta, che presiedeva al denaro conservato nel suo tempio sul Campidoglio. DIUS FIDIUS: il giorno 5 (None di giugno) era dedicato alla divinità del giuramento e del matrimonio.

FESTA DELLA MENTIS ET INTELLECTUS: il giorno 8 si festeggiavano sul Campidoglio le divinità della mente e dell’intelletto.

FESTA DI JOVIS PISTORIS: il 9 era la festa di Giove Pistor (fornaio), che aveva suggerito ai Romani, assediati dai Galli, di buttare loro del pane per ostentarne falsa abbondanza.

VESTALIA: dal 9 al 15 era la festa delle Vestali, sacerdotesse della dea Vesta (Hestia), divinità del focolare domestico.

MATRALIA: il giorno 11 era la festa in onore della Madre Matuta (la madre del mattino, che scaccia le tenebre della notte e porta il sole), identificata con la dea greca Ino (o Leucotea), sorella di Semele. Il rito era riservato alle matrone di elevato rango sociale, sposate una sola volta. Durante la festa, le bonae matres prendevano in braccio i loro nipoti in luogo dei figli, in ricordo di Ino, che aveva allevato Dioniso, figlio della sorella Semele. Le cerimonie avevano relazione con i dolori di Ino.

FESTA DI JOVIS INVICTI: il giorno 13, in onore di Giove Invincibile.

FESTA IN ONORE DI MINERVA (QUINQUATRUS MINUSCULAE): il giorno 13, era una festa minore rispetto alla maggiore celebrata nei giorni dal 19 al 23 marzo. I suonatori di flauto, mascherati e travestiti da donna, correvano per la città, cantando e suonando, fino al tempio di Minerva Capta (l’ingegnosa), loro protettrice.

SUMMANALIA: il 20 giugno, festa in onore di Summanus, divinità infernale della folgore notturna (in origine era uno degli attributi di Giove).

FESTA DELLA FORS FORTUNA: il 24 era la festa della plebe in onore della dea del destino. Fors, il caso, era il principio maschile, Fortuna quello femminile.

GIORNO SACRO A JOVIS STATORIS: il 27, dedicato a Giove Statore, cioè fermante, perché fermò i Romani che stavano fuggendo di fronte ai Sabini.

GIORNO SACRO A QUIRINO: il 29.


LUGLIO (Quinctilis) cioè quinto mese del calendario antico, fu in seguito chiamato Iulius in onore di Giulio Cesare.

Alle Calende, festa in onore della dea Giunone, personificazione della felicità.

POBLIFUGIUM: il giorno 5, festa per commemorare la fuga dei Romani, spaventati dalla misteriosa scomparsa di Romolo. Due giorni dopo si tenevano le None caprotinae in onore di Giunone, cui le donne, libere e serve, sacrificavano sotto un albero di caprifico.

FESTA DELLA FORTUNAE MULIEBRIS: il giorno 6, festa della Fortuna Femminile, cui partecipavano solamente le donne sposate una sola volta.

LUDI APOLLINARES: si svolgevano dal 5 al 13 nel Circo Massimo. Erano tra i più importanti ludi pubblici. Furono istituiti durante la seconda guerra punica in onore di Apollo per scongiurare nuove sventure. Si allestivano contemporaneamente anche ludi scenici.

CONSUALIA: il giorno 7, festa in onore di Conso, dio del Consiglio.

PALILIA: il 7, festa in onore di Pale, protettrice degli allevatori e del bestiame.

FESTA DI VITULA: il giorno 8, festa in onore della dea della letizia, che prolungava la vita agli uomini.

LUDI CASTORUM: si celebravano il 15, in onore dei Dioscuri, i gemelli Castore e Polluce, che avevano aiutato i Romani contro i Latini nella battaglia presso il lago Regillo.

LUCARIA: giorni 19 e 21, festa dedicata ai boschi sacri, celebrata in un lucus tra la Salaria e il Tevere, dove i Romani avevano trovato rifugio dopo la battaglia di Allia.

LUDI VICTORIAE CAESARIS: giochi in onore della vittoria di Cesare, si celebravano dal giorno 20 al 30.

NEPTUNALIA: il 23, festa in onore del dio Nettuno, dio del mare e delle acque.

FURINALIA: il 25, festa in onore della dea Furina, personificazione delle Furie (Erinni), divinità della vendetta.


