IL
CALENDARIO E LE FESTIVITA’
NELL’ANTICA
ROMA
PARTE PRIMA
IL
CALENDARIO DI ROMA ANTICA
Il termine
“Fasti” indicava il calendario romano. Era predisposto dal Pontefice Massimo e
serviva a regolare la vita dei cittadini durante l’anno. Il conteggio degli
anni partiva dalla fondazione di Roma (ab Urbe condita, anno 753 a.C.). Il
calendario trae origine dalla parola latina “kalendae”, primo giorno di ogni
mese, nel quale si bandivano al popolo romano convocato in assemblea le feste,
i giuochi, i giorni fasti (leciti per svolgere attività pubblica e amministrare
la giustizia, non essendoci impedimenti di carattere religioso) e nefasti
(quelli a carattere espiatorio, dedicati alla religione), che ricorrevano
durante il mese.
Il libro
calendario conteneva tutte le notizie astronomiche, agrarie e religiose di
ciascun mese e anche la deità sotto la cui protezione era posto il mese. In
origine, il calendario era lunare (il mese lunare è il periodo di tempo che
inizia dalla Luna nuova, periodo di invisibilità, e termina con il ritorno
della Luna nuova). In ciascun mese si indicavano le None (primo quarto) e le
Idi (luna piena). Le None e le Idi cadevano, nei mesi di 30 giorni, il 5 e il
13; mentre, nei mesi di 31 giorni (marzo, maggio, luglio e ottobre), cadevano
nei giorni 9 e 15. Le None erano il giorno del mese che cadeva nove giorni
prima delle Idi (i Romani contavano sia il giorno in cui si cominciava a
contare sia quello in cui finiva il conto). Le Calende e le Idi erano sempre dies festi (consacrati a una divinità).
Le Idi erano dedicate a Giove, le Calende (primo giorno del mese) a Giunone. Le
None a nessun dio erano sacre. Il giorno successivo alle Calende, alle None e
alle Idi era considerato giorno sfortunato (dies
ater, cioè nero, che era il colore con cui si rappresentavano i giorni
infausti). Maledetti erano anche i dies
religiosi o vitiosi (giorni
ritenuti superstiziosi in ricordo di gravi calamità). Il giorno a Roma era
diviso in due parti: dodici ore prima e dodici ore dopo mezzogiorno. Il
passaggio del sole al mezzogiorno era segnalato da un addetto e annunciato al
popolo nel foro. Il giorno si misurava dalla mezzanotte alla mezzanotte
successiva. Nell’uso militare, la notte (dal calar del sole all’alba) era
divisa in quattro vigilie (turno di guardia), ciascuna di tre ore. Nundinum era il periodo di tempo di nove
giorni. Ogni nove giorni a Roma si teneva il mercato. La settimana di sette
giorni, con i nomi dei pianeti allora noti (Luna, Marte, Mercurio, Giove,
Venere, Saturno, Sole), entrò in uso a Roma soltanto molto tardi, sotto
l’influsso del Cristianesimo (ufficialmente nel IV sec. d.C.). Il giorno del
Sole (dies Solis) divenne la domenica,
giorno dedicato al Signore (dies
Dominicus).
L’anno
romano, diviso da Romolo in dieci mesi, iniziava con Martius (dedicato a Marte, dio della guerra) e proseguiva con Aprilis (dall’aprirsi dei germogli delle
piante, era il mese dedicato a Venere), Maius
(dedicato a Maia, madre di Mercurio; o ai maggiori, i romani adulti), Junius (dedicato a Giunone; o ai minori,
i giovani atti alle armi), Quintilis
(quinto mese, poi mutato in Julius, in onore di Giulio Cesare, nel 44 a.C.), Sextilis (sesto, poi mutato in Augustus, in onore di Ottaviano Augusto,
nell’8 a.C.), September (settimo mese), October
(ottavo mese), November (nono
mese), December (decimo mese). I mesi
di Jannuarius (dedicato a Janus,
Giano) e Februarius (riservato al
sacrificio di espiazione, Februa, per
le anime dei morti) furono aggiunti da Numa Pompilio, come undicesimo e
dodicesimo mese. Per conciliare l’anno lunare di dodici mesi con quello solare,
si procedeva a intercalare ogni due anni un mese, c.d. Mercedonius. Con la riforma del calendario giuliano, si adottò
l’anno solare di 365 giorni, aggiungendo, ogni quattro anni, un giorno nel mese
di febbraio per recuperare le sei ore mancanti. Gennaio, consacrato ai lavori
agricoli, divenne il primo mese dell’anno che iniziava a crescere con il
crescere delle ore solari dopo il solstizio d’inverno. Alle Calende di gennaio
i Romani si scambiavano auguri e doni (strenne).