AGOSTO, (Sextillis) sesto mese del calendario, fu in seguito chiamato Augustus in onore dell’imperatore Ottaviano Augusto.

FESTUM SPEI ET MARTIS: alle Calende, festa della speranza (Spes) e della guerra (Mars Ultor, cioè Marte Vendicatore).

FESTUM SALUTIS: festa della salute (l’Igea greca), della prosperità e del benessere del popolo romano (Salus publica), ricorrente il giorno 5 (alle None).

FESTUM DIANAE: il giorno 13 festa della dea Diana, divinità lunare (simile a Ecate), ma anche della caccia (simile a Artemide) e della nascita (simile a Lucina, dea della luce e dei parti). Fu introdotta in Roma dai plebei latini. Aveva un tempio sul colle Aventino, sede principale della plebe romana.

FESTUM ASTRAEAE: il giorno 15, festa della dea della giustizia (Dice), ultima dea ad abbandonare la terra, quando all’età dell’oro succedette l’età del bronzo.

PORTUNALIA: il 17, feste in onore del dio Portuno, protettore dei porti.

VINALIA RUSTICA: il giorno 19, in occasione dell’inizio della vendemmia, il flamen Dialis offriva a Giove sacrifici per scongiurare che il cattivo tempo rovinasse il raccolto. Era il giorno sacro a Giove e a Venere.

CONSUALIA: festa del giorno 21 in onore di Conso, dio della terra e dei seminati.

VULCANALIA: festa del giorno 23 in onore di Vulcano (Hefesto), dio fabbro, del fuoco e del focolare. La festa si celebrava nel circo Flaminio mediante giochi pubblici.

OPICONSIVIA: festa del 25 in onore di Ops, dea dell’abbondanza delle messi, sposa di Saturno. Era associata a Conso, dio della terra.

VERTUMNALIA: festa del 27 in onore di Vortumnus (o Vertumnus), dio della mutazione delle stagioni e della maturazione dei frutti. Sua sposa era Pomona.

FESTUM VICTORIAE: il giorno 28, festa in onore della dea Vittoria (Nice).


SETTEMBRE (September) settimo mese.

NATALIS TELLURIS: alle Calende si festeggiava la nascita della dea Tellus (Gea, Madre Terra), protettrice dai terremoti. Fu assimilata a Cerere, madre delle messi

LUDI ROMANI: si svolgevano dal 4 al 19 (duravano 15 giorni). Erano sacri a Giove, Giunone, Minerva. Comprendevano anche ludi scenici (spettacoli teatrali).

EPULUM IOVIS: alle Idi, festa della triade capitolina: Giove, Giunone, Minerva.

NATALIS ROMULI: il giorno 20 si festeggiava la nascita di Romolo.

NATALIS AUGUSTI: il giorno 23 si festeggiava la nascita di Augusto.

FESTUM FORTUNAE REDUCIS: il giorno 27, era la festa della dea Fortuna, che assicurava il ritorno in patria dei reduci.


OTTOBRE (October) ottavo mese.

MUNDUS CERERIS: era la fossa posta nel santuario di Cerere, consacrata agli dei Mani. Restava chiusa tutto l’anno ad eccezione di tre giorni (in agosto, ottobre e novembre, quando si apriva la porta di accesso sotterraneo ai tristi dei inferi: mundus patet).

AUGUSTALIA: dal 5 al 12, erano festeggiamenti dedicati ad Augusto. Si offrivano sacrifici alla Fortuna Reduce, eretta dal Senato per il ritorno vittorioso di Ottaviano Augusto dalle campagne militari d’Oriente.

MEDITRINALIA: il giorno 11, festa rituale dedicata alla lavorazione del vino nuovo

FONTINALIA: il giorno 13, festa in onore delle divinità delle fonti

LUDI CAPITOLINI: si svolgevano il giorno 15 e consistevano in spettacoli ginnici e musicali.

EQUUS OCTOBER: il giorno 15 era la festa in onore di Marte. Si organizzavano corse di cavalli e si compiva un sacrificio espiatorio per il sangue versato nelle campagne militari dell’estate.

ARMILUSTRIUM: il 19 ottobre si celebrava una festa militare sull’Aventino (rassegna e purificazione delle armi) al termine delle campagne militari dell’estate. Si facevano sacrifici solenni a Marte e una processione con gli scudi ancili.