La religione
politeista romana consisteva nel culto degli dei, in onore dei quali si
celebravano feste religiose pubbliche (feriae)
in date fisse (feriae statae) o
mobili (feriae conceptivae). Queste
ultime erano fissate di anno in anno dai pontefici o dai magistrati. Le feriae
(tempo sacro riservato al culto degli dei) si dividevano in publicae e privatae. Queste ultime riguardavano le grandi famiglie patrizie. Fas indicava la manifestazione della
volontà divina, che rendeva lecito o non lecito (cioè nefas) un determinato comportamento. Ius era il diritto umano, profano, distinto dal diritto divino,
sacro. Feriae erano i dies festi, consacrati per l’intero
giorno al culto di una divinità e all’ozio (detti “nefasti”, perché connessi,
per un verso, al divieto di compiere attività umane, per un alto verso, al
dovere di compiere atti prescritti dalla religione per non incorrere nell’ira
delle divinità), distinti dai dies
profesti, cioè i giorni concessi agli uomini per trattare gli affari
pubblici e privati (perciò detti “fasti”, cioè leciti, non vietati da
impedimenti religiosi). I flamines
erano quindici sacerdoti addetti al culto di una divinità, suddivisi in maiores, tratti dalle famiglie patrizie,
e minores, tratti dalla plebe. I maiores erano il flamen Dialis, il più insigne, (sacerdote di Giove), il flamen Martialis (sacerdote di Marte) e
il flamen Quirinalis (sacerdote di
Quirino). Questi massimi sacerdoti erano obbligati a seguire determinate regole
e comportamenti e avevano come segni distintivi: un littore (che lo precedeva
portando un fascio); la sella curulis (sedile
pieghevole, ornato d’avorio, simbolo di potere); la toga praetexta (veste bordata di rosso). La gestione dei riti religiosi
era affidata al collegio dei pontefici con a capo il Pontefice massimo. I
sacerdoti sacris faciundis erano
adibiti alla divinazione e all’interpretazione dei Libri Sibillini.
All’interpretazione degli auspici provvedeva il collegio degli Auguri. I sacrifici
rituali di esseri animati (hostiae o victimae) della religione politeista
romana erano finalizzati a preservare la pax
deorum (intesa come pace con gli dei). Il rito del sacrificio, eseguito
scrupolosamente secondo regole minuziose, rafforzava la potenza divina,
predisponendola alla benevolenza verso le vicende umane. L’offerta del sangue
delle vittime sacrificali era ritenuta sommamente gradita agli dei.
I Ludi
pubblici, consistenti in giochi e spettacoli, erano feste di ringraziamento
celebrate in onore di singoli dei, secondo date predisposte o stabilite di
volta in volta per adempiere un voto o in occasione di straordinarie
circostanze. I Ludi pubblici si distinguevano in circensi (che si tenevano nel
circo), gladiatori (nell’anfiteatro), scenici (nel teatro). Erano preceduti da
una solenne processione e da offerte rituali agli dei. Tra i più importanti: i
Ludi Apollinari, i Ludi Capitolini (consistenti in spettacoli ginnici e
musicali in onore di Giove), i Ludi Floreali (festa di primavera in onore di
Flora), i Ludi Magni, poi Romani (erano feste patrizie), i Ludi Plebei, i Ludi
Megalesi (in onore della Magna Mater),
i Ludi Secolari, ecc.
PARTE
SECONDA
I GIORNI
FESTIVI DELL’ANNO ROMANO
(Si riportano, mese per mese, le
principali festività romane)
GENNAIO (Ianuarius) prende il nome da Giano (Janus), antico dio italico, re del
Lazio, vissuto nell’età dell’oro e collegato a una funzione iniziale, cioè agli
inizi del tempo e di ogni cosa. Gli si offrivano farro e focaccia mischiata con
il sale.
Alle Calende
era la festa di Esculapio, dio della salute. Alle None, la festa di Vica Pota,
dea della vittoria.
AGONALIA: erano
feste celebrate più volte nel corso dell’anno per propiziarsi Giano, sposo
della ninfa Giuturna, da cui ebbe il figlio Fons,
dio delle sorgenti. Dio dell’inizio di ogni cosa, Giano imponeva il nome al
primo mese dell’anno. Dio del passaggio, custodiva le porte di casa (ianua), in entrata e in uscita, perciò
fu immaginato con una doppia faccia (Giano bifronte). In tempo di guerra la
duplice porta del suo tempio era sempre aperta per accogliere il soccorso del
dio e il ritorno del popolo andato alla guerra; si chiudeva soltanto in tempo
di pace, affinché essa non ne uscisse. La festa iniziava con l’offerta al dio
del sacrificio di un ariete. Il sacerdote (rex
sacrorum), prima di sgozzare la vittima, diceva “Agone”, cioè “Uccido” (da
cui deriva il termine agonalia). La
festa proseguiva con le competizioni sportive in suo onore. Si celebrava più
volte nel corso dell’anno: al 9 gennaio, al 17 marzo, al 21 maggio, all’11
dicembre. In quella di marzo, in cui si preparavano le campagne militari, la
festa era dedicata al dio della guerra Marte.
CARMENTALIA: si
celebravano l’11 e il 15 gennaio in onore della ninfa Carmenta, divinità delle
fonti (era una delle Camene, ninfe delle sorgenti), avente facoltà profetica
(da carmen, canto magico-rituale; o
da carere = essere privo e mentem = mente, quindi priva di senno a
causa dei deliri provocati dall’invasamento divino). A lei si attribuivano gli
epiteti cultuali di Antevorta (che
conosce il passato) e Postvorta (che
conosce il futuro). Era protettrice dalle partorienti (perché connessa con il
passaggio a una nuova condizione), quindi connessa con Giano (essendo ogni
nascita un inizio), il cui tempio era posto di fronte alla porta Carmentalis.
FESTUM
CONCORDIA: festa della dea Concordia il 16 gennaio e il 30 marzo
LUDI
PALATINI: festa mobile in onore di Giove Laziale. Si celebrava tra il 22 e
il 24 gennaio, mediante corse di cavalli, giochi vari (ludi circensi) e
rappresentazioni teatrali (ludi scenici). Caligola – racconta Flavio Giuseppe
in “Antichità giudaiche” IXX - fu assassinato durante lo svolgimento dei Ludi
Palatini.
PAGANALIA: festa
plebea, prima mobile, poi fissa, si celebrava il 24 gennaio, consistente in
riti di purificazione eseguiti nei singoli villaggi (pagi) in onore della dea
dei contadini Empanda.
SEMENTIVAE: festa
mobile, poi fissata il 25 gennaio, celebrava la fine della stagione delle
semine e l’inizio di ciò che nasceva dalla terra. Dedicata a Cerere, dea
dell’agricoltura, e a Tellus, la Madre Terra, cui si chiedeva di avere
abbondante raccolto.
DEDICATIO
AEDIS CASTORUM: il 27 gennaio si rievocava la “dedicatio” del tempio ai Dioscuri, i gemelli Castore e Polluce.
ARA PACIS
AUGUSTAE: festa della dedicazione dell’Ara
Pacis di Augusto.
FEBBRAIO (Februarius) mese dedicato al dio Februus e alla dea Febris, venerati perché allontanassero la malattia. Februum era tutto ciò che servisse a
placare e purificare. Februare
significava purgare, rendere puro, depurare. Februalia era il sacrificio di espiazione che si faceva alla fine
di ogni anno (che iniziava a marzo). Le cose che si adoperavano nelle cerimonie
espiatorie atte a purificare erano dette februa.
Alle Calende
si festeggiava la dedicazione del tempio a Iuno
Sospita, Mater Regina (Giunone
Salvatrice, Madre e Regina). Alle None era la festa di Augustus, Pater Patriae.
FORNACALIA: era una
festa mobile, istituita da Numa e dedicata alla dea Fornace, custode del buon
andamento del forno per cuocere il pane di farro. L’antica cerimonia nuziale
della confarreatio prendeva il nome dal farro, poiché era caratterizzata dalla
spartizione tra gli sposi di una focaccia di farro. Con questa farina e sale si
preparava la mola salsa, indispensabile per i sacrifici (da cui la parola
“immolare”). I cittadini romani, che per negligenza non avevano offerto il
sacrificio durante la festa, erano tenuti a compierlo durante la festa dei
Quirinalia, il 17 febbraio, che perciò veniva anche chiamata festa degli
smemorati (feriae stultorum).
PARENTALIA o
FERALIA: cerimonie di nove giorni (13-21 febbraio) in onore dei parenti
defunti. L’ultimo giorno si festeggiavano i Feralia: pubblica cerimonia con
offerte e sacrifici ai Mani (anime dei defunti). Vigeva l’usanza di portare
(lat. ferre) offerte rituali ai
parenti morti (inferi) per onorarli o per placare i loro spiriti. Si credeva,
infatti, che in quel giorno le anime cattive dei morti (larve) vagassero tra i
vivi come spettri. Il giorno seguente i Feralia, i parenti dei
defunti si radunavano per celebrare con un banchetto la festa dei Caristia,
cioè dei cari parenti. Lemuri erano le ombre dei morti, distinte in buone (Lari
o Mani) e cattive (larve).
LUPERCALIA: festa del
15 febbraio in onore di Luperco (nome del dio Fano, difensore delle greggi
contro il lupo, confuso poi con il dio Pan dei Greci). Dalle capre sacrificate
i sacerdoti (Luperci) tagliavano strisce di pelle (februa) con cui purificavano tutto ciò che toccavano, mentre
correvano nudi intorno al colle Palatino, sferzando il suolo per favorirne la
fertilità e le donne maritate per propiziarne la fecondità.
QUIRINALIA: festa del
17 febbraio dedicata al dio Quirino, che aveva un tempio sul colle Quirinale.