FESTUM LIBERI PATRIS ET LIBERAE: giorno 23, festa in onore di Libero e Libera (culto bacchico).


NOVEMBRE (november) nono mese.

EPULUM JOVIS: il primo o il 13 del mese si festeggiava un convito rituale offerto a Giove, in cui s’invitavano simbolicamente gli dei a partecipare.

HILARIA: il giorno 3, festa in onore di Cibele, la Grande Madre, dea della natura.

LUDI PLEBEI: dal giorno 4 al 17, si celebravano nel circo Flaminio.

LECTISTERNIA CYBELES: il giorno 19, sontuoso banchetto rituale offerto a Cibele.

FESTUM PLUTONIS ET PROSERPINAE, il giorno 22, festa in onore di Plutone, dio degli inferi (il triste regno delle ombre) e di Proserpina, da lui rapita a Cerere, la Madre terra.


DICEMBRE (december) decimo mese. Alle Calende, festa della dea Pietas, personificazione del dovere religioso verso gli dei.

FESTUM BONA DEA: il giorno 3, si festeggiava un’antica divinità romana, associata al dio Fauno.

FAUNALIA: il giorno 5 (alle None), festa campagnola in onore di Fauno, protettore delle campagne e della prolificità degli animali.

FESTUM JUNONIS IUGALIS: il giorno 9, festa in onore di Giunone sposa.

SEPTIMONIUM AGONALIA: festa dei colli romani.

AGONALIA: il giorno 11 era festeggiato il dio Giano.

CONSUALIA: il giorno 15 si festeggiava il dio Conso, associato alla fine dei lavori agricoli, e si svolgevano giochi solenni.

SATURNALIA ET OPALIA: feste celebrate dal 17 al 23, in onore di Saturno (Crono) e della dea dell’abbondanza dei frutti della terra, Ops, sua sposa. Secondo il mito, Saturno fu da Giove cacciato dal cielo e accolto da Giano in Italia, che prese il nome di Saturnia, dove regnò durante l’età dell’oro, insegnando agli uomini la coltivazione della terra e stabilendo le prime leggi. In suo onore per sette giorni si commemoravano i giorni aurei del suo regno con divertimenti, scambio di doni e banchetti, cui si convitavano gli schiavi per significare che non c’era differenza di condizioni sotto la signoria del dio durante l’età aurea.

ANGERONALIA (DIVALIA): il giorno 21 si festeggiava la dea tutelare di Roma, Angerona (personificazione della sofferenza), cui i pontefici offrivano un sacrificio nel sacello della dea Volupia (personificazione della voluttà), divinità a lei opposta.

LARENTINALIA: il giorno 23 il flamine di Quirino celebrava il sacrificio funebre per Acca Larenzia, madre dei Lari, nutrice di Romolo e Remo, moglie di Faustolo (cioè di Fano-Luperco). Acca Larenzia era quindi una Luperca, cioè una Lupa.

DIES NATALIS SOLIS INVICTI: il giorno 25 si celebrava la festa del natale del Sole Invincibile.

COMPITALIA: festa dedicata ai Lares Compitales, divinità venerate nei sacrari posti nei crocicchi (compita) delle principali strade. Era una festa mobile, indetta dal pretore tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio per festeggiare la fine dell’anno agricolo. Durante la festa religiosa si offrivano sacrifici ai Lari, in onore dei quali si celebravano anche giochi pubblici (Ludi Compitales), organizzati dagli abitanti del luogo, rappresentati nei collegia compitalia, che costituirono nel tempo una massa di manovra politica. L’usanza sopravvisse con l’avvento del cristianesimo, che sostituì i Lari con immagini di Santi o Madonne nelle edicole poste nei crocicchi.


Lucio Apulo Daunio




Per approfondimenti:


FONTI ANTICHE

Varrone, “De lingua latina”; Macrobio, “Saturnalia”; Dionigi di Alicarnasso, “Antichità romane”; Plinio il Vecchio, “Storia naturale”; Aulo Gellio, “Notti attiche”; Ovidio, “Fasti”; Festo, “De verborum significatu”; Tibullo, “Elegie”; Censorino, “De die natali”; Ausonio, “Ecloga n. 23”



BIBLIOGRAFIA

DUMEZIL G., La religione arcaica di Roma; FERGUSON J., Le religioni dell’impero romano; FILORAMO G., Storia delle religioni; LUBKER F., Il lessico classico












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