Quirino era un soprannome di Marte, che fu associato a Romolo, divinizzato dopo
la sua morte, avvenuta in circostanze misteriose (scomparve improvvisamente
durante una rassegna militare, perciò si volle assunto fra gli dei,
denominandolo Quirino, figlio di Marte). Il flamen
Quirinalis era il sacerdote addetto al culto di Quirino, cui offriva
sacrifici e ungeva le sue armi.
TERMINALIA: festa del
23 febbraio, termine dell’antico anno, che iniziava a marzo. La festa era
dedicata al dio Terminus, custode dei confini delle proprietà delimitate da
pietre terminali e dell’inviolabilità del territorio romano. I limiti dei campi
erano sacri e le pietre terminali si piantavano con particolari cerimonie religiose.
Durante la festa i proprietari dei campi confinanti si radunavano intorno alla
pietra terminale, incoronandola e presentando offerte rituali; dopo si
banchettava allegramente assieme.
MERCEDONIUS: festa dei
lavoratori liberi, celebrata negli anni bisestili. Ogni due anni, tra il 23 e
il 24 febbraio s’intercalava un tredicesimo mese “mercedonius mensis” per
conciliare l’annualità lunare con quella solare. “Mercedonius” o “mese della retribuzione” era la parte dell’anno in
cui si pagavano i lavoratori liberi.
REGIFUGIUM: cerimonia
del 24 febbraio in ricordo della mitica cacciata del re Tarquinio il Superbo e
dell’inizio della repubblica (24 febbraio dell'anno 509 ante era volgare). La
cerimonia si svolgeva nella pubblica assemblea, dove il rex sacrorum, compiuto il sacrificio, prestamente fuggiva,
sospendendo la sua carica fino alle calende di marzo.
EQUIRIA: feste
dedicate a Marte Gradivo (che entra in battaglia). Si celebrava il 27 febbraio
e nei primi giorni di marzo. Consisteva in gare di corse di cavalli da guerra
(equi) nel Campo Marzio.
MARZO (Mars) prende il nome dal dio della
guerra Marte. I giorni 9 e 17 la confraternita dei Salii (sacerdoti guerrieri
di Marte) portavano in processione per la città dodici scudi (ancilia), intonando il carmen saliare ed
eseguendo una danza a tre tempi (tripudium).
MATRONALIA: si
celebrava il primo marzo in onore di Giunone Lucina (dea dei parti), tutrice
del genere femminile e del matrimonio. Le matrone si recavano al tempio della
dea sul colle Esquilino per fare voti per la felicità dei matrimoni e offerte
di mazzi di fiori.
FESTUM
VESTAE: il primo marzo di ogni anno si rinnovava il fuoco nel santuario
della dea vergine Vesta, protettrice del focolare domestico e del fuoco. Era
venerata in ogni casa insieme ai Lari (spiriti protettori degli antenati
defunti) e ai Penati (spiriti protettori della famiglia e della casa),
raffigurati in statuette (sigilla) collocate in una nicchia (larario)
nell’atrio della casa. Durante l’anno le vestali, sacerdotesse consacrate al
culto di Vesta, mantenevano sempre vivo il fuoco nel suo tempio.
EQUIRIA (seconda):
festa in onore di Marte, celebrata il giorno 14 nel Campo di Marte.
FESTA DI
ANNA PERENNA alle idi (15) di marzo, in onore della dea che presiedeva al
corso dell’anno. La celebrazione avveniva nel Campo Marzio con banchetti,
allegri giochi, ubriacature. Alla dea si chiedevano vita lunga, felicità,
salute, abbondanti raccolti.
BACCANALIA: si
celebrava il 17 marzo, in onore di Bacco. Era un culto misterico che si
svolgeva di notte, improntato a libertà sessuale e sfrenatezza. Furono in parte
sostituiti dai Liberalia.
LIBERALIA: festa in
onore di Libero (antico dio della fertilità e del vino) e di Libera (sua
paredra). Si celebrava la maturità virile dei ragazzi, cui era consegnata la
toga virile.
QUINQUATRIE
MAIORES: festeggiamenti, dal 19 al 23, in onore di Minerva, dea saggia,
protettrice di tutte le professioni e di tutte le arti. Erano giorni di vacanza
scolastica. Gli studenti consegnavano ai loro maestri la retribuzione (minerval) per la scuola.
TUBILUSTRIUM: il 23 si
consacravano le trombe, strumenti musicali sacri a Minerva.
FESTUM
MAGNAE MATRIS ET ATTIS: dal 22 al 27 si festeggiava la dea frigia
Cibele, detta Grande Madre, e il suo compagno Attis, morto di morte violenta.
Il culto, di natura misterica, fu importato a Roma insieme ai sacerdoti della
dea (c.d. Galli) durante le guerre puniche per allontanare il pericolo
costituito da Annibale. Il culto frigio, originariamente cruento e orgiastico,
consisteva in una corsa dei sacerdoti per le vie di Roma, accompagnati da una
strepitosa musica, e nella raccolta di offerte in denaro per il servizio
religioso.
APRILE (Aprilis) mese dedicato a Venere (Afrodite),
dea della primavera e della natura fiorente.
VENERALIA: festa
delle Calende in onore di Venere Verticordia (che apre i cuori) e della Fortuna
Virile (apportatrice di felicità per gli uomini).
MEGALESIA: dal 4 al
10 era la festa delle donne patrizie, dedicata alla dea Cibele. Si svolgevano
ludi circensi e scenici.
CEREALIA: dal 12 al
19 aprile era la festa delle donne plebee, dedicata a Cerere (Demetra), dea
dell’agricoltura e dei frutti che la terra produce. Si svolgevano ludi
circensi, ai quali gli spettatori assistevano vestiti di bianco. Le donne,
biancovestite, reggendo una torcia, vagavano per la città in ricordo di Cerere,
che andava in ricerca della figlia Proserpina rapita da Plutone.
FESTA DELLA
FORTUNA PRIMIGENIA: il giorno 11 si festeggiava a Preneste la Fors Fortuna (Tyche), la dea del caso, del destino, della prosperità, della
felicità. Era detta Primigenia, perché a ognuno determinava il destino fin
dalla nascita. A Roma si festeggiava il 25 maggio (Fortuna pubblica), il 24
giugno (For Fortuna), il 7 luglio (Fortuna muliebre), il 27 settembre (Fortuna
reduce).
FORDICIDIA: il giorno
15, festa in onore della dea Tellus (Gea, la Terra), cui si sacrificavano
trenta vacche gravide sulla rocca capitolina per propiziare la fertilità della
terra.
PALILIA: il giorno
21 (data della fondazione di Roma), festa campestre dei pastori per invocare
alla dea Pale la protezione delle greggi. I pastori purificavano se stessi e il
loro gregge accendendo fuochi di paglia sui quali passavano, saltando, con gli
animali. Si festeggiava anche il giorno anniversario della fondazione di Roma
sul colle Palatino.
VINALIA: il 23 si
festeggiavano i Vinalia urbana o priora (i Vinalia rustica si celebravano il 19
agosto, giorno in cui sì iniziava la vendemmia). In questa occasione si
aprivano i recipienti di vino e si assaggiava il vino nuovo. Prima
dell’assaggio si offrivano libagioni a Giove.
ROBIGALIA: il 25
aprile s’invocava Robigus, il dio della ruggine, perché proteggesse le
coltivazioni dal flagello detto “ruggine del grano”. Le offerte al dio erano
fatte dal flamen Quirinalis.
FLORALIA: feste dal
28 aprile al 3 maggio in onore della dea Flora, simbolo della primavera. Al suo
culto era consacrato il flamen floralis.
Il popolo si abbandonava ai tripudi e ai piaceri più licenziosi e sfrenati. Si
allestivano giochi circensi e si eseguivano ludi scenici, dove le attrici di
mimo si denudavano tra gli schiamazzi del pubblico.
MAGGIO (Maius) mese dedicato al culto della dea
Maia, madre di Mercurio (o dedicato ai majores,
i Romani adulti).
CALENDE DI
MAGGIO: si festeggiava Maia, antica dea italica, moglie di Vulcano,
confusa con la dea Maia greca, con Bona Dea e con altre deità femminili. Il
primo maggio il flamen Vulvanis le
sacrificava una porca gravida.
LARALIA: alle
Calende, festa di carattere familiare in onore dei Lari, spiriti benigni degli
antenati, protettori della casa, spesso confusi con i Penati, divinità
protettrici della famiglia e dello Stato. Le immagini di Lari e Penati erano
custodite in un Lararium
(tabernacolo) presso il focolare domestico. I Lari erano strettamente legati
alla casa e non la abbandonavano mai. Se la famiglia si trasferiva, si portava
appresso i Penati, non i Lari.
LEMURIA: festa
celebrata nei giorni 9, 11 e 13 in onore degli spiriti dei defunti. I Lemuri
erano identificati con le Larvae o Maniae, spiriti maligni dei morti, che
furono in vita uomini malvagi. Le Larve o Mani erano l’opposto dei Lari ed
erano immaginati come spettri spaventosi, che vagavano alla ricerca delle loro
antiche dimore. Per tenerli lontani dalla casa i padri di famiglia svolgevano
riti superstiziosi con espiazioni e lustrazioni. Februa erano le cose che si offrivano ai Mani per la purificazione.
DIES
MERCURII ET MAIAE: il 15 era il giorno sacro a Mercurio e a Maia. Il Mercurio
romano era il dio del commercio e del guadagno, venerato specialmente dai
mercanti. Nel medesimo giorno si celebrava il rito pubblico degli ARGEI, fantocci di vimini gettati nel
Tevere dal ponte Sublicio. Si trattava di un sacrificio simbolico finalizzato
alla purificazione dei Romani.
AGONALIA (terza)
il giorno 21 festa in onore di Veiovis, divinità giovanile (identificato con il
giovane Giove o con Fauno).
TUBILUSTRIUM: il 23
era la festa della consacrazione delle trombe, che si usavano nei sacrifici,
sotto l’auspicio del dio Vulcano, fabbro divino.
FESTA DELLA
FORTUNA PUBBLICA: il giorno 25 era dedicato alla dea Fortuna pubblica, protettrice
del popolo e dello stato romano.
LUDI HONORIS
ET VIRTUTE: il giorno 29 si compivano giochi dedicati a Honor,
personificazione dell’onore, e a Virtus, personificazione del valore militare.
AMBARVALIA: il 30 si
celebrava la purificazione (lustratio)
dei campi. Ogni proprietario terriero sacrificava tre animali (maiale, pecora,
toro). Le vittime, prima del sacrificio in onore di Cerere, erano condotte dai
contadini attorno (amba) ai confini
dei campi (arvalia). La cerimonia
pubblica per ottenere la fertilità dei campi era celebrata dai Fratres Arvales (fratelli dei campi), un
collegio composto di 12 sacerdoti.
GIUGNO (Iunius) mese dedicato alla dea Juno (Giunone), divinità tutrice del
sesso femminile e del matrimonio (o dedicato ai minores, i giovani atti alle armi).
DIES JUNONIS
MONETAE: le Calende erano sacre a Giunone Moneta, che presiedeva al
denaro conservato nel suo tempio sul Campidoglio. DIUS FIDIUS: il giorno 5 (None di giugno) era dedicato alla
divinità del giuramento e del matrimonio.
FESTA DELLA MENTIS
ET INTELLECTUS: il giorno 8 si festeggiavano sul Campidoglio le divinità della
mente e dell’intelletto.
FESTA DI
JOVIS PISTORIS: il 9 era la festa di Giove Pistor (fornaio), che aveva suggerito
ai Romani, assediati dai Galli, di buttare loro del pane per ostentarne falsa
abbondanza.
VESTALIA: dal 9 al
15 era la festa delle Vestali, sacerdotesse della dea Vesta (Hestia), divinità del focolare
domestico.
MATRALIA: il giorno
11 era la festa in onore della Madre Matuta (la madre del mattino, che scaccia
le tenebre della notte e porta il sole), identificata con la dea greca Ino (o
Leucotea), sorella di Semele. Il rito era riservato alle matrone di elevato
rango sociale, sposate una sola volta. Durante la festa, le bonae matres prendevano in braccio i loro
nipoti in luogo dei figli, in ricordo di Ino, che aveva allevato Dioniso,
figlio della sorella Semele. Le cerimonie avevano relazione con i dolori di
Ino.
FESTA DI
JOVIS INVICTI: il giorno 13, in onore di Giove Invincibile.
FESTA IN
ONORE DI MINERVA (QUINQUATRUS
MINUSCULAE): il giorno 13, era una festa minore rispetto alla maggiore
celebrata nei giorni dal 19 al 23 marzo. I suonatori di flauto, mascherati e
travestiti da donna, correvano per la città, cantando e suonando, fino al
tempio di Minerva Capta (l’ingegnosa), loro protettrice.
SUMMANALIA: il 20
giugno, festa in onore di Summanus, divinità infernale della folgore notturna
(in origine era uno degli attributi di Giove).
FESTA DELLA
FORS FORTUNA: il 24 era la festa della plebe in onore della dea del destino. Fors, il caso, era il principio
maschile, Fortuna quello femminile.
GIORNO SACRO
A JOVIS STATORIS: il 27, dedicato a Giove Statore, cioè fermante, perché fermò i
Romani che stavano fuggendo di fronte ai Sabini.
GIORNO SACRO
A QUIRINO: il 29.
LUGLIO (Quinctilis) cioè quinto mese del
calendario antico, fu in seguito chiamato Iulius
in onore di Giulio Cesare.
Alle
Calende, festa in onore della dea Giunone, personificazione della felicità.
POBLIFUGIUM: il giorno
5, festa per commemorare la fuga dei Romani, spaventati dalla misteriosa
scomparsa di Romolo. Due giorni dopo si tenevano le None caprotinae in onore di Giunone, cui le donne, libere e serve,
sacrificavano sotto un albero di caprifico.
FESTA DELLA
FORTUNAE MULIEBRIS: il giorno 6, festa della Fortuna Femminile,
cui partecipavano solamente le donne sposate una sola volta.
LUDI
APOLLINARES: si svolgevano dal 5 al 13 nel Circo Massimo. Erano tra i più
importanti ludi pubblici. Furono istituiti durante la seconda guerra punica in
onore di Apollo per scongiurare nuove sventure. Si allestivano
contemporaneamente anche ludi scenici.
CONSUALIA: il giorno
7, festa in onore di Conso, dio del Consiglio.
PALILIA: il 7,
festa in onore di Pale, protettrice degli allevatori e del bestiame.
FESTA DI
VITULA: il giorno 8, festa in onore della dea della letizia, che
prolungava la vita agli uomini.
LUDI
CASTORUM: si celebravano il 15, in onore dei Dioscuri, i gemelli Castore e
Polluce, che avevano aiutato i Romani contro i Latini nella battaglia presso il
lago Regillo.
LUCARIA: giorni 19
e 21, festa dedicata ai boschi sacri, celebrata in un lucus tra la Salaria e il Tevere, dove i Romani avevano trovato
rifugio dopo la battaglia di Allia.
LUDI
VICTORIAE CAESARIS: giochi in onore della vittoria di Cesare, si
celebravano dal giorno 20 al 30.
NEPTUNALIA: il 23,
festa in onore del dio Nettuno, dio del mare e delle acque.
FURINALIA: il 25,
festa in onore della dea Furina, personificazione delle Furie (Erinni), divinità
della vendetta.
AGOSTO, (Sextillis) sesto mese del calendario, fu
in seguito chiamato Augustus in onore
dell’imperatore Ottaviano Augusto.
FESTUM SPEI
ET MARTIS: alle Calende, festa della speranza (Spes) e della guerra (Mars
Ultor, cioè Marte Vendicatore).
FESTUM
SALUTIS: festa della salute (l’Igea greca), della prosperità e del
benessere del popolo romano (Salus
publica), ricorrente il giorno 5 (alle None).
FESTUM
DIANAE: il giorno 13 festa della dea Diana, divinità lunare (simile a
Ecate), ma anche della caccia (simile a Artemide) e della nascita (simile a
Lucina, dea della luce e dei parti). Fu introdotta in Roma dai plebei latini.
Aveva un tempio sul colle Aventino, sede principale della plebe romana.
FESTUM
ASTRAEAE: il giorno 15, festa della dea della giustizia (Dice), ultima dea
ad abbandonare la terra, quando all’età dell’oro succedette l’età del bronzo.
PORTUNALIA: il 17,
feste in onore del dio Portuno, protettore dei porti.
VINALIA
RUSTICA: il giorno 19, in occasione dell’inizio della vendemmia, il flamen Dialis offriva a Giove sacrifici
per scongiurare che il cattivo tempo rovinasse il raccolto. Era il giorno sacro
a Giove e a Venere.
CONSUALIA: festa del
giorno 21 in onore di Conso, dio della terra e dei seminati.
VULCANALIA: festa del
giorno 23 in onore di Vulcano (Hefesto),
dio fabbro, del fuoco e del focolare. La festa si celebrava nel circo Flaminio
mediante giochi pubblici.
OPICONSIVIA: festa del
25 in onore di Ops, dea dell’abbondanza delle messi, sposa di Saturno. Era associata
a Conso, dio della terra.
VERTUMNALIA: festa del
27 in onore di Vortumnus (o Vertumnus),
dio della mutazione delle stagioni e della maturazione dei frutti. Sua sposa
era Pomona.
FESTUM
VICTORIAE: il giorno 28, festa in onore della dea Vittoria (Nice).
SETTEMBRE (September) settimo mese.
NATALIS
TELLURIS: alle Calende si festeggiava la nascita della dea Tellus (Gea,
Madre Terra), protettrice dai terremoti. Fu assimilata a Cerere, madre delle
messi
LUDI ROMANI: si
svolgevano dal 4 al 19 (duravano 15 giorni). Erano sacri a Giove, Giunone,
Minerva. Comprendevano anche ludi scenici (spettacoli teatrali).
EPULUM IOVIS: alle Idi,
festa della triade capitolina: Giove, Giunone, Minerva.
NATALIS
ROMULI: il giorno 20 si festeggiava la nascita di Romolo.
NATALIS
AUGUSTI: il giorno 23 si festeggiava la nascita di Augusto.
FESTUM
FORTUNAE REDUCIS: il giorno 27, era la festa della dea Fortuna, che assicurava il
ritorno in patria dei reduci.
OTTOBRE (October) ottavo mese.
MUNDUS
CERERIS: era la fossa posta nel santuario di Cerere, consacrata agli dei
Mani. Restava chiusa tutto l’anno ad eccezione di tre giorni (in agosto,
ottobre e novembre, quando si apriva la porta di accesso sotterraneo ai tristi
dei inferi: mundus patet).
AUGUSTALIA: dal 5 al
12, erano festeggiamenti dedicati ad Augusto. Si offrivano sacrifici alla
Fortuna Reduce, eretta dal Senato per il ritorno vittorioso di Ottaviano
Augusto dalle campagne militari d’Oriente.
MEDITRINALIA: il giorno
11, festa rituale dedicata alla lavorazione del vino nuovo
FONTINALIA: il giorno
13, festa in onore delle divinità delle fonti
LUDI
CAPITOLINI: si svolgevano il giorno 15 e consistevano in spettacoli ginnici
e musicali.
EQUUS
OCTOBER: il giorno 15 era la festa in onore di Marte. Si organizzavano
corse di cavalli e si compiva un sacrificio espiatorio per il sangue versato
nelle campagne militari dell’estate.
ARMILUSTRIUM: il 19
ottobre si celebrava una festa militare sull’Aventino (rassegna e purificazione
delle armi) al termine delle campagne militari dell’estate. Si facevano
sacrifici solenni a Marte e una processione con gli scudi ancili.
FESTUM
LIBERI PATRIS ET LIBERAE: giorno 23, festa in onore di
Libero e Libera (culto bacchico).
NOVEMBRE (november) nono mese.
EPULUM JOVIS: il primo o
il 13 del mese si festeggiava un convito rituale offerto a Giove, in cui
s’invitavano simbolicamente gli dei a partecipare.
HILARIA: il giorno
3, festa in onore di Cibele, la Grande Madre, dea della natura.
LUDI PLEBEI: dal giorno
4 al 17, si celebravano nel circo Flaminio.
LECTISTERNIA
CYBELES: il giorno 19, sontuoso banchetto rituale offerto a Cibele.
FESTUM
PLUTONIS ET PROSERPINAE, il giorno 22, festa in onore di Plutone, dio
degli inferi (il triste regno delle ombre) e di Proserpina, da lui rapita a
Cerere, la Madre terra.
DICEMBRE (december) decimo mese. Alle Calende,
festa della dea Pietas, personificazione del dovere religioso verso gli dei.
FESTUM BONA
DEA: il giorno 3, si festeggiava un’antica divinità romana, associata
al dio Fauno.
FAUNALIA: il giorno
5 (alle None), festa campagnola in onore di Fauno, protettore delle campagne e
della prolificità degli animali.
FESTUM
JUNONIS IUGALIS: il giorno 9, festa in onore di Giunone sposa.
SEPTIMONIUM
AGONALIA: festa dei colli romani.
AGONALIA: il giorno
11 era festeggiato il dio Giano.
CONSUALIA: il giorno
15 si festeggiava il dio Conso, associato alla fine dei lavori agricoli, e si
svolgevano giochi solenni.
SATURNALIA
ET OPALIA: feste celebrate dal 17 al 23, in onore di Saturno (Crono) e
della dea dell’abbondanza dei frutti della terra, Ops, sua sposa. Secondo il
mito, Saturno fu da Giove cacciato dal cielo e accolto da Giano in Italia, che
prese il nome di Saturnia, dove regnò durante l’età dell’oro, insegnando agli
uomini la coltivazione della terra e stabilendo le prime leggi. In suo onore
per sette giorni si commemoravano i giorni aurei del suo regno con
divertimenti, scambio di doni e banchetti, cui si convitavano gli schiavi per
significare che non c’era differenza di condizioni sotto la signoria del dio
durante l’età aurea.
ANGERONALIA (DIVALIA):
il giorno 21 si festeggiava la dea tutelare di Roma, Angerona (personificazione
della sofferenza), cui i pontefici offrivano un sacrificio nel sacello della
dea Volupia (personificazione della voluttà), divinità a lei opposta.
LARENTINALIA: il giorno
23 il flamine di Quirino celebrava il sacrificio funebre per Acca Larenzia,
madre dei Lari, nutrice di Romolo e Remo, moglie di Faustolo (cioè di
Fano-Luperco). Acca Larenzia era quindi una Luperca, cioè una Lupa.
DIES NATALIS
SOLIS INVICTI: il giorno 25 si celebrava la festa del natale del Sole
Invincibile.
COMPITALIA: festa
dedicata ai Lares Compitales,
divinità venerate nei sacrari posti nei crocicchi (compita) delle principali
strade. Era una festa mobile, indetta dal pretore tra la fine di dicembre e
l’inizio di gennaio per festeggiare la fine dell’anno agricolo. Durante la
festa religiosa si offrivano sacrifici ai Lari, in onore dei quali si
celebravano anche giochi pubblici (Ludi
Compitales), organizzati dagli abitanti del luogo, rappresentati nei collegia compitalia, che costituirono
nel tempo una massa di manovra politica. L’usanza sopravvisse con l’avvento del
cristianesimo, che sostituì i Lari con immagini di Santi o Madonne nelle
edicole poste nei crocicchi.
Lucio Apulo Daunio
Per approfondimenti:
FONTI
ANTICHE
Varrone, “De lingua latina”; Macrobio, “Saturnalia”; Dionigi di Alicarnasso, “Antichità
romane”; Plinio il Vecchio, “Storia
naturale”; Aulo Gellio, “Notti
attiche”; Ovidio, “Fasti”; Festo, “De verborum significatu”; Tibullo, “Elegie”; Censorino, “De die natali”; Ausonio,
“Ecloga n. 23”
BIBLIOGRAFIA
DUMEZIL G., La religione arcaica di Roma; FERGUSON J., Le religioni dell’impero
romano; FILORAMO G., Storia delle
religioni; LUBKER F., Il lessico
classico
